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editoriali

Voleva vincerla di «corto Mou-so»: era lo Special, oggi è quasi un ex allenatore

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Ieri il Napoli ha dominato: Mourinho è davvero arrivato al capolinea?

Giovanni Ibello

L'ultimo grande sussulto di José Mourinho risale al 2010. Oggi siamo a ridosso del 2023, sono passati quasi 13 anni, ed è naturale che anche lo Special one sia soggetto, come tutti, alla scure del tempo. Diciamo le cose come stanno senza alcun timore reverenziale. A giudicare dalla proposta di gioco,  il Mourinho di oggi è un ex allenatore. E non veniteci a parlare della Conference League, una copia sbiadita della nostagica Mitropa Cup; una coppa che richiama le scorribande amorose del goffo Margheritoni (sapientemente interpretato da Andrea Roncato) in "Mezzo destro mezzo sinistro". Un grande club, quale la Roma si fregia di essere, non può ambire a disputare la terza competizione della UEFA. Men che mai il Napoli. Invidiare la vittoria della Conference è una contraddizione in termini: è un po' come rimpiangere di non aver battuto lo Spezia nella Supercoppa di Serie C.

Ieri il Napoli ha dominato: Mourinho è davvero arrivato al capolinea?

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Ieri il Napoli ha dominato la partita con numeri che vanno oltre il 60 per cento di possesso palla: ha piazzato le tende nella metà campo della "Magica". Meret non si è nemmeno sporcato i guantoni. La banda Spalletti ha creato almeno quattro palle gol nitide - e ci teniamo stretti -, ha dettato i ritmi della contesa e imposto il proprio gioco con autorevolezza. In ultima istanza, ha reagito a ogni provocazione di un pubblico razzista e antisportivo (vedi i laser a Meret).

Le statistiche della partita

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Le statistiche della gara ci dicono che in ben 131 circostanze gli azzurri si sono affacciati pericolosamente verso la porta difesa da Rui Patricio. La Roma lo ha fatto solo 62 volte, e non ha mai preso la mira per cercare il bersaglio. Siamo all'abc del futbol. La vittoria è stata schiacciante e lo si afferma al di là di ogni partigianeria. Si può perdere in campo e davanti ai microfoni. La sensazione è che l'intervista post gara del portoghese sia il canto del cigno di un vecchio re che abdica e che non ha più nulla da dare. Che tenerezza.

A cura di Giovanni Ibello