Fuori dalla Champions, dalla Coppa Italia, dal Mondiale per Club e dalla corsa per i primi quattro posti, il Napoli, nelle mani di Calzona, ora ha due soli obiettivi. Il primo è andare in Europa, qualsiasi Europa; che sia anche la Conference. Se il vil denaro sta nella coppa dalle grandi orecchie, la dimensione di una squadra che vuole restare in una dimensione europea passa dal disputare una competizione europea; dall’attrezzarsi con una rosa per più fronti. E passa dall’accumulare punti ranking che, allo speriamo prossimo accesso in Champions, non la facciano retrocedere di fascia.
Il secondo obiettivo è ragionare per il domani: avere una visione prospettica del futuro Napoli. Di chi dovrà restare e chi dovrà partire. Della scelta ragionata di chi prenderà le chiavi in mano della squadra azzurra, con quali mezzi, quale staff e quale politica. Che dovrà essere una politica nuova, una “new era” davvero, puntando a costruzioni solide e reali nel breve e medio termine. Il mercato di gennaio, che prometteva rimedi rapidi, si è rivelato, tra entrate e uscite, peggio di quello di giugno scorso, seppur con qualche prospetto interessante per il futuro.
Venendo alla partita, però, il Napoli non si è consegnato ai nerazzurri e ha interrotto la loro striscia di vittorie consecutive, ferma ora a 10. Si è fisicamente ritrovato, ed anche l’orgoglio di ciò che è stato sembra non essersi perso. Ma i segnali positivi si fermano qui. Nessuna traccia né del vecchio Napoli né del nuovo. Qualche acciacco in meno, che potrebbe bastare per un posto in Europa; le occasioni non mancheranno considerando anche gli scontri diretti che ci aspettano.
Una nota a margine va però fatta: gli arbitraggi hanno superato la soglia dell’imbarazzante. La gestione dei cartellini è chirurgicamente iniqua, e condizionante. Al Napoli di Spalletti forse avrebbe procurato giusto qualche inciampo, per un Napoli che invece cammina sulla soglia del burrone, può rappresentare la spinta finale. Ora però è tempo di guardare avanti, ai prossimi match e non solo. Il problema è che serve un’idea chiara; una “direzione”. Diceva Seneca, “non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”. Ecco, che il Napoli ritrovi il senso dell’orientamento. Però quella del mare è solo una metafora, perché se la progettualità sono gli sbarchi dal mare per il nuovo stadio, la strada non è quella giusta.
A cura di Maurizio Zaccone
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