calcionapoli1926 editoriali La Champions è un’altra cosa: è un Napoli adolescenziale con un po’ di “saudade”

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La Champions è un’altra cosa: è un Napoli adolescenziale con un po’ di “saudade”

Giovanni Frezzetti
Giovanni Frezzetti Editorialista 
Sconfitta senza attenuanti per gli azzurri che cadono sul campo dei lusitani, ma non c'è da fare drammi

Una sconfitta senza attenuanti per il Napoli che cade sul campo del Benfica. Una partita senza storia in cui la reazione dopo lo svantaggio è stata timida. Conte le ha provate tutte, ma non è riuscito a sovvertire la situazione. Nonostante il ko, però, non c’è da fare drammi o da gettare la croce su qualcuno: dopo cinque vittorie consecutive uno stop ci sta, soprattutto fuori casa e in una competizione come la Champions in cui l’esperienza internazionale conta. E il Napoli da questo punto di vista ne ha di strada da fare.

La Champions è un’altra cosa: è un Napoli adolescenziale con un po’ di “saudade”

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L’avvio mette subito le cose in chiaro (in negativo) per il Napoli: tanta distrazione e il Benfica grazia due volte gli azzurri. Un pasticcio dietro l’altro e alla fine i portoghesi si portano avanti. La reazione della squadra di Conte è timida: un po’ la stanchezza e un po’ qualche idea confusa, alla fine la gara prende la direzione di Mourinho. Quel vecchio volpone sa come controllare la gara e come addormentarla. Nella ripresa il Benfica raddoppia e la mette in ghiaccio mostrando qualche limite del Napoli. Conte con i pochi cambi a disposizione ha provato a cambiare musica ma c’è stato poco da fare. Ripetiamo: nessuna critica, ma un’analisi lucida della situazione. Per usare un termine portoghese, è chiaro che il Napoli abbia un po’ di “saudade”, soprattutto in Champions. I 7 punti totalizzati sono arrivati tutti in casa; e anche in campionato e Coppa Italia, eccezion fatta per la vittoria di Roma, le vittorie sono arrivate in casa. Quasi ad evidenziare nuovamente l’importanza della spinta del Maradona. E quella “saudade” la vogliamo intendere come la mancanza dei tifosi che il Napoli sente dentro. Ci può stare, d’altronde nel 2025 gli azzurri sono imbattuti in casa e tra le mura amiche ci hanno costruito la vittoria di uno scudetto. Questo termine brasiliano che esprime al meglio la nostalgia si lega a doppio filo a un altro tema che in Champions e nelle gare importanti conta: l’esperienza.

Nelle notti europee contano i nervi e la gestione del pallone e delle energie: per farlo serve l’esperienza, quella che al Napoli manca: potremmo dire che gli azzurri si trovano ora nella loro fase adolescenziale. È chiaro che avere fuori Lobotka, De Bruyne, Anguissa, Lukaku &co. in gare del genere pesa. L’approccio aggressivo del Benfica ha consentito alla squadra di Mou di mettere le cose in chiaro in 20 minuti e di gestirla con l’esperienza. La differenza, non tecnica, è stata chiara. Ma calma a far drammi: Conte ha sempre sottolineato con ragione che i calciatori del Napoli devono accumulare esperienza ed abituarsi a certe situazioni e palcoscenici. Insomma, la strada da fare è lunga ma ci sono motivi per sperare in un percorso di crescita che continuerà. 1) Conte in queste situazioni è un maestro a toccare le corde giuste; 2) Il ruolino di marcia è comunque positivo dopo la disfatta Bologna; 3) Il finale della partita col Benfica non è da buttare: si è avuta la prova che il Napoli è vivo. Un segnale incoraggiante visto che, dopo l’Udinese, arriva la Supercoppa, il primo trofeo della stagione che può dare certezze alla squadra. Poi c’è il tema infortuni: si spera che il peggio sia alle spalle, ciò che è certo è che il rientro scaglionato dei vari big porterà nuova linfa al Napoli. Conte lo sa, attende, anche lui con un po’ di “saudade” di quella creatura che, insieme al suo tocco magico, lo ha portato la scorsa stagione a fare una cavalcata storica.

A cura di Giovanni Frezzetti

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