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editoriali
“Milano chiama, Napoli risponde” disse il grande Luigi Necco ai tempi di Maradona. Ebbene, la situazione in 40 anni non è cambiata: è sempre Napoli contro tutti, contro quel Nord che prima della Supercoppa aveva già fatto il funerale agli azzurri e che ora inizia ad avere paura. La vittoria sulla Cremonese è un segnale chiaro che ha mandato Antonio Conte alle strisciate: noi ci siamo e il trofeo di Riyadh sarà la nostra benzina per un’altra stagione in cui vi daremo filo da torcere. Al di là dei tre punti, che in trasferta dopo le ultime uscite hanno un valore inestimabile, è la prestazione, come in Supercoppa, a dare una lezione al calcio italiano: mai dare per morta una squadra di Conte.
Un 2-0 senza storia che manda un chiaro segnale: quegli alti e bassi del Napoli sono solo incidenti di percorso. Dei piccoli cali, fisici o psicologici, dovuti ai tanti impegni e ai tanti infortuni che hanno portato Conte a dover stravolgere la formazione troppe volte non riuscendo a dare continuità. La frase del grande giornalista Luigi Necco è attuale a 40 anni di distanza: sulle tv e testate nazionali il Napoli era già stato sminuito. Prima dopo il ko di Bologna, poi dopo le sconfitte con Benfica e Udinese. Invece, gli azzurri hanno sempre reagito e si sono uniti nelle difficoltà dando la dimostrazione di essere uniti e di avere ancora quella voglia di vincere infusa dal mister. L’assetto è stato trovato dopo la scorsa sosta delle nazionali e i due ko sono stati solo incidenti di percorso, partite storte. Poi, c’è stata anche un’altra conferma: quando il Napoli passa in vantaggio gioca con maggiore leggerezza mostrando una grande capacità di gestione del risultato e del ritmo della gara. Un aspetto positivo che sottolinea come per gli azzurri sia importante partire forte e cercare di trovare il gol nei primi minuti, soprattutto contro le piccole. Insomma, la strada imboccata è quella giusta e con l’apertura del mercato e il rientro degli infortunati ci si ritrova lì attaccati alla vetta in una situazione che si prospetta favorevole. Ma l’altro segnale positivo è anche la crescita di molto singoli su tutti il rinato Hojlund.
È tornato decisivo il danese, prima in Supercoppa e ora in questa giornata di campionato. Il bomber non solo segna, ma dà carica, ha voglia di distruggere la porta, disegna giocate e movimenti che mandano in tilt la difesa avversaria. Un segnale importante che si sposa alla perfezione con la difesa azzurra che dà solidità e tranquillità a tutta la squadra. Con Hojlund brilla anche Neres, altro uomo decisivo nelle gare di Riyadh, che è in crescita costante negli ultimi mesi. Sembra aver sgomberato la testa dall’eredità pesante, quella di Kvara, che gli era stata affibbiata. Tutti fattori fondamentali nella parabola di ascesa del Napoli che se del Maradona ne ha fatto un fortino, in trasferta ha commesso qualche passo falso. Fa parte del gioco e ci può stare. Ma è chiaro che la possibilità di vivere un’altra stagione vincente passa proprio dalle gare lontane da casa. Il segnale di Cremona è anche questo: non era facile, la squadra di Nicola sta stupendo e sta andando oltre le aspettative in questa prima metà di stagione, questo avvalora ancor di più la vittoria della banda Conte. Ora ancora una trasferta in casa della Lazio dell’ex Sarri: la prova della verità. In un momento di crescita una gara così può portare ancora più conferme o stringere la lente d’ingrandimento su quale sia il problema lontano dal Maradona. Nel bene e nel male è una partita che vale oltre i tre punti. Se il Napoli a mani basse ha vinto l’Oscar del calcio italiano 2025 mettendo nel sacco le strisciate del Nord, nel 2026 può definitivamente cambiare gli equilibri della Serie A. Milano ha chiamato e il Napoli ha sempre risposto, ma il telefono continuerà a squillare e starà a Conte dare la risposta che tutti si aspettano.
A cura di Giovanni Frezzetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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