A cura di Alex Iozzi
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editoriali
Manchester, Pisa, Milano, Lisbona, Genova: non è l'itinerario (a tratti stravagante) del tour europeo di una band di fama mondiale, ma le città in cui alloggiano le squadre che il Napoli di Antonio Conte è chiamato ad affrontare (possibilmente, a viso aperto) da qui a inizio ottobre. Cinque partite, di cui tre "big match", in 17 giorni: un primo "tour de force" attraverso cui gli azzurri hanno la possibilità di inviare un chiaro messaggio alle rivali nazionali (e non).
"Il nostro obiettivo è di alzare sempre l'asticella. Abbiamo introdotto tanti calciatori nuovi perché avevamo la necessità di riempire la rosa; è inevitabile che la base dello scorso anno debba continuare ad avere una certa mentalità e, di conseguenza, debba trasferirla ai nuovi, che saranno il futuro del Napoli". Parole (pronunciate ai microfoni di Dazn) che rispecchiano in pieno la personalità di mister Conte: semplice, diretto, senza peli sulla lingua; e tramite le quali mette per iscritto un concetto: la trasferta (dominata) di Firenze dev'essere soltanto un punto di partenza. Superato circa 48 ore fa a pieni voti l'esame Fiorentina (con un netto 1-3), i campioni d'Italia sono adesso chiamati a un quintuplo impegno tra campionato e Champions League: si comincia giovedì 18 settembre con il Manchester City di "Pep" Guardiola (in territorio nemico) e si termina domenica 5 ottobre (in casa) contro il Genoa targato "Patrick Vieira"; nel mezzo, Pisa (lunedì 22 settembre), Milan (domenica 28 settembre) e Sporting Lisbona (mercoledì 1° ottobre). Un ciclo d'incontri dal ritmo asfissiante, ma che questo Napoli può sostenere sia per qualità tecnica che per attributi fisici (e mentali). Inoltre, i soldati "081", affianco alle missioni di campo, ne hanno una personale da portare a compimento: rendere lo stratega di Lecce un sergente fiero del proprio esercito in tempo record.
L'espressione "alzare l'asticella" può esser tradotta con un più comune "fare il salto di qualità": tanto (e non meno) pretende Antonio Conte dai suoi uomini, sicuramente pronti a soddisfare e (siccome l'occasione c'è) a superare le aspettative del tecnico salentino nelle settimane che verranno. Due fronti distinti, ma perpendicolari: l'Italia e l'Europa. Nel primo caso, battere il Milan nello scontro diretto a San Siro e non incappare in errori contro Pisa prima e Genoa poi (entrambi impegni casalinghi) consentirebbe ai partenopei di guadagnare ufficialmente (e non solo sulla carta) lo status di "squadra da battere" per la conquista dello Scudetto, specialmente dopo il recente massacro propinato al Franchi e in virtù dei punti perduti per strada dalle dirette concorrenti nella fase iniziale della kermesse (Juventus esclusa, ma prossima a scontri titanici in Serie A e fuori). Al di fuori dei confini tricolore, invece, non è attenzionato il risultato, quanto la prestazione: per alcuni elementi dell'organico campano, fornire una prova di spessore in un palcoscenico internazionale (soprattutto contro il Manchester City, potenza incontrastata dell'ultimo decennio inglese reduce, peraltro, da un 3-0 senz'appello nel derby con lo United) equivarrebbe a raggiungere lo step successivo. Giocatori come Alessandro Buongiorno (neofita delle competizioni europee), André-Frank Zambo Anguissa, ma anche Scott McTominay o Rasmus Hojlund dovranno dimostrare, archiviata (per alcuni) una stagione di fuoco, di saper essere decisivi una volta varcata la frontiera del Belpaese.
In conclusione, per sviscerare l'argomento a 360°, possiamo confutare che le dichiarazioni di Conte giungono con un tempismo da far invidia: il tanto richiesto "salto di qualità" sul mercato è stato fatto (e guai a dire il contrario); lato infrastrutture, il presidente De Laurentiis si è rimboccato le maniche. L'ultima casella da spuntare riguarda il rettangolo verde: chissà che "Re Antonio" non riesca (per l'ennesima annata) a velocizzare un processo di crescita.
A cura di Alex Iozzi
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