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editoriali

Napoli, troppo presto per gustare il sapore amaro dell’occasione persa

napoli spalletti
L'analisi di Napoli-Fiorentina

Emanuela Castelli

Napoli, quando c'è di mezzo la Fiorentina, i pensieri corrono ad un recente passato che ancora brucia, ma il cantiere è aperto e i lavori sono in corso.

Quel brivido che corre lungo la schiena quando si gioca al Franchi...ma oggi è un giorno nuovo

Napoli, troppo presto per gustare il sapore amaro dell’occasione persa- immagine 2

Partita tosta, tesa, attenta, quella che è andata in scena ieri nella cornice infuocata dell’Artemio Franchi di Firenze. Partita “tattica”, di quelle che sembrano (e sono) ostinatamente bloccate ma che, nonostante un pareggio a reti inviolate, tante cose dicono nei 90’ più recupero disputati sul rettangolo verde. Leggi “Fiorentina” e pensi allo scudetto perso in albergo, in quel lontano 2018 che brucia ancora. Leggi “Fiorentina” e pensi alla tripletta di Simeone, oggi in maglia azzurra, e un po’ i brividi corrono lungo la schiena.

Non è mai semplice, al Franchi. Con Italiano, poi, non c’è da star tranquilli, mai. Vincenzo Italiano è tecnico audace, intelligente, maniacale nella preparazione di ogni singola uscita. Imbriglia le fonti di gioco avversarie, spingendo al massimo le potenzialità dei suoi e asfissiando l’altrui manovra con un pressing mirato, che non lascia tempo e spazio di riflettere, di impostare il gioco. Il Napoli, un po’ indietro fisicamente rispetto alla Viola che ha già cinque partite ufficiali nelle gambe – con annessa qualificazione alla Conference League - non trova fluidità della manovra e non dà mai la sensazione di farsi padrone del campo.

Le statistiche di fine match incoronano il pareggio come risultato giusto, probabilmente l’unico possibile, in assenza di colpi di genio da una parte o dall’altra. “Partita da fuoriclasse che ti risolvono il match”, si direbbe nei salotti che contano. Ma, allo stato attuale, il Napoli fuoriclasse assoluti non ne ha e non riesce a risolvere una partita giocata tutta sulla tattica e sul filo di un nervosismo che rischia di esplodere in pieno recupero. La partita di ieri all’Artemio Franchi rischia di avere il sapore amaro – e disgraziatamente noto – delle occasioni non sfruttate: il Milan aveva ripreso la sua corsa, ma dopo lo stop inflittogli dall’Atalanta; Juve e Roma ci avevano dato una mano pareggiando a Torino (secondo pareggio stagionale per i bianconeri); la Lazio aveva fermato l’Inter con una pesante sconfitta. Il match del Franchi poteva rappresentare il primo sorpasso degli azzurri: freccia a sinistra, tutti dietro a leggere la targa.

Ma. Ma il calcio non è solo matematica, tantomeno è corsa folle in autostrada “a fari spenti nella notte”. Il calcio è costruzione, equilibrio, pazienza. È capacità di affrontare le difficoltà. È, soprattutto, consapevolezza che non si può andare a dominare su tutti i campi: che ci sono partite toste, e che proprio le partite toste si deve provare a non perderle. E il Napoli, ieri, non l’ha persa: nonostante una squadra rinnovata, ringiovanita, che deve ancora trovare il proprio amalgama, con cinque pedine nuove che sono chiamate a costruire, sotto la sapiente guida del tecnico, un nuovo sistema di gioco, a trovare fluidità di movimenti e precisione dei posizionamenti in un campo su cui scrivere, insieme, una nuova melodia.

Ho una squadra ancora da far carburare(…). Col mercato non abbiamo aggiunto nulla, solo sostituito i partenti, di cui va ricordato blasone, convinzione e forza. I nuovi hanno forse più voglia, freschezza e prontezza nell’imparare le cose: per un tecnico è una cosa interessante”. Parole e musica di Luciano Spalletti. Possiamo fidarci.

Quindi calma, e pazienza. Il disfattismo preventivo, dopo un buon pareggio su un campo storicamente difficile, non risponde alle logiche suggerite dal campo ieri. Così come l’esaltazione dopo le prime due straripanti uscite del Napoli non aderiva perfettamente al senso di realtà, che piuttosto rimandava all’idea di una squadra forte, potenzialmente fortissima, che però doveva ancora trovare – com’è logico che sia – la quadra. La Fiorentina di Italiano, dopo un Hellas in crisi ed un Monza fresco di promozione in Serie A, rappresenta test più che attendibile, il cui risultato parla di ampi margini di crescita, di un Raspadori che in un debutto tutt’altro che semplice è andato vicinissimo al gol, di un Anguissa straripante e stoico, capace di non tirare indietro la gamba nonostante un giallo rimediato dopo appena 2’ di gioco, di una compagine che – se le si concede il giusto tempo – è destinata a regalarci tante emozioni.

Di Emanuela Castelli

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