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Non partiamo favoriti con la Juve, ma la speranza di ricominciare a vincere c’è sempre

editoriale di maurizio zaccone napoli
Aspettando Napoli-Juve, l'editoriale di Maurizio Zaccone
Redazione

È già tempo di Napoli-Juventus. Lo diciamo sempre che è una sfida speciale. Lo era già negli anni dove il Napoli arrancava e cercava di salvare la stagione battendo la più forte. I simpatici amici tifosi bianconeri in genere ti guardano con un sorrisetto appena accennato ed esclamano: "Ma questa sfida è importante per voi non per noi", e il sorrisetto si apre lasciando il posto ad uno sguardo compiaciuto, pieno di ego. Per "loro" sono match ordinari. Anche se nelle ultime 11 sfide in serie A il bilancio è molto equilibrato: 5 vittorie a testa e un pareggio. Al Maradona invece abbiamo vinto le ultime 4 di fila. L'eventuale quinta vittoria sarebbe un record. E in queste vittorie c'è anche quel 5-1 dello scorso campionato. Arrivò prima della penalizzazione inflitta ai bianconeri, a suggellare un distacco in classifica che non avrebbe potuto concedere alibi. Arrivarono cinque palloni come non succedeva da trent'anni. Ma la Gazzetta titolò subito dopo che la striscia di partite senza subire gol era comunque da record. E quell'anno quanti record ci furono. La Juve dominò tutte le classifiche, da quella dei secondi tempi a quella dei followers su TikTok, passando da quella delle password più usate.

Era lo stesso anno dove il monte ingaggi per i giocatori era inferiore a quello degli avvocati, tanti erano i processi nei quali restò coinvolta. L'inchiesta Prisma svelò nei dettagli gli illeciti che falsarono i campionati; per questo si beccarono una prima penalizzazione (poi ridotta) che riuscì a fare gridare allo scandalo il popolo bianconero. "Campionato falsato". Sì, ma da loro. Ma era come parlare con un comodino, non accettavano ragioni. Un secolo a spiegarci che eravamo troppo piagnoni e lamentosi e alla prima occasione invasero il web e non solo con una crisi isterica globale brandendo disdette come accette. Come dimenticare quei giorni. Dalla Calabria a salire il popolo juventino si unì a disdettare qualsiasi cosa gli capitasse a tiro. Gli regalavi un finto screen che li illudeva di essere a buon punto e tutti a repostarlo, tra pacche sulle spalle e occhiolini; guai a dirgli che Dazn non comunicava il numero delle disdette. E che il numero degli ascolti delle partite era invariato. Mesi fantastici: in milioni a ripetere a loop "aspettiamo le sentenze" per poi rigettarle appena emesse senza, ovviamente, saperle confutare nel merito. "E allora Osimhen? E allora il PD?" si sentiva ad ogni angolo di strada, da Napoli a Reggio Calabria, passando per Bari e Catania.


Il popolo bianconero era però compatto nel chiedere al club una sola cosa: "Mai patteggiare. Tutto, ma mai patteggiare". La dignità prima di tutto. E poi qualcuno li convinse che il patteggiamento di Calciopoli non li salvò dalla radiazione ma dalla vittoria della Champions League ad honorem. Alla fine però la Juve scelse proprio il patteggiamento, con l'onta dell'esclusione dalle Coppe, ma tacitarono tutti. La dignità prima di tutto diventò la dignità solo se avanza. Con un accordo che resterà nella storia come la più grande porcata dell'ultimo secolo calcistico ai bianconeri non restava che fare un anno di transizione e qualificarsi per la Champions. Poi il suicidio Napoli ha fatto il resto, perché l'accesso al Mondiale per Club ci impone di passare il turno e fare un paio di vittorie: per niente facile. Altrimenti ad andare al mondiale nel 2025 sarà proprio la Juventus.

Si vocifera che il Napoli voglia intraprendere qualche azione legale per impedire il conteggio dei punti ranking accumulati dai bianconeri negli anni incriminati dalle diavolerie di bilancio. E il popolo bianconero affila le raccomandate per le disdette. Basta prendersela sempre con loro, basta offendere. La dignità prima di tutto; oddio, almeno dopo il Mondiale per Club. Ma c'è del tempo per quest'altra telenovela. Domenica si affronteranno al Maradona la squadra campione d'Italia, quella scomparsa per sei mesi e riaffiorata a Sassuolo, quella alla ricerca disperata del bel gioco perduto, e la Juventus, quella che il bel gioco non l'ha mai cercato né trovato incidentalmente, e che punta solo ai tre punti. Comunque arrivino. Non partiamo favoriti, per niente. Ma la speranza di rialzare la testa e ricominciare a vincere c'è sempre. Alla fine, sarà il campo ad emettere la sentenza. Senza patteggiamenti a seguire, questa volta.

A cura di Maurizio Zaccone

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