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Come giocherebbe il Napoli con Luis Enrique? Ecco perché è l’erede perfetto di Spalletti

Come giocherebbe il Napoli con Luis Enrique? Ecco perché è l’erede perfetto di Spalletti - immagine 1
Il tecnico spagnolo si sposerebbe benissimo con la rosa e con il progetto del club: i motivi sono molteplici, sia in campo che fuori
Giovanni Frezzetti
Giovanni Frezzetti Caporedattore 

Il futuro di Luciano Spalletti è ormai segnato: tra i tanti nomi in lizza per succedergli sembra essere balzato in testa quello di Luis Enrique. Dopo la sua esperienza con la Spagna è libero ed in cerca di una nuova e stimolante avventura. Napoli potrebbe essere la piazza giusta per il suo ambiente ed il suo calore, così come i calciatori potrebbero essere degli elementi aderenti al suo gioco: ecco perché lo spagnolo è l'erede perfetto di Spalletti.

Napoli, Luis Enrique è l'erede perfetto di Spalletti

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Partendo dalla piazza, Luis Enrique ha già allenato in un ambiente caldo in Italia: a Roma ha passato un anno pieno di insidie ed ha tenuto botta alla pressione in ogni circostanza. Ad oggi il tecnico ha maturato anche una maggiore esperienza, e sarebbe certamente capace di reggere alla travolgente passione della città di Napoli. Poi, dettagli non certamente banale, è la mentalità del tecnico spagnolo. Da sempre Luis Enrique punta sui giovani, filosofia che si sposerebbe benissimo col progetto di De Laurentiis. Nella rosa del Napoli ci sono tanti calciatori da valorizzare e migliorare: l'ex ct della Spagna è sicuramente l'uomo giusto per proseguire nel lavoro di Spalletti. Ma passando a temi strettamente legati al campo, quelli più importanti, Luis Enrique darebbe continuità alla filosofia di gioco di Spalletti oltre che al modulo: il 4-3-3.


Luis Enrique da sempre segue i dettami di gioco che hanno reso la Spagna bella e vincente per più di un decennio. Insomma, quello che banalmente viene definito Tiki Taka. Un possesso palla che è stata l'arma vincente del Napoli dello scudetto costruito da Spalletti. Insomma, il pallone deve essere un amico fedele che va tenuto vicino a sé il più a lungo possibile. Partendo dal portiere la manovra va costruita dal basso: un fondamentale su cui Meret, primo ad impostare l'azione, ha lavorato negli ultimi due anni ed è migliorato tantissimo. I difensori in questo sono fondamentali: va considerato che durante la sua avventura da Ct alla Spagna Luis Enrique ha utilizzato Rodri, centrocampista di ruolo, come difensore. Il tutto per garantire affidabilità nella gestione del pallone. I terzini, invece, devono essere sempre pronti a partecipare alla fase offensiva: fondamentale su cui gli attuali esterni titolari del Napoli, Mario Rui e Di Lorenzo, sono assolutamente abituati. Dunque, non solo cross: ma anche scambi rapidi con partecipazione attiva alla manovra di gioco.

Passando al centrocampo Luis Enrique ha le idee chiare: è solito affidarsi allo stesso terzetto al fine di creare degli automatismi. Insomma, poco turnover e tanto sacrificio fisico. Un mix di giocatori di qualità e quantità: con Anguissa e Lobotka tutto ciò si sposerebbe benissimo. Per quanto riguarda l'attacco ama i calciatori di movimento: Kvara e Raspadori sarebbero perfetti per questa filosofia. Ma anche Osimhen non è da meno: non è la solita punta statica, ma è capace di variare le sue giocate come ha ampiamente dimostrato in questa stagione. Insomma, facendo un'analisi sommaria gli ingredienti per dare continuità al progetto di Spalletti ci sono tutti: Luis Enrique è l'uomo giusto, ora bisogna solo aspettare.

A cura di Giovanni Frezzetti

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