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I tre giorni che hanno riportato tutti sulla terra: da dove ripartire?

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Ora bisogna tornare ad affrontare la realtà senza drammi
Sara Ghezzi

Vedi la Lazio e torni sulla terra. I biancocelesti sia in Coppa Italia che in campionato hanno evidenziato i limiti di una squadra che è ancora in costruzione. Conte aveva avvertito tutto l'ambiente, ma a volte non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire e spesso è stato accusato di voler mettere le mani avanti. Ma il tecnico conosce bene il calcio e come funziona, soprattutto in ambienti come quello partenopeo. Questi tre giorni hanno riportato tutti sulla terra, ma ora da dove bisognerà ricominciare?

I tre giorni che hanno riportato tutti sulla terra: da dove ripartire?

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La risposta a questa domanda è: dal lavoro. Quello che quotidianamente porta avanti la squadra di settimana in settimana a Castel Volturno. Quello che vede da vicino Conte, quello che probabilmente questa settimana non è andato per il verso giusto. Perché la Lazio di Baroni in tre giorni ha smontato alcune certezze. In Coppa Italia il dito è stato puntato contro la scelta del tecnico di mandare in campo 11 seconde linee, ma ieri sera c'erano i titolari che non sono riusciti ad arginare le ripartenze biancocelesti che tanto avevano fatto soffrire Rafa Marin e Juan Jesus. La squadra non ha particolarmente demeritato, perché ha provato ad aggredire gli avversari, ma non ha avuto abbastanza qualità per ottenere il massimo dalle azioni costruite. Lukaku e Kvara ancora non hanno trovato l'intesa giusta, con il primo che ha provato a giocare di sponda per i compagni, ma molto spesso non è stato supportato. Il secondo, invece, troppo spesso si è intestardito nel volerla risolvere da solo. Questi due casi evidenziano il fatto che la squadra non è ancora completamente amalgamata. Si sta curando al meglio, ma non è guarita completamente nonostante il sogno che ha acceso in questi mesi nei tifosi azzurri.


Sono bastati tre giorni per riportare tutti sulla terra e forse ciò era necessario per far comprendere all'ambiente che l'obiettivo di questa stagione non è la vittoria dello scudetto, ma il ritorno in Champions e soprattutto la costruzione di una squadra che possa durare nel tempo. Perché vincere è bello, ma cadere subito fa ancora più male. Da ieri sera ci deve essere solo un mantra: lavoro e unione, con tutti che devono correre nella stessa direzione. I primi 5 mesi di Conte fanno ben sperare, ma dovrà esser lasciato libero di sbagliare senza pensare ad un fallimento, perché sognare è bello, ma ad un certo punto bisogna tornare alla realtà. Questo non per forza deve rappresentare un dramma perché, invece, bisogna avere la consapevolezza che il Napoliparte dal decimo posto della scorsa stagione con una squadra che in estate è stata praticamente rivoluzionata e che si trova a "combattere" contro avversarie veramente forti. Ora gli azzurri hanno perso la vetta e su questo Conte aveva avvertito tutti. Ora è necessario dar credito alle sue parole senza retropensieri, ma aiutandolo nel suo compito. Sono bastati tre giorni per tornare sulla terra, ma dovranno servirne ancora meno per riprendere la retta via perché cadere è possibile, ma ciò che conta è rialzarsi senza perseverare negli errori, gli stessi che gli azzurri hanno ripetuto nelle due gare contro la Lazio.

A cura di Sara Ghezzi

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