calcionapoli1926 editoriali È muort o rre, viva o rre: il Maradona di chi non lo ha conosciuto

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È muort o rre, viva o rre: il Maradona di chi non lo ha conosciuto

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Il Diego di chi lo ha vissuto solo tramite i racconti
Sara Ghezzi

Il 25 novembre non sarà mai un giorno come gli altri per i tifosi del Napoli e gli amanti del calcio. Il 25 novembre del 2020 alle ore 17.00 italiane è morto Diego Armando Maradona, il dio del calcio, il re del popolo napoletano, lo scugnizzo nato in Argentina e che nel 1984 è arrivato in terra partenopea per cambiarne la storia. Il campione che è riuscito nel suo intento e che è riuscito a farlo anche in morte, perché per chi ci crede e per chi lo ama non potrà essere un caso che dal suo addio a questa terra il Napoli, che ha atteso per anni il trionfo, ha vinto due scudetti. Forse romanticismo, forse desiderio di credere che ancora una volta ci abbia messo la sua mano, forse solo coincidenza, ma il mito di Diego vive e vivrà sempre tra questa gente che lo ha amato come il figlio prediletto.

Io non ho visto Maradona

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Oggi è difficile essere solo una giornalista, oggi è difficile non metterci il cuore scrivendo di Diego, oggi è difficile non mostrare l'immenso amore per il calcio che prova chi scrive ed è quasi impossibile non parlare in prima persona. Quindi mi si perdoni, ma per una volta lascio parlare esclusivamente il cuore e non il raziocinio e l'oggettività di chi fa questo mestiere.


Io Maradonanon l'ho visto, non l'ho vissuto, sono nata dopo. Io non ho visto le magie senza tempo di quel ragazzo dai capelli ricci arrivato dall'Argentina, non l'ho visto saltare gli avversari, non l'ho visto creare calcio dove ogni essere umano non poteva, non l'ho visto esultare e non l'ho visto correre continuamente senza fare le sceneggiate del calcio moderno pur subendo continui colpi, ma l'ho visto tramite gli occhi di mio padre che parla di lui come della luce più bella che abbia brillato nel firmamento calcistico. Io non ho ascoltato Diego difendere Napoli più dei napoletani o di chi questa città doveva governarla, non ho sentito le sue risposte a chi provava a gettare fango, non ho ascoltato la sua sincerità che, purtroppo, lo ha portato nelle grinfie crudeli di chi non voleva un personaggio così scomodo, ma l'ho ascoltato nei video e nei racconti di quel popolo che aveva trovato finalmente qualcuno che gli volesse bene veramente senza interessi. Io non ho vissuto il delirio che lo ha assalito spaventandolo, non ho visto la sua vita diventare il centro nevrotico della curiosità malata, non ho visto il male cercare di portarselo via, non ho visto la dama bianca diventare la sua migliore amica, ma l'ho ascoltato al Tg quando hanno provato a recludere l'immagine di Diego solo in quella dell'erba cattiva nata in Argentina e cresciuta a Napoli. Io Diego l'ho conosciuto così, tra racconti d'amore e fango gettato, tra video e interviste, le sue gesta calcistiche ho imparato ad amarle tramite il repertorio a volte un po' malandato, ma io cinque anni fa mentre leggevo la notizia ho pianto. Perché io Diego l'ho amato e lo amo lo stesso, perché io amo il calcio e chi ama questo sport non può non venerare l'eterno 10 a prescindere dai colori.

Il mio Diego, il mio Maradona

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L'idea che mi sono fatta di Maradona è tutta mia, è il risultato di tanti sentimenti e tante storie raccontatemi. Diego era un dio del pallone, su un campo di calcio, nonostante da anni provino a raccontare altro, non si è mai visto qualcosa del genere e non lo si vedrà più. Diego era poesia, purezza, era l'eterno bambino che si divertiva a giocare a calcio, era il raggio di sole che è piombato su Napoli, colui che ha scelto una città e un popolo regalandogli i suoi anni migliori. Diego era il divino che si fa umano. In troppi hanno voluto parlare dell'uomo, giudicandolo, mettendosi sul piedistallo come uomini giusti, puntandogli il dito contro, convinti che fosse l'esempio da cui stare alla larga, e troppo spesso quelli a farlo erano proprio coloro che da Diego hanno solo preteso, senza proteggerlo, senza vedere in lui le sue fragilità, la sua generosità, il suo essere semplicemente un essere umano. Diego era Diego proprio per questo Napoli lo ha amato e continua ad amarlo per sempre, come in pochi hanno fatto, il loro figlio prediletto, il loro Masaniello, forse l'unico che ha difeso la città senza chiedere nulla in cambio. Per questo motivo per me, come per il mio popolo, il 25 novembre non sarà mai una data come le altre, perché cinque anni fa è morto l'uomo, ma è cresciuta la leggenda!

È muort o rre, viva o rre!

A cura di Sara Ghezzi

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