calcionapoli1926 editoriali Non c’è tempo per il disfattismo! Oggi bisogna restare uniti e non chiedere la testa di Conte

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Non c’è tempo per il disfattismo! Oggi bisogna restare uniti e non chiedere la testa di Conte

Alex Iozzi
Il KO tennistico di Eindhoven ha fatto uscire fuori la parte più recondita dell'animo del tifoso partenopeo: quella provinciale

"Napoli in crisi come 6 anni fa!"; "Conte, meriti l'esonero!"; "Se perdiamo contro l'Inter, la nostra stagione può dirsi conclusa". Queste alcune delle affermazioni più gettonate e riportate in via scritta attraverso la tastiera dei propri telefoni dalla tifoseria "081" nelle ore successive alla disfatta europea con il PSV Eindhoven. Dichiarazioni che ci aiutano a ricordare che tipo di piazza fosse la Partenope calcistica prima della venuta del tecnico salentino: dalla forte mentalità chiusa e provinciale. Un modo di pensare che va alla svelta rigettato e richiuso a chiave all'interno dello sgabuzzino nascosto nell'angolino più buio del cervello.

Meno lamentele da provinciali e più sostegno: così Partenope fa il bene del Napoli dopo il 6-2 di Eindhoven (e a pochi giorni dallo scontro al vertice con l'Inter)

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Premesse doverose: sì, subire 6 reti da una squadra olandese (con tutto il rispetto, non una super potenza di questa Champions League) è un'umiliazione difficile da digerire e per cui è giusto criticare la squadra; sì, le parole pronunciate da mister Contenel post-partita a Sky Sport, per usare un eufemismo, non sono degne dell'abile comunicatore quale il pugliese ha sempre dimostrato di essere e, in generale, sembra starci capendo poco (tenendo a mente anche l'inaccettabile contrasto con l'intervista rilasciata da capitanDi Lorenzo ai vari organi di stampa); sì, l'esperimento "Fab Four" è fallito ancor prima di nascere. Tutte verità inconfutabili, ma la domanda (più di una) sorge spontanea: perché è così complicato per il tifoso limitarsi a giudicare il presentesenza dover per forza cadere nel disfattismo? Perché sorpassare il limite con la bocca alla vigilia di un "big match" contro un'Inter in ritrovata forma? Perché dover per forza minimizzare gli 82 punti totalizzati a maggio scorso con un organico tutt'altro che obbligato a sollevare lo Scudetto, a differenza di quanto la stampa nazionale volesse raccontare?

Una serie di quesiti che trovano risposta in un vecchio stereotipo: al tifoso azzurro (o al cittadino napoletano in generale) piace sempre esagerare. Difficilmente è capace di centrare la via di mezzo, motivo per cui, in data 23 ottobre(non febbraio o marzo, ma ottobre) finisce per formulare frasi di pancia del tipo: "Il tricolore lo difendiamo col binocolo!"; oppure: "Se Conte perde domenica contro quelli là, va cacciato!"; come se un Thiago Motta o un Ange Postecoglou attualmente senza contratto valessero più di chi al timone della panchina piantata sul manto verde dello Stadio Maradona ci ha scritto la storia.

In sintesi, privare di fiducia un allenatore con il curriculumdi Antonio Conte, in grado già in un passato nemmeno troppo lontano (vedi l'Inter campioni d'Italia della stagione 2020/21) di uscire a testa alta da periodi complicati, durante i quali, tra l'altro, suonavano i medesimi campanelli d'allarme per quanto concerne la mancata solidità difensiva, è un errore che una realtà vogliosa di affermarsi come "grande" come Napoli non può permettersi di commettere (specialmente in una settimana cotanto delicata). Unico motto contemplato: restare uniti!


A cura di Alex Iozzi

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