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Non è ancora il momento di tirare i remi… in Barça

editoriale di maurizio zaccone napoli
L'editoriale di Maurizio Zaccone
Redazione

La sensazione non è quella di una ferita sanguinante, di un politrauma contusivo o di una frattura ad un arto. La sensazione è quella di una catalessi. Di uno stato comatoso prolungato. Di una narcosi profonda. Un Napoli addormentato che non dà cenni di ripresa, se non quei sussulti che sono più illusioni che sintomi concreti di un reale risveglio. Chissà se è mai capitato prima che una squadra, protagonista di un campionato scintillante, precipitasse -nel successivo- ad una così alta velocità. Viene in mente l'Union Berlino, quarto in Bundesliga nella scorsa stagione e protagonista di 9 sconfitte consecutive in quella attuale. Ma poi si è risvegliata. Viene in mente l'Ajax, terzo nella scorsa Eredivisie e quest'anno a lungo in zona retrocessione. Ma poi si è risvegliata. Ed oggi è quinta in campionato. Il Napoli invece continua a dormire. E i battiti sono sempre più flebili.

La crisi, lo abbiamo detto più volte, è profonda. C'è un vuoto in panchina, c'è un vuoto nella casella direttore sportivo, c'è un pieno in quella del Presidente. Troppo pieno. Troppo pieno di sé. Che sta facendo la fine della rana che a furia di gonfiarsi per assomigliare al bue finì per scoppiare. Il campionato è andato, il quarto posto è raggiungibile da chi ama sognare con voli pindarici importanti, da portatori di cospicue dosi di ottimismo. La verità è che il campionato è andato. Ormai è storia. Giochiamo partite sul filo dell'equilibrio con Verona, Salernitana, Genoa. Oggi è quella la nostra dimensione. Ma resta una competizione in cui siamo ancora in corsa, che è lì, che va giocata e, possibilmente, onorata. Il Barça non è più quello di Guardiola, di Ronaldinho, di Messi. Ma è una squadra. Con i suoi problemi, ma una signora squadra. Non abbiamo grandissime possibilità, ragionando. Troppa differenza, attualmente, tra le due compagini. Ma... ma le dobbiamo giocare, le due partite. 180 minuti che non sono ancora storia. Con un Osimhen in più. Con un Kvaratskhelia che, quando vuole, sa accendersi come pochi. Con Ngonge e Lindstrom che meriterebbero una chance. Ma, soprattutto, con un pubblico che sosterrà gli azzurri con tutto l'amore possibile.


Il resto dovrà mettercelo la squadra che dinanzi ad un evento del genere, ad un avversario del genere, a tifosi che mai hanno lesinato sostegno e incoraggiamento, potrebbe e dovrebbe ricordarsi di avere ancora uno scudetto sul petto. Che andrebbe onorato. E non c'è occasione migliore di farlo, a questo punto, di mercoledì sera. Il Maradona ci sarà. La squadra... si spera.

A cura di Maurizio Zaccone

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