Io Maradonanon l'ho visto, non l'ho vissuto, sono nata dopo. Io non ho visto le magie senza tempo di quel ragazzo dai capelli ricci arrivato dall'Argentina, non l'ho visto saltare gli avversari, non l'ho visto creare calcio dove ogni essere umano non poteva, non l'ho visto esultare e non l'ho visto correre continuamente senza fare le sceneggiate del calcio moderno pur subendo continui colpi, ma l'ho visto tramite gli occhi di mio padre che parla di lui come della luce più bella che abbia brillato nel firmamento calcistico. Io non ho ascoltato Diego difendere Napoli più dei napoletani o di chi questa città doveva governarla, non ho sentito le sue risposte a chi provava a gettare fango, non ho ascoltato la sua sincerità che, purtroppo, lo ha portato nelle grinfie crudeli di chi non voleva un personaggio così scomodo, ma l'ho ascoltato nei video e nei racconti di quel popolo che aveva trovato finalmente qualcuno che gli volesse bene veramente senza interessi. Io non ho vissuto il delirio che lo ha assalito spaventandolo, non ho visto la sua vita diventare il centro nevrotico della curiosità malata, non ho visto il male cercare di portarselo via, non ho visto la dama bianca diventare la sua migliore amica, ma l'ho ascoltato al Tg quando hanno provato a recludere l'immagine di Diego solo in quella dell'erba cattiva nata in Argentina e cresciuta a Napoli. Io Diego l'ho conosciuto così, tra racconti d'amore e fango gettato, tra video e interviste, le sue gesta calcistiche ho imparato ad amarle tramite il repertorio a volte un po' malandato, ma io cinque anni fa mentre leggevo la notizia ho pianto. Perché io Diego l'ho amato e lo amo lo stesso, perché io amo il calcio e chi ama questo sport non può non venerare l'eterno 10 a prescindere dai colori.
Il mio Diego, il mio Maradona
—L'idea che mi sono fatta di Maradona è tutta mia, è il risultato di tanti sentimenti e tante storie raccontatemi. Diego era un dio del pallone, su un campo di calcio, nonostante da anni provino a raccontare altro, non si è mai visto qualcosa del genere e non lo si vedrà più. Diego era poesia, purezza, era l'eterno bambino che si divertiva a giocare a calcio, era il raggio di sole che è piombato su Napoli, colui che ha scelto una città e un popolo regalandogli i suoi anni migliori. Diego era il divino che si fa umano. In troppi hanno voluto parlare dell'uomo, giudicandolo, mettendosi sul piedistallo come uomini giusti, puntandogli il dito contro, convinti che fosse l'esempio da cui stare alla larga, e troppo spesso quelli a farlo erano proprio coloro che da Diego hanno solo preteso, senza proteggerlo, senza vedere in lui le sue fragilità, la sua generosità, il suo essere semplicemente un essere umano. Diego era Diego proprio per questo Napoli lo ha amato e continua ad amarlo per sempre, come in pochi hanno fatto, il loro figlio prediletto, il loro Masaniello, forse l'unico che ha difeso la città senza chiedere nulla in cambio. Per questo motivo per me, come per il mio popolo, il 25 novembre non sarà mai una data come le altre, perché cinque anni fa è morto l'uomo, ma è cresciuta la leggenda!
È muort o rre, viva o rre!
A cura di Sara Ghezzi
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