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Pioli e quella qualità del non disunirsi, nonostante un equilibrio traballante tra i reparti

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Leao e Pioli a parte, il Milan ha una qualità tale per cui è riuscita in quello che ha fallito il Napoli: non si è disunito ed è terzo in classifica, in una posizione più o meno sicura
Mattia Fele
Mattia Fele Editorialista 

Il Milan non è la stessa squadra dell'anno scorso: ha (ancora) più falle perché ha decisamente voluto modificare troppo il suo assetto nella scorsa estate. Un mercato ricco ma anche poco quadrato, con calciatori di difficile inserimento nel proprio ruolo in un nuovo 4-3-3 o in un continuato 4-2-3-1. In più, l'assenza di Tonali si è sentita eccome, nonostante ci fosse chi credeva il contrario: ovvero che fosse stato un buon affare. A tutto ciò si aggiunge un Pioli che fa difficoltà a reinventarsi ancora, pur avendo il merito di esserci riuscito in carriera molteplici volte e prospetticamente su più livelli e categorie. Ad oggi la sua permanenza al Milan sembra difficile.

L'onnipresente qualità

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Nonostante qualunque discorso si possa fare, è innegabile che la rosa del Milan abbia una qualità di produzione offensiva tale per cui è molto difficile che non segni o calci in porta. Il tutto misto a una buona intensità ma a una tendenza a perdere gli equilibri in certe circostanze, da qui la relativa distanza dalla vetta dopo 23 giornate di campionato. La bravura del tecnico e comunque della gestione di quest'anno è stata quella di fare meno bene ma mai dando l'impressione del disastro o del crollo, come invece paradossalmente c'era stato l'anno scorso. Quel 2-5 contro il Sassuolo, il 4-0 in casa della Lazio avevano il sapore dello sfascio completo. Oggi il Milan non è più roboante e perfetto nella sua modernità (anzi, talvolta è lento e impacciato nella manovra e la risolve coi singoli) ma possiede comunque delle trame fitte di gioco che molto spesso sono funzionali a vincere le partite nel nostro campionato. Una su tutte è la solita connessione Theo-Leao sulla sinistra, ma anche la convergenza verso il centro di Pulisic a partire dal lato opposto e gli inserimenti strappanti di Loftus-Cheek, uno dei migliori acquisti (ma si sapeva) del nostro campionato dell'estate scorsa. E faceva la riserva del Chelsea. La difesa pecca ancora un po' perché vi sono più marcatori che corridori, per cui in transizione negativa il Milan rischia non p0co. Il Napoli quasi sicuramente agirà lì.


La stella

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Checché si voglia sempre menzionare Rafael Leao - di certo il giocatore con più qualità assoluta nella rosa per fisico e tecnica - l'uomo trascinatore di questa squadra dal punto di vista offensivo si chiama Olivier Giroud. Risolve le partite con un duello aereo, in cui eccelle. Con un posizionamento o un movimento furbo in area di rigore. Al Maradona ne fece due sfruttando l'allora debolezza in marcatura di Amir Rrahmani, che oggi dovrà marcarlo di nuovo a San Siro. Fece il bello e il cattivo tempo in area di rigore e nemmeno fu l'unica volta: basti pensare al ritorno di Champions League (dove sbagliò anche un rigore, l'anno scorso ndr). Insomma il francese è il perno dell'alternativa offensiva del Milan quando Leao è troppo chiuso e - va detto - il portoghese non ha i numeri di Kvaratskhelia nello stretto. Se portato in spazi stretti, non inventa nulla. Ha bisogno di falciare praterie. Diversamente, Olivier è l'uomo della provvidenza e dei palloni casuali in area di rigore.

 

Di Mattia Fele

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