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Quell’ansia di essere il Napoli che fu

napoli inter
Il Napoli in casa si autodistrugge. Passa (sempre) in svantaggio e poi lascia spazi nel tentativo di un dominio che non esiste più. Prima lo si capisce, e meglio sarà: non succedeva dal 1997/98
Mattia Fele
Mattia Fele Editorialista 

Non può essere un caso che a qualche manciata di mesi da uno Scudetto stravinto il Napoli abbia perso 4 delle prime 7 partite in casa in Serie A. Tutte andando in svantaggio, con buoni primi tempi per poi sfaldarsi e allungarsi nel finale. E non citiamo il 2-2 contro il Milan che pure fa parte di questo discorso qui. Il Napoli inizia all'arrembaggio, poi subisce gol perché non difende (più) di squadra e commette tantissimi errori di posizionamento individuale. Si getta alla ricerca del pareggio, cade in una psicosi dell'irriconoscibilità del sé e si autodistrugge allungandosi e sfilacciandosi in lungo e in largo. Tutte le partite al Maradona hanno più o meno lo stesso copione.

Non più

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Il dominio del Napoli in campo si è quasi trasformato in un'arma masochistica. I giocatori - è troppo evidente - cercano in tutti i modi, si dimenano pur di ritrovarsi come l'anno scorso. Di guardarsi in volto tra loro e poter esclamare eccoci, è quel gioco lì. Questa impazienza sta togliendo energie mentali e punti a questa squadra, a prescindere che sia Garcia o Mazzarri ad allenarla. O persino Spalletti. Le annate sono irripetibili e non è detto che con gli stessi addendi, almeno nel calcio, in situazioni diverse la somma sia la stessa. Il risultato sia sempre positivo e non negativo. Va così quando si ha a che fare con uomini e non con macchine, con situazioni casuali che poi si concatenano e diventano cause ed effetti. Così il Napoli visto contro la Lazio è stato sorpreso, però poi ha perso contro la Fiorentina e ha visto - mentre perdeva - i fantasmi della partita precedente. E così con il Milan e con il Real, e con l'Empoli e l'altro ieri sera contro la fortissima Inter. Esperta nel mangiarsi gli spazi e divorare fisicamente gli avversari al primo loro errore. Il Napoli di errore ne ha fatto uno troppo grande: cercare in tutti i modi di essere la versione migliore di un passato già finito.


Lungi da chi scrive voler inneggiare in qualche modo al calcio di Allegri, che anzi con il suo calcio al servizio della squadra più titolata d'Italia allontana sempre di più la crescita del nostro campionato. Nessuno pagherebbe una lira e mezza per Juve-Inter. Forse per Napoli-Inter sì. Detto questo, è chiaro che ai tifosi e ai giocatori frega poco di creare appeal internazionale: conta vincere le partite. Figurare bene per risultare bene. Il Napoli ieri - e non solo ieri - al Maradona è sembrato più interessarsi alla forma che al contenuto. Il Napoli non è una squadra con le distanze giuste per correre all'indietro e lo ha dovuto fare per tutta la partita. Non ha giocatori aggressivi in marcatura in area ma commette degli errori clamorosi per il livello di questi ultimi. Rrahmani - che aveva già sbagliato grandemente contro il Milan - non può lasciare Thuram entrare in porta come se fosse sua. Come se avesse già visto il 3-0. Il Napoli non può più avere solo il pallone: questa è la realtà. Deve concederlo un po' agli altri per imparare a tenersi stretto, a compattarsi. Ahinoi. Il 4-3-3 non deve essere un'ossessione così come non deve esserlo la ricerca delle giocate dell'anno passato. Se non riescono, pazienza. Le orecchie dei calciatori non possono fumare sol perché non si trovano le giuste misure offensive e di possesso della partita.

Così, per la stragrande voglia di vivere le gare sul velluto comodo del dominio, il Napoli ha perso - quasi sempre in contropiede - 4 partite in casa. Contro Empoli, Fiorentina, Lazio, Inter. E sono queste le 4 sconfitte del campionato finora. Sono tante. In trasferta invece il ruolino dice tutt'altro, perché lì il Napoli non sente il bisogno di doversi esibire. Di doversi battere il petto. E non è una questione mentale, attenzione: è puramente tattica. Si ragioni allora sul fatto che questa squadra in qualche modo debba trovare un nuovo funzionamento, senza per forza intestardirsi su quello che fu. Mazzarri lo capisca in fretta, nonostante i dettami di De Laurentiis. Ci si gioca l'ingresso alla Super Champions, ai Mondiali per Club, Coppa Italia e Supercoppa, un buon cammino in questa Champions League dagli Ottavi (proibitivi quasi certamente ma affascinanti ndr). Non si faccia che una così grande bellezza sia direttamente proporzionale a una così grande autodistruzione.

 

 

A cura di Mattia Fele

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