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Dal cielo all’ora più buia: al Napoli dello Scudetto serve già un nuovo ciclo, e in fretta

Dal cielo all’ora più buia: al Napoli dello Scudetto serve già un nuovo ciclo, e in fretta - immagine 1
Debacle di significato profondo quella del Napoli, che ha preso 4 gol puliti puliti dalle riserve del Frosinone di Di Francesco. Squadra malata e convinta di avere più qualità del reale
Mattia Fele
Mattia Fele Editorialista 

Gli sconcertanti quattro gol dalle riserve del Frosinone aprono una serie di scenari inquietanti sull'anno del Napoli, sulla gestione post-Scudetto (assurda) e tanto più sui cicli in generale nel calcio moderno. Quello del Napoli vincente è durato un solo anno, poi è stato dismesso o comunque ha avuto fine per una serie di concause. Una su tutte l'importante ego-riferimento del suo presidente, slanciato verso scelte incomprensibili che hanno sgretolato uno spogliatoio. Hanno permesso l'ingerenza di un tecnico non aggiornato nella mente e nel fisico di calciatori evoluti, ora spersi per il campo nonostante la guida sia cambiata e sia più attenta (ma comunque non eccelsa) a certi dettami tattici. Il Napoli di ieri ha ricordato un Milan-Sassuolo 2-5 dello scorso gennaio, con calciatori scudettati per nulla abituati alle pressioni del proprio stadio e del tricolore sul petto. Ma più che disabitudine diremmo psicosi del credersi più di quel che si è.

Non ti disunire?

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Sulla partita cosa c'è da dire: il Napoli ha schierato in campo (giustamente, lo fanno tutti) tutte le seconde linee e lo ha fatto anche il Frosinone. Nel primo tempo ha tirato bene in porta e gli è stato annullato un gol. Nel secondo tempo ha pressato bene e ha cercato di passare in vantaggio il prima possibile, mettendo dentro anche Kvara e Osimhen. Poi il calcio d'angolo fatale: primo gol di Barrenechea che anticipa (ancora sbavature in marcatura!) Di Lorenzo e Osimhen e segna battendo Gollini. Il secondo gol è opera di Di Lorenzo, ma pure il terzo (rigore regalato per fallo senza senso ndr). Sul quarto evitiamo di commentare per non scadere nel turpiloquio. Questa non è nessuna squadra. Non è neanche un insieme di calciatori. Non è. Che proprio Di Lorenzo sia stato l'autore degli errori più catastrofici pure ci riporta a Calabria e alla suddetta debacle del Milan dell'anno scorso, che in una settimana ne prese 4 dalla Lazio, 3 dall'Inter e 5 dal Sassuolo. Disunendosi. Di Francesco ha devastato il Napoli senza alcuno sforzo straordinario. Il Napoli è nella fase più grossa di autosabotaggio mai vista della gestione De Laurentiis, peggio pure dell'inizio stagionale di Donadoni in proporzione rispetto alla dimensione dei due Napoli.


Neanche si vuol dare troppo peso a una sconfitta che in sé e per sé può rappresentare un unicum (e lo è storicamente, il Napoli dal 1958 non prendeva in Coppa Italia 4 gol) stagionale, oltre al fatto che sono 3 stagioni che questa squadra esce agli Ottavi. L'anno scorso persino con la Cremonese, poi retrocessa. Ciò nonostante non si può non inquadrare la partita in un discorso più ampio, che abbracci gli errori massivi compiuti da inizio anno e quelli che si stanno continuando a compiere. È un bagno di umiltà che gli ottimisti direbbero possa servire a dei calciatori che hanno totalmente perso la propria dimensione, la cognizione del proprio valore tecnico. Sono buoni calciatori che hanno bisogno di un contesto.

Rode dover dar ragione a Cassano, che in tempi non sospetti enunciò una delle sue frasi totalmente a caso. Il Napoli farà fatica ad arrivare nelle prime 4. Lo disse per amore per Spalletti, perché De Laurentiis gli sta sullo stomaco, perché è Cassano. Eppure ad oggi sembra quasi assurda l'idea di un Napoli che porti a casa più di 73-75 punti in campionato, dato che ora ha Roma e Monza nel giro di 10 giorni. E il Monza gioca in un modo pericolosissimo per questa squadra. Che non è più una squadra - repetita iuvant - ed è meglio che qualcuno ai piani alti faccia una riflessione importante. Il Napoli non sta bene in campo, non pressa, non palleggia, non ha idee, non corre all'indietro. I giocatori non sanno cosa fare col pallone e senza da ormai mesi. Il Napoli oggi deve ripartire dalle cose semplici, dalle posizioni in campo, dalla mentalità degli uomini che lo compongono. Che oggi (si crede) hanno capito che in ogni partita devono esprimere la versione migliore di se stessi e che addirittura potrebbe non bastare. Gennaio intanto è alle porte e come dice Mazzarri servirà cambiare. Le facce da Scudetto non si sentono più eroiche, non hanno più cognizione dei propri limiti, quasi si annoiano a lottare per il quarto posto (che al Napoli serve come il pane). Giocatori già scontenti l'anno scorso, poi risucchiati dalla gioia dello Scudetto, vadano pure a giocare altrove in cambio di altri, nuovi uomini motivati. Com'erano l'anno scorso Kvara e Kim. Sarà la seconda rivoluzione in due anni e bisogna anticiparla al mese prossimo. Senza Giuntoli, giudicato come solo un direttore sportivo qualunque, non sarà così semplice.

Di Mattia Fele

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