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editoriali

Il Napoli da outsider d’Italia a squadra che non può perdere le amichevoli: breve storia triste

Ndombele
L'impressione (anche parecchio brutta) è che tutti aspettino al varco questa squadra. Che è anche normale, dato che sovvertirebbe un dominio di ogni genere, su ogni àmbito. Ma perché l'esaltazione preventiva? Così c'è chi si sfrega le mani

Mattia Fele

Il Napoli 2022/23 è passato improvvisamente - come cambia il mondo - da brutto anatroccolo del campionato a squadra che non può neanche più permettersi di perdere in amichevole (in malo modo, indubbiamente e facendo una brutta figura ndr). I media nazionali, con la loro politica dell'esagerazione sempre e comunque e l'iper comunicazione drammatica che neanche Amleto di Shakespeare, hanno scelto la via del panegirico (in parte anche giusto) di una squadra per poi forse attaccarla ai primi scivoloni. Così è facile. Non si entra mai in campo, mai nel gioco, mai nelle motivazioni vere. Si analizzano i perché e i per come? No, si vanno a prendere le statistiche delle annate di Spalletti quando allenava l'Udinese e si scrive "si conferma che dicembre non è un buon mese per l'allenatore". È probabile che un totale analfabeta di calcio visto e giocato farebbe un'analisi molto migliore.

Cecità

napoli lille
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Lungi da chi scrive voler giustificare una prestazione orrida della banda Spalletti, che ieri sera si è presentata in campo forse senza le qualità o le caratteristiche (in termini di atletismo, idea di gioco nell'arginare l'avversario, uomini stessi schierati) per poter battere il Lille. Da non poter vincere a perdere 1-4 però passa un mondo: e pure è vero, come dice Spalletti, che essendo un amichevole non ci si poteva barricare dietro la linea del pallone per evitare imbarcate e in nome della "bella figura al Maradona". Ha tutto senso, ma in che modo perdere 4-1 è stato invece allenante? Forse per le gambe, ma per la mente? L'impressione - un'altra - è che gli azzurri siano scesi in campo con un peso indicibile dato dagli allenamenti quotidiani, dalla pressione, dal periodo che si sta tutti vivendo che è calcisticamente molto anomalo. Bene sicuramente Ndombele, in parte Politano. Male Meret e Ostigard, malino Kvaratskhelia.

Il passo da questa analisi all'idea dello sfascio totale e allo sfregarsi le mani in attesa di un capitombolo a inizio 2023 del Napoli però appare ben più azzardato. È vero che Kvaratskhelia non fa più tre tunnel a partita (dato di fatto), che la difesa sembra reggere poco (dato di fatto), che Lobotka sbagli più del solito (dato di fatto): ma sono uomini, non robot. Hanno bisogno di benzina nelle gambe, di sentire forse l'importanza della partita, di svolgere tutti gli allenamenti che possono. Poi anche di scaricare, restare mentalmente a riposo. Che senso ha ora iniziare a parlare di un Napoli sottotono o irriconoscibile (opinione, non dato di fatto), o di uno Spalletti che non riesce a trovare la quadra (ma l'ha già trovata! Non è cambiato niente), o ancora di Kvaratskhelia stesso che se restasse così toglierebbe al Napoli le chance di Scudetto (opinione, non dato di fatto)? Nessuno ha parlato in questi termini quando il Milan, pure avversaria del Napoli di pari livello quanto al campionato, ha perso 4-1 con il Liverpool in amichevole qualche settimana fa. Forse perché non era a San Siro, in casa davanti ai suoi tifosi - interessante potrebbe essere anche il discorso di disputare queste amichevoli in un "luogo altrettanto amichevole", non allo Stadio di casa - o forse perché i rossoneri non hanno la bolla sul petto da parte dei giornali di "squadra invincibile". Una notizia: neanche il Napoli lo è. Il Napoli non farà 120 punti in questa Serie A. Perderà partite giocando male, vincerà giocando bene e giocando male, perderà per episodi arbitrali, perderà per un palo o per un rigore sbagliato. Così vanno le stagioni statisticamente. Da sempre. Se giochi 50 partite o 60 all'anno, è impensabile - non lo fa neanche il City - giocarle tutte facendo rovesciate, tacchi al volo e segnando 8 gol a partita. Quello non succede neanche in Inazuma Eleven. È bene che anche il tifo lo capisca, che regni l'equilibrio anche dopo uno di questi eventi.

Ora ci sarà Inter-Napoli, certo importante crocevia per una stagione che si prospetta storica, ma non è decisiva. Non è fondamentale. È una pressione ingiusta, quella messa al Napoli: Spalletti non è costretto a battere Inter, Juve e Roma nelle prime 5 partite del girone di ritorno. Semmai, è costretto a fare almeno 40 punti nel girone di ritorno e poi giocarsela nelle ultime 5-6 gare punto a punto, o con qualche punto di vantaggio. Non si può pensare che il Napoli possa vincere lo Scudetto a metà febbraio. Ci vuole pazienza e bisogna rigettare l'idea - che i media vogliono inculcare per attendere la caduta con gioia - che a Castel Volturno si allenino i Power Rangers o gli Avengers. Sono 25 uomini (forti). Allo stesso tempo Inter-Napoli non sarà nemmeno la gara degli atleti contro gli sfiancati. Bisogna capire col tempo quali saranno le forze reali di questa squadra. Senza tranciare. Senza. Tranciare!

A cura di Mattia Fele