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editoriali

Al diavolo i pregiudizi! Raspadori è un giocatore di qualità… se messo nelle giuste condizioni

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Un'opinione impopolare con oggetto del discorso un individuo spesso (troppo) bersagliato
Alex Iozzi

Il cielo si tinge d'azzurro, almeno per la notte tra lunedì 14 e martedì 15 ottobre 2024, sopra Udine: la Nazionale tricolore, guidata in panchina da Luciano da Certaldo, disegna calcio lungo il manto verde del Bluenergy Stadium e costringe alla resa (mediante un ponderoso, quanto meritato, risultato pari ad un 4-1) il meno quotato Israele. Alla festa partecipano Mateo Retegui prima e Davide Frattesi poi, ma i (due) protagonisti massimi giungono da Napoli: codesti sono conosciuti all'anagrafe (rispettivamente) con i nomi di Giovanni Di Lorenzo e di Giacomo Raspadori. Il primo, per l'occasione con la fascia di capitano al braccio (vista l'assenza di Gianluigi Donnarumma), si rende autore di una doppietta che annulla qualsivoglia speranza di rimonta per la selezione biancoblù; il secondo, invece, serve (al 9' della ripresa) un assist delizioso per la prima delle due marcature messe a referto dal compagno di club. La palma di "MVP", probabilmente, spetta al capitano partenopeo; tuttavia, è corretto (almeno per stavolta)porre l'attenzione e dare risalto al talento del nativo di Bentivoglio.

Giacomo Raspadori e la piazza napoletana: un rapporto troppo "Odi" e poco "Amo"

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Inauguriamo il discorso facendo una dovuta premessa: no, Giacomo Raspadori non è un fenomeno; e sì, con alta probabilità, il proprio valore di mercato è ben lontano dai 35 milioni di euro sborsati (e depositati nelle casse dei compatrioti del Sassuolo) dalla dirigenza campana durante la sessione di calciomercato estiva datata "2022", specialmente se si tiene conto del rendimento offerto dal classe '00 nell'arco dei ventiquattro mesi(e qualcosa in più) di permanenza alle pendici del Vesuvio. Ciononostante, risulta fondamentale(ai fini del compimento di un'analisi tutt'altro che faziosa) sottolineare un dettaglio nemmeno cotanto insignificante e di cui, costantemente, la tifoseria dell'estremo Meridione ha memoria ridotta: l'esser schierato, ogni singola partita, in un ruolo che non gli compete. Perché, al netto di ciò che senta oppure, ancor meglio, di ciò che avverta il proprio subconscio, egli non ha le caratteristiche adatte per svolgere le mansioni tipiche del centravanti, né tanto meno quelle dell'ala d'attacco(sinistra o destra essa sia). Giacomo Raspadori possiede una dote naturale, senza dubbio, ma per il ruolo del trequartista, di quelli che (a detta degli appassionati) stanno andando pian piano estinguendosi.


La prova tangibile della tesi esposta dal sottoscritto poc'anzi non ci giunge esclusivamente dalla partita passata agli archivi meno di un giorno fa, in cui, ad onor di cronaca (seppur macchiata da un'azione ben costruita, ma sprecata in maniera piuttosto grottesca), ancor prima del passaggio chiave servito (da calcio piazzato) a Di Lorenzo, inalmeno tre casi, si è dilettato abilmente nell'arte del "creare potenziali occasioni da gol" per i colleghi di reparto, ma anche dalla prestazione offerta il 6 settembre scorso, in quel di Saint-Denis, contro la Franciavicecampione del mondo in carica, condita (nell'ipotesi in cui il suddetto dato fosse necessario) dalla rete numero 7 siglata in veste di rappresentante del Belpaese (quella del definitivo 1-3 in favore dell'armata Spalletti). Inoltre, basterebbe attingere dalle statistiche fatte registrare dal ventiquattrenne di origini emiliane nel corso della stagione antecedente all'approdo alla corte del presidente De Laurentiis: 10 gol e 6 assist in 38 gare disputate (nel 90% dei casi, da seconda punta) tra Serie A e Coppa Italia. Numeri che nulla hanno da invidiare al rendimento biennale proposto da un certo Khvicha Kvaratskhelia all'ombra dello Stadio Diego Armando Maradona. Inscenato il monologo che avete appena letto, tentiamo di concludere con una punta di razionalità: Giacomo Raspadori ha chance quanto più limitate di mutare da "panchinaro di lusso" a "titolare fisso" nel nuovo Napoli targato "Antonio Conte", per via della presenza in rosa di interpreti qualitativamente(vedi il 77 di Tbilisi oppure David Neres) o tatticamente(vedi Matteo Politano)superiori; eppure meriterebbe una possibilità, quantomeno non impiegato nell'applicazione di compiti richiesti ad "omoni" che rappresentano la sua perfetta antitesi calcistica.

A cura di Alex Iozzi

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