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Si decida che Napoli si vuole costruire e poi si agisca, rapidi ed efficaci!

editoriale di maurizio zaccone napoli
"Il Napoli ora può e deve guardarsi in faccia; senza filtri. Da questo fallimento deve apprendere quanto più possibile, deve capire tutti gli errori per non ripeterli": ecco un estratto dell'editoriale di Zaccone dopo la fine del campionato
Redazione

Finisce, diciamo finalmente, un campionato straziante. 9 mesi, una gravidanza, per partorire un decimo posto che più insipido non si può. 11 sconfitte e 14 pareggi, con sole 13 vittorie (l’anno scorso ne furono 28). Differenza reti di +7 (l’anno scorso +49). Ancora più impietoso lo score tra le mura amiche. In casa il Napoli ha subito più reti (27) di quante ne ha fatte (24). Ne ha vinte (6) quante ne ha perse (6) più sette pareggi, facendo gli stessi punti di Cagliari e Frosinone e uno solo in più di Verona, Monza e Lecce. Tutto questo con un valore della rosa al terzo posto in classifica, sopra la Juve e dietro solo alle milanesi, e con un tricolore stampato fino a ieri sulle maglie.

Durante questa gestazione abbiamo visto pian pano sfumare tutti gli obiettivi e perdere tutte le occasioni. Fuori dalla Coppa Italia con il Frosinone (sconfitta per 4 a 0), fuori dalla Champions agli ottavi con il Barcellona, sconfitta in finale con l’Inter nella Supercoppa italiana, e una lenta discesa in classifica che ha visto, dopo 14 anni, il mancato accesso a una qualsiasi competizione europea. Pensare di riuscire a far peggio era difficile. Evitare l’accesso alle coppe, che quest'anno potrebbe vederne addirittura nove di squadre in Europa, un’impresa (negativa) titanica che gli azzurri hanno centrato. Se la Fiorentina vincerà la Conference andrà il Torino a disputare la terza competizione europea. Bologna e Atalanta in Champions. Noi a guardare.


La “New era” non sia solo uno slogan su una maglia: da oggi si guarda avanti

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Eppure di treni da prendere per un premio di consolazione ne sono passati; ma noi il treno l’abbiamo preso in faccia, distendendoci sui binari e suicidandoci. Una squadra indolente, senza guida, senza riferimenti, senza alcuna voglia.

Tre allenatori che, non me ne vogliano, insieme non ne facevano uno. Un mercato a giugno presuntuoso ed uno a gennaio offensivo. Annunci di centri sportivi modello “City” e stadi da raggiungere con sbarchi dal mare, rivelatisi fino ad ora fuffa, come prevedibile a tutti (escluso ai “devoti”). Il Napoli ora può e deve guardarsi in faccia; senza filtri, senza equivoci.

Da questo fallimento deve apprendere quanto più possibile, deve capire tutti gli errori per non ripeterli. Lo scudetto ha procurato una sbornia e un appannamento.

E’ difficile sempre vincere, ma a volte è più difficile capire bene perché si è vinto; distribuire equamente i meriti e saper lavorare per mantenere un equilibrio di continuità nient’affatto garantito dai precedenti risultati. La “New era” non è e non può essere uno slogan su una maglia; ma un progetto anche silenzioso però fatto di azioni concrete. Si parte dai dirigenti, e poi a ruota da un allenatore importante. Poi un mercato ambizioso sia nell’immediato che in chiave prospettica. Qualche pietra posata a terra nemmeno sarebbe male e la determinazione nell’andarsi a prendere ciò che si ritiene funzionale senza “cincischiare” più. Queste trattative che finiscono sui giornali puntuali per poi sfumare per 100 lire non vanno bene. Chi se mette appaura nun se cocca cu 'e femmene belle. Si decida che Napoli si vuole costruire e poi si agisca, rapidi ed efficaci.

Sarà il campo poi a decretare la bontà delle scelte, è ovvio, e il calcio non è una scienza esatta. Ma le intenzioni sì, sono una scienza esatta. Lo si capisce subito se si vuole tornare grandi. Il Napoli scelga di voler tornare grande subito, e poi ce la andremo a giocare insieme. Insieme. I tifosi non “pretendono” i risultati, se li vogliono conquistare insieme alla squadra. 9 mesi, un parto. E la montagna ha partorito un topolino. Ma questo è già il passato. Da oggi si guarda avanti. Non è tempo né di polemiche né di contestazioni.
Oggi deve cominciare la rifondazione; e bisogna farla insieme. Noi ci siamo.

A cura di Maurizio Zaccone

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