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editoriali

È ancora il Napoli della qualità del gioco, esitante e fragile nel fango con gli avversari

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In un ambiente ancora vergognosamente ostile, il Napoli esce illeso pur offrendo una prestazione da pre-campionato. Poca qualità e lucidità, non solo dipese dall'ottima esibizione agonistica della Fiorentina. Ora viene il bello, serviranno tutti

Mattia Fele

Fatti non foste a viver come bruti, diceva Dante per bocca di Ulisse ai suoi compagni nel canto XXVI dell'Inferno. Ma sugli spalti del Franchi mica lo sanno e iniziano (e finiscono) la partita contro il Napoli insultando proprio come belve, dai posti subito dietro alle panchine, in mezzo ai bambini, latrando cori tra la gente perbene. Bello il mondo Ultras ancora imperante nel 2022. Cosa vi avrà fatto, questo Vesuvio.  Questa città. Nel chiasso esagerato il Napoli esce illeso quanto la Fiorentina. Uno 0-0 che ha avuto poco a che fare col calcio moderno, nonostante sia Italiano che Spalletti abbiano parlato di bella partita. A parte due-tre occasioni per il Napoli e qualche tiro blando dei Viola (buona casomai l'occasione di Barak, ma era in offside ndr), a dominare è stato il nulla e il duello fisico uomo-contro-uomo. Bene i nuovi, fatta eccezione per un disorientato Ndombele. 

Calcio d'agosto

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In un primo tempo lento e pieno di agonismo senza qualità, con una direzione arbitrale inizialmente disastrosa, la Fiorentina ha pressato meglio e superato più facilmente del Napoli le linee di pressione avversarie. Molto bene Amrabat, che più volte con le sue progressioni ha accompagnato il pallone verso gli attaccanti, bloccati sul più bello da qualche sua scelta sbagliata e qualche altra giusta dei difensori. Negli occhi ancora una ripartenza di Sottil, insultato poi da mezza squadra per aver preferito il tiro al passaggio verso Barak, completamente libero perché Rrahmani era in ritardo su un errore in costruzione. Ancora, da una presa scivolosa di Meret un'altra occasione in mischia, ben smorzata da Kim. Per lui e per Mario Rui un buon primo tempo, con sprazzi di Zielinski e qualche strappo inconcludente di Kvaratskhelia. Al 43' la possibile svolta: proprio Minjae lancia di prima (di sinistro ndr) Zielinski che crossa, becca la mano destra di Gollini e di conseguenza Lozano dà ad Osimhen che segna in girata. Il tutto però col nigeriano oltre il portiere e con un solo difendente a dividerlo dalla porta: fuorigioco! Culmine di un primo frangente surreale, con ritmi da amichevole pre-campionato.

Nella seconda frazione è subito Napoli, con 5' di buon ritmo (finalmente) e qualche buona uscita da dietro, necessaria contro chi marca a uomo. Zielinski e Anguissa si scambiano spesso di posizione mentre Lobotka viene oscurato, così come Di Lorenzo viene in mezzo in posizione da mezzala mentre Mario Rui resta più bloccato (o viceversa). Bella la combinazione che porta al cross per Di Lorenzo, improvvisato attaccante. La sua zampata però termina sul fondo, con un calcio d'angolo neanche assegnato. Migliora tuttavia la direzione di Marinelli - che nei primi 45' aveva totalmente perso la bussola sui contatti - che aggiunge la coerenza giusta ad una partita lenta ma giocata sui duelli fisici: discernere tra contatto di gioco e fallo sarebbe divenuta la chiave della sua giornata di lavoro. Qualche errore qua e là che si compensa tutto sommato ma anche qualche gran chiamata, come il mancato fischio (giusto) su un tuffo plateale di Saponara al limite dell'area del Napoli verso fine partita.

Ad un certo punto Spalletti prova a diversificare il tema: fuori Zielinski e Kvara e dentro Raspadori ed Elmas. Il secondo completamente effimero, il primo molto addentro al gioco. L'ex Sassuolo veniva incontro (forse anche troppo) e smistava come il vecchio 14 del Belgio, sapeva dove posizionarsi e andava al tiro con grande facilità. Così - sempre da Politano, entrato forse troppo tardi - sono nate le sue due occasioni, di cui la seconda ha impegnato non poco Gollini. Tiro leggero ma preciso, che l'ex Tottenham ha dovuto allungare in calcio d'angolo. Sempre restando su Londra, molto opaca è stata invece la prestazione di Tanguy Ndombele, tanto atteso in Italia ma un po' pigro in questa prima uscita. Tanti errori che forse però si spiegano con la condizione fisica non ancora ritrovata, come lo stesso Spalletti ha ammesso in conferenza: "Mi aspettavo di più dai nuovi, un impulso di freschezza che non hanno saputo dare. C'è da lavorare". Paradossalmente, questa sarebbe potuta essere la partita per uno come Adam Ounas. Poca luce anche da Osimhen, sempre preso nel modo giusto da Milenkovic e mai protagonista negli appoggi o negli scatti.

Bando alle ciance, questa partita poco ci dice sulle ambizioni di entrambe. Napoli e Fiorentina, in questa terza anomala giornata d'agosto, si sono annullate dimenticandosi di essere due squadre di palleggio e ricerca degli spazi. Si sono ingarbugliate talvolta in modo irritante infrangendosi contro l'avversario, appiattendo le doti tecniche individuali su un erba tra l'altro malcurata (è anche ora che finisca, questa storia). Tuttavia, i Viola sono parsi più in forze nonostante la partita di giovedì, con un Napoli molto più stanco di quanto non si pensasse seppure la rosa sia superiore e più composita in termini di varietà di caratteristiche. Per il resto, un pareggio a Firenze non lo strapperanno così tante squadre. Giusto mantenere l'equilibrio necessario nel giudizio di una squadra che non ha di certo fatto peggio di Inter, Roma e Juve e che ha potenzialità e stimoli straordinari in attesa del compimento delle ultime ore di mercato. Una spanna sopra tutti è il Milan, che non per nulla ha vinto lo Scudetto, con menzione speciale alla brillantezza della Lazio (prossima trasferta del Napoli ad inizio settembre). Ora viene il bello. Lasciamoci trascinare.

Di Mattia Fele

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