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editoriali

La vergogna subumana in città, l’impotenza dello Stato e poi dell’Eintracht: Napoli storico

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In città lo sfascio, allo stadio una dimostrazione di sport sano e calcio vero. La squadra migliore delle italiane porta la bandiera ai Quarti di finale di Champions, dove tutto può succedere ma planando sugli eventi con leggerezza, quasi follia

Mattia Fele

Dopo un'assurda giornata trascorsa in balìa della subumanità dei "tifosi" tedeschi e dei possibili scontri con i "tifosi" del Napoli - chiamati a difendere la patria come se si trattasse delle Quattro Giornate (ma gli Ultras pensano di giocare a RisiKo nella vita reale?) - la squadra di Luciano Spalletti insegna calcio a Glasner e passa un turno storico per la prima volta dal 1926. Il Napoli è ai Quarti di Finale di Champions League e attende di conoscere l'avversaria: una tra Benfica, Chelsea, Bayern, Real Madrid, Milan, Inter e Manchester City. Sette squadre temibilissime come è temibilissimo il Napoli, che ha trovato negli ultimi tempi un livello di intensità degno di questo livello impensabile a cui è arrivato in questo 2023. I Quarti si giocheranno nella settimana 11-18 aprile, tra un mese esatto. Sperando resti tutto come deve.

Il calcio non sono gli Ultras

La vergogna subumana in città, l’impotenza dello Stato e poi dell’Eintracht: Napoli storico- immagine 2
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Nonostante sul rettangolo del Maradona sia accaduta la storia bella e buona, andato in scena uno spettacolo di dominanza e superiorità calcistica dal minuto 1 al minuto 92, chi scrive ribadirà fino al mal di gola cronico quanto segue: gli Ultras (in buona parte) non sono tifosi di calcio. Anzi, ci sarebbe da chiedersi se davvero i tedeschi dell'Eintracht abbiano almeno visto la partita. Di certo non conoscono i valori dello sport, della vita sociale, del buonsenso. Hanno preso un aereo per creare disordine in una città metropolitana europea: il motivo? Il divieto imposto dal Viminale e poi dalla Prefettura di Napoli di non poter entrare al Maradona a sostenere la propria squadra. Tant'è che per protesta hanno fatto esattamente quello di cui le istituzioni erano spaventate, dando loro ragione. Quoziente intellettivo di quelli elevati. Ma cosa si può chiedere a frange di persone che abitano gli inferi del vivere umano, solitamente collegati a gruppi militareschi e/o di estrema destra, squadrismo e criminalità di vario genere? E si parla di tutti gli Ultras viventi sulla faccia della terra (roba ben diversa dal "tifo organizzato", che sa essere invece estremamente vicino alla legalità negli stadi). Un plauso alle famiglie allo stadio, ai tifosi "normali", alla gente comune sul divano. A chi non aveva mai visto una partita, non conosce nemmeno il fuorigioco e ha esultato per riflesso dopo l'urlo di un amico che aveva a fianco. Tutto è meglio degli Ultras e dell'impotenza assurda della società contro questi malviventi.

Quanto alla partita, Spalletti ha battuto di nuovo le particolari strategie di Glasner. L'allenatore dell'Eintracht al Maradona ha provato un pressing ultra-offensivo con riferimenti chiari nella prima costruzione del Napoli, inserendo Kamada come jolly a centrocampo e Rode, togliendo uno di gamba come Max dal lato sinistro. Nel primo tempo l'attacco ai portatori azzurri ha avuto anche una buona resa - se per buona resa si intende prendere un solo gol e tre occasioni nitide - ma con il tempo (e dopo il primo gol di Osimhen) le gambe hanno iniziato ad arrugginirsi e le linee a sfibrarsi come carta che si strappa. L'Eintracht si è arreso ai guizzi straordinari di Kvaratskhelia, alla forza di Osimhen, alle letture di Kim e di Lobotka. Straordinario lo slovacco a ricercare la posizione andando talvolta pure sull'esterno, lasciando il centro del campo agli interni per poi creare spazi dove reinfilarsi. Strepitoso anche in ripiegamento, nel prendere la posizione di Rrahmani o Kim che provavano l'aggressione feroce rompendo la linea difensiva su alcuni passaggi diretti della difesa tedesca. Il 3-0 marchia la 29esima vittoria in 35 partite ufficiali del Napoli, con ben 25 gol in 8 partite di Champions League, 85 in tutto nelle 35 gare succitate. Troppo forti, troppo in forma e con tanto vento a favore: ottimo, per esempio, il dato sugli infortuni: sono pochissimi (il che forse certifica anche un collegamento tra menti e gambe che andrebbe studiato: com'è che se tutto va bene, la gamba non ne risente mai?). Kim ha recuperato in 48 ore un problema al polpaccio, Lozano in poco tempo ha smaltito un risentimento muscolare. Raspadori tornerà contro il Torino o per la partita dell'Italia, nella speranza poi che la sosta nazionali non porti guai. Ora la Champions inizia a fare gola.

L'unità di misura di questo Napoli è Juan Jesus che, prima del cambio per far rifiatare Kim diffidato, rimproverato da uno dei preparatori esclama: "Mi sono fermato perché sono troppo belli da vedere". E non è solo la vittoria che crea affetto, si tratta di un percorso che va avanti da Dimaro. I palazzi si ergono con le basi forti e il Napoli dal primo giorno di ritiro ha convinto con la sua umiltà, con la forza dei suoi nuovi giocatori (più forti di chi ha lasciato? Più funzionali di certo e più convinti...) e con il 4-3-3 di Spalletti, che ha avuto l'intuizione di spostare Zielinski qualche metro più indietro e ha cambiato la storia del club campano. Letteralmente con qualche metro. Ode anche a Zielinski stesso: da troppi criticato, il polacco pulisce il gioco in un modo forse nascosto, ma preziosissimo perché si sviluppi tutto il resto. È il basso dell'orchestra ma anche il violino, danza quanto regge le botte. Altro dato impressionante è proprio come questa squadra abbia trovato nella fisicità un punto di forza mai visto. Accetta i duelli, li vince. Aggredisce forte, si prende i rischi giusti al momento giusto. Poi gestisce, poi accelera, poi trova le tracce perfette. Poi segna, sempre, in tutti i modi, con chiunque metta piede in campo. Tanti anni di programmazione e sofferenza hanno portato alla squadra più bella (perché sorprendentemente costante) degli ultimi decenni insieme al Liverpool e a quel Barcellona di Guardiola...

 

A cura di Mattia Fele

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