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editoriali

Il Napoli diffonde scie di se stesso anche quando perde. È una squadra che onora il gioco

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18 uscite stagionali, 15 vittorie. Due pareggi, una sconfitta. Sono numeri da capogiro per una squadra data come non all'altezza ad agosto da tutti i maggiori quotidiani nazionali e locali. Il Liverpool ha trovato un avversario pari a sé

Mattia Fele

Una squadra ha un'identità forte se spinge i critici all'elogio anche dopo una sconfitta. Il Napoli ha battagliato ad Anfield con grinta, forza e pura tecnica. Ha creato occasioni da gol, combinato in maniera moderna a centrocampo. Kvaratskhelia ha di nuovo ubriacato Arnold che per penitenza guarderà tutte le partite della Georgia in Nations League da oggi in poi. Ostigard è stato sublime e rischia di fregare la titolarità a chiunque. Olivera insormontabile (e aveva contro Salah ndr). Minimo calo negli ultimi dieci minuti costato il 2-0 per il tabellino, ma non per il girone: per la seconda volta - dopo il 2016/17 con Sarri - il Napoli vince un gruppo in Champions League. Sarà primo lunedì 7 ai sorteggi e beccherà una non-testa di serie agli Ottavi di febbraio.

Confidenza

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Gli esperti di statistica sono a sfregarsi le mani. Si sa, le annate vincenti sono fatte anche di questo: il Napoli ha beccato la prima sconfitta stagionale proprio quando era totalmente inutile perdere. Nel filotto clamoroso di risultati utili consecutivi questa è una chiusura quasi dolce, considerando che già da domani ci sarà da preparare una sfida difficilissima (e importantissima) contro l'Atalanta che le Coppe non ce le ha. Ma veniamo ad Anfield: non c'è mai stata vera sofferenza da parte della squadra di Spalletti. Qualche tiro da fuori (uno, di Thiago), delle imbucate (una, di Salah in fuorigioco) e poco altro. Si è giocato a ritmi altissimi, qualitativi e moderni. La scelta di Olivera è stata azzeccata quanto quella di Ostigard: entrambi - ipotetiche riserve - si sono fatti valere in modo straordinario contro i loro marcatori e in fase propositiva. Il norvegese è davvero unico nello stacco aereo, Olivera è deciso nella marcatura stretta ed è arduo superarlo lasciandolo sul posto. È ordinato, poi si butta dentro con una falcata imponente e con due gambe così. Giuntoli non ha preso solo Kvara e Kim ma anche ragazzi come Simeone, lo stesso Ostigard, Olivera, Ndombele (ottimo primo tempo ndr). Non ne ha sbagliata nemmeno una.

Il Liverpool ha fatto una partita concentrata e vogliosa fino all'ultimo istante - qui si è vista la vera differenza col Napoli, l'unica - anche perché viene da dei risultati per niente all'altezza di se stesso e delle proprie qualità. La gara con il Leeds ne è la prova: una miriade di occasioni gol e un vantaggio regalato agli avversari dopo 3'. Non potevano lasciar andare nulla in campo, nonostante sapessero che sarebbe stato molto difficile vincere contro il Napoli con 4 gol di scarto. Già due, in realtà, sono bugiardi per la partita che è stata. Nel primo tempo il Napoli ha avuto momenti dominanti e grandi dimostrazioni di individualità: Kvaratskhelia al primo tocco ha fatto tunnel. Al secondo ne ha saltati due e ha poggiato a Ndombele in mezzo all'area. Lobotka è di un altro pianeta quando deve liberarsi dalle marcature (quella di Firmino, attaccante centrale del Brasile ndr). Di Ostigard e di Olivera si è già detto, ma non sono stati da meno Di Lorenzo e Kim. Insomma, un collettivo che si è però pure distinto per consapevolezza di alcuni uomini singoli.

Nella seconda frazione si è vista una pressione esagerata da parte di entrambe, un'intensità che si vede solo in Premier o che può apprezzarsi solo in queste gare europee. In Italia, trattandosi di punti che forse scottano di più ed essendoci per il 40% squadre che non ambiranno mai al titolo, ci si chiude giocando sull'arginare l'altro invece che offendere di proprio. In Champions si dà valore al calcio e ci si diverte molto di più. È stato straordinario vedere due squadre che volessero vincere nonostante non ci fosse niente di che in palio. Soprattutto dal 60' in poi, quando si era capito che i Reds non avrebbero mai segnato 4 gol. Del Napoli il Liverpool ha in più qualche individualità e un gioco ancora più offensivo, un intensità ancora più rovente e tenuta costante per tutti e 90 i minuti di tutte le partite giocate. Poi coi piedi questi ci sanno fare e mancavano Luis Diaz, Jota, Robertson, Henderson. Insomma il Napoli si è misurato contro una squadra sulla carta trenta volte più forte e se l'è giocata in maniera orizzontale, alla pari. Fronte a fronte. Non ha mai demeritato e ha anche segnato su calcio di punizione, con un fuorigioco millimetrico.

A Bergamo e contro Empoli e Udinese Spalletti sa di portare con sé un bagaglio di gioco meraviglioso e di tanta intenzione, non solo intensità. Questi ragazzi hanno nell'ordine: dato 4 gol al Liverpool, 10 all'Ajax, 6 ai Rangers. Hanno vinto due volte a Roma, una a Milano. Hanno 30 gol in campionato, 20 in Champions League. Ne hanno subiti 15, la differenza reti totale fa 35 (meno dei gol segnati dalla Juventus - per dirne una - sommando campionato e CL). Contro un'Atalanta riposata e tatticamente più pronta del Liverpool ad affrontare gli azzurri, ci vorrà una clamorosa dimostrazione di potere. Di confidenza.

A cura di Mattia Fele

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