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editoriali

La rivalsa della bellezza

Mattia Fele

41 punti in 15 partite. 21 gare ufficiali di cui 1 sconfitta, 18 vittorie e 2 pareggi. Il Napoli sta restituendo all'Italia i valori di lavoro, merito e soprattutto competenza. Trascurata in tutti i campi nel nostro Paese

Il Napoli di Spalletti è devastante e semplicemente superiore a tutte le altre in Serie A. Non lo si può paragonare a nessuno per qualità del gioco, costanza, convinzione. Forza del gruppo. La Juventus di Allegri propone un calcio arrugginito e dà solo l'illusione di recuperare senza un miglioramento vero. Il Milan vive un po' di appagamenti, la Roma semplicemente non è mai stata in gioco (non ce l'ha, un gioco ndr). L'Inter ha alti picchi ma sta deludendo perché ha falle palesi in difesa e il suo allenatore non ha mai letto un manuale su come uscire dal pantano. La Lazio è ben rodata ma è lontana per individualità e status dal Napoli, primo in classifica con almeno 8 punti di vantaggio sulla seconda al 12 novembre. Con ancora 69 punti in palio.

Qui ed ora

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È già finito il primo quarto di campionato. Il Napoli è sceso in campo 21 volte e ha perso solo una partita indolore, a Liverpool all'85'. Ha imposto il proprio gioco un po' ovunque con accenti pazzeschi di spettacolo e di modernità. Ha impostato con i terzini, ha attaccato con i centrocampisti e difeso (pressando) con gli attaccanti. Calcio totale che Spalletti ha innovato costantemente studiando da uomo colto e al passo col mondo qual è. Napoli e il toscano si sono trovati al momento giusto e nel modo giusto: Luciano è stato perfetto nella transizione da una squadra all'altra, da un gruppo totalmente scoppiato ad un altro carico di meraviglie. Lo avevamo scritto qui in tempi non sospetti, a questo club serviva una rinfrescata in fatto di uomini. Servivano gli affamati, individuati nel momento ascendente della loro carriera calcistica. Eccetto Mertens (che sta iniziando a segnare anche in Turchia perché è forte, ndr), l'impressione è che tutti gli altri stessero sopportando Napoli, non supportando Napoli. Poi conta poco il motivo, che si sentissero arrivati o che non riuscissero più a trasmettere perché troppo appesantiti. Che lo volessero o meno.

Di più, i giocatori clamorosamente sgraffignati al mercato che conta da Giuntoli sono probabilmente più moderni, hanno più gamba. Sono più giovani e quindi hanno più futuro e - si sa - i giovani d'oggi in tutti i campi hanno più strumenti. Così Raspadori pensa come Mertens ma ha solo 22 anni, Kvaratskhelia non sfigurerebbe sulla fascia sinistra del Bayern Monaco e Kim vedremo anche ai Mondiali come saprà adattarsi ai campioni da cui dovrà difendersi. E non citiamo chi invece finalmente ha avuto lo spazio di prendersi le responsabilità che ha sempre declinato agli altri come Zielinski, come Politano.

Napoli-Udinese è stata un'ennesima dimostrazione sul piano tecnico di una superiorità sempre più convincente perché basata sul merito. Sul lavoro. Il Napoli non ha speso 100 milioni per un giocatore ma ha capito cosa potesse essere funzionale per competere e lo ha fatto al 100%, senza sprecare un centesimo. È servita anche fortuna, ma va detto che tutti hanno saputo cavalcare l'onda, persino i tifosi. È vero quanto ha detto giorni fa Daniele Adani: nella sua unicità sudamericana, il tifo di Napoli - se le cose van bene - accende qualche miccia in più. Non è caldo, è emotivo. In generale, il Napoli è una squadra che sta facendo riscoprire all'Italia il valore del lavoro e delle competenze. Altro che Ministero dell'Istruzione e del Merito, giusto per fare una citazione.

Il gol di Elmas è commovente perché dà l'idea della tempesta perfetta che in questo momento si è venuta a creare. Il macedone non è Kvaratskhelia ma ha fatto due gol e un assist nelle due partite in cui l'ha sostituito da titolare. Ha corso avanti e indietro come un ossesso. Spalletti ancora ha avuto ragione nei cambi e accanto a lui pareva che ci fossero 10 invasati pronti a battagliare su chiamata. Lo ha detto l'allenatore stesso: per noi conta il qui ed ora. Si gioca oggi? Conta questo. Al punto che il Napoli è sembrato famelico, cinico e iper qualitativo per 80 minuti pieni pure contro un'Udinese molto sul pezzo e per niente arrendevole (così si gioca a calcio, comunque ndr). Gli ultimi dieci minuti un po' da thriller possono persino essere d'aiuto, per far capire che non si scherza. Che non c'è mai da comportarsi come quelli dell'anno scorso, vanno sudati tutti i minuti. Non c'è possibilità di calo. Non ci si può spegnere o rilassare. Il fatto che il Napoli abbia vinto pure dopo aver subìto il 3-2 - e con una paura nelle gambe tremenda - la dice forse ancora più lunga sull'annata a cui stiamo assistendo.

Ora ci saranno i Mondiali a cui parteciperanno Zielinski, Lozano, Anguissa, Kim e Mathias Olivera. Tutti calciatori importanti perché nel Napoli sono tutti tali e quali in questo senso. Osimhen e Kvaratskhelia, Lobotka e Kim sembrano le star ma è l'amalgama che sta riuscendo nel miracolo. Nel brivido che percorre la schiena di un popolo. Difficile dire cosa succederà a gennaio, se i ritiri serviranno, se ci saranno infortuni, se chi avrà giocato più gare tra novembre e dicembre tornerà più in forma o meno in forma, se queste 13 vittorie saranno salvifiche perché permetteranno di gestire i punti di vantaggio o se nel 2023 vedremo tutt'altro campionato. Quel che è certo è che per ora a Napoli sta vincendo un'idea. Un pensiero. Si sta dominando con la programmazione ma soprattutto con lo spettacolo, come si attendeva da quella stagione dei 91 punti. La rivalsa della bellezza.

A cura di Mattia Fele  ©RIPRODUZIONE RISERVATA