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Il curioso caso di Jesper Lindstrom, da promessa mondiale a mistero recluso in panchina

Lindstrom
Jesper Lindstrom è arrivato come uno dei prospetti internazionali più ricercati dalle big: il danese ha dichiarato di aver rifiutato il Liverpool per giocarsi le sue chance al Napoli. Per ora è un desaparecido
Mattia Fele
Mattia Fele Editorialista 

Jesper Lindstrom è uno dei tanti misteri della gestione post-Scudetto del Napoli di De Laurentiis. E non crediamo sia un caso. Come avevamo già detto a più riprese, l'ex Eintracht ha sempre giocato in moduli che prevedevano un trequartista e nella sua nazionale fa l'ala sinistra. Nel Napoli lì c'è Kvaratskhelia e il 4-3-3 non prevede alcun numero 10.Ma va', può fare anche l'esterno di fascia alla Politano-Lozano, dicevano. La realtà è che col senno di poi sia (persino!) Garcia che Mazzarri si stanno accorgendo che non ha nulla a che vedere con il 4-3-3. Che può farlo perché ha qualità ma che non nasce neanche minimamente per questo modulo e questo tipo di proposta di gioco, nonostante sia un giocatore estremamente forte.

Lo voleva il Liverpool. Già questo basterebbe ad affermare con prepotenza la dimensione di Jesper Lindstrom, che ha tutto dalla sua: velocità, strappo, visione in rifinitura. Il punto è che il Napoli non ha un rifinitore ma delle ali che dribblano, oltre al fatto che queste ali si chiamano Politano e Kvaratskhelia e sono attualmente insostituibili. Ma se un allenatore dichiara in conferenza pre-gara che stiamo cercando di capire come può esserci utile in questo sistema di gioco, chi è che lo ha scelto? Perché si è virato su un calciatore forte ma incompatibile? È uno dei diversi punti interrogativi di una gestione maldestra, che - forse - voleva compensare il rifiuto sgarbato di Gabri Veiga con l'acquisto di un altro giovanissimo di spicco in circolazione. Tutti però sanno che il mercato non funziona così. Che è un gioco di scacchi e di pedine, soprattutto tecniche. Avete tutti visto il Milan: ha cambiato mezzo centrocampo e avrebbe dovuto cambiare gestione tecnica, non per incompetenza di un ottimo allenatore qual è Pioli ma perché con questi interpreti lo stesso gioco sarebbe stato irriproducibile. Errore da matita blu. Così Loftus-Cheek se vuoi farlo giocare devi metterlo mezz'ala, Pulisic se vuoi farlo rendere devi farlo agire a sinistra ma c'è Leao. Chukwueze? Fortissimo, lo teniamo in panchina?


Non c'è stato ragionamento in questo senso da parte del Napoli per quanto dolga dirlo. Ci sorprende perché ante-Scudetto non c'era mai stato questo tipo di errore di valutazione. Viene da pensare che l'assenza di Giuntoli non sia poi così leggera, nonostante Meluso sia un'ottima persona e un grandissimo lavoratore. L'ex Carpi ha impiegato otto anni fra i Rog e gli Strinic per iniziare a capire quale tipo di calciatore facesse bene al Napoli. Poi lo ha capito e se n'è andato per crescere professionalmente. Ha deciso di non comprare nessuno alla Juve e ora fa un campionato di vertice, che l'anno scorso i bianconeri si sarebbero sognati. Sarà un caso? Tutto questo per dire che saremo i primi ad esultare qualora finalmente si desse spazio a un giocatore delizioso come Lindstrom, ma bisognerebbe cambiare un bel po' della circolazione palla del Napoli e del modo di attaccare. Che neanche ci dispiacerebbe, così come un utilizzo maggiore di Cajuste che è un buonissimo giocatore ed è l'unico che sa correre all'indietro (bene) in questa rosa. Per ora resta un dubbio grande quanto Castel Volturno.

Di Mattia Fele

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