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editoriali

Dal gol di Pirlo alla testata di Zidane: quando l’Italia 15 anni fa salì sul tetto del mondo

BERLIN - JULY 09:  The Italian players celebrate as Fabio Cannavaro of Italy lifts the World Cup trophy aloft following victory in a penalty shootout at the end of the FIFA World Cup Germany 2006 Final match between Italy and France at the Olympic Stadium on July 9, 2006 in Berlin, Germany.  (Photo by Shaun Botterill/Getty Images)

Un amarcord sulla vittoria del Mondiale dell'Italia nel 2006

Giovanni Frezzetti

La nostra Nazionale, nei suoi fasti o nelle sue sconfitte, rappresenta un elemento di forte coesione sociale. In un’Italia spaccata, spesso troppo divisa, le partite degli azzurri, soprattutto quelle disputate durante il Mondiale o l’Europeo, fanno stringere il nostro Paese in un abbraccio che troppe volte è mancato nel momento del bisogno. La notte del 9 luglio 2006 l’Italia intera si è stretta ed ha alzato la Coppa insieme al capitano Fabio Cannavaro. Gli azzurri, guidati da Marcello Lippi, sono arrivati a quel Mondiale non di certo da favoriti, anzi nessuno avrebbe scommesso un centesimo sulla vittoria della nostra Nazionale. Eppure, in un’Italia calcisticamente devastata a causa dello scandalo Calciopoli, un qualche meccanismo si è innescato e l’orgoglio azzurro ha portato la squadra a fare una cavalcata memorabile verso il trionfo.

L’Italia intera esulta: 15 anni fa il trionfo mondiale

 (Photo by Alex Livesey/Getty Images)

Tutto è iniziato il 12 giugno con Italia-Ghana: un 2-0 per gli azzurri con un goal per tempo, prima con Pirlo e poi con Iaquinta. La seconda gara, il 17 giugno contro gli Stati Uniti, ha riportato momentaneamente la Nazionale con i piedi per terra: 1-1 con la rete di Gilardino e la sfortunata autorete di Zaccardo, poi anche l’espulsione di De Rossi per una gomitata ad un giocatore americano. L’ultima partita del girone contro la Repubblica Ceca è terminata con un secco 2-0, con Materazzi che la sblocca di testa e Inzaghi che nel finale si fa tutto il campo affiancato da Barone, ma non gliela passa, non gliel’avrebbe mai passata, e segna il goal del 2-0.

L'Italia e il Mondiale: dal rigore di Totti al gol di Grosso

 (Photo by Robert Cianflone/Getty Images)

L’Italia passa il girone da prima e affronta l’Australia. Gli australiani sono tosti, una gara dura ed estenuante che si avvia ai supplementari, ma un episodio cambia l’andamento delle cose. Grosso in area dopo un dribbling viene atterrato: è rigore, anche se con qualche dubbio. Sul dischetto c’è Totti che con uno sguardo glaciale incanta il portiere dell’Australia ed insacca il goal qualificazione.

L’Italia va ai quarti e sfida l’Ucraina. La gara alla vigilia sembra ostica, ma un lampo di Zambrotta la sblocca subito dopo 6 minuti. Poi, nel secondo tempo, sale in cattedra il bomber tanto atteso: Luca Toni che fa doppietta e regala alla Nazionale il sogno della semifinale.

Ad una passo dalla finale l’ostacolo degli azzurri è rappresentato dalla Germania, rivale di sempre e padrona di casa di quel Mondiale. Si gioca a Dortmund ed il tifo per i tedeschi è impressionante. L’Italia scende in campo con grande solidità, combattiva e concentrata. La partita è tirata, si lotta su ogni pallone, nessuno vuole perdere, e lo 0-0 dopo i tempi regolamentari appare scontato. Ai supplementari la gara è ancora più serrata e il risultato sembra non volersi sbloccare, ma poi un lampo di genio. Al 119°, con le ultime energie in corpo, Fabio Grosso, l’uomo che non ti aspetti, scaglia un gran sinistro da fuori area e batte il portiere tedesco: è goal!

Manca un minuto, uno solo, e l’Italia deve resistere. Cannavaro, baluardo azzurro, recupera in uscita un gran pallone: siamo al 120°, ormai è finita e bisogna solo tenere palla. Invece no! Gilardino porta il pallone e non va verso la bandierina ma si avvia verso la porta tedesca. Alle spalle sente arrivare Del Piero, gliela passa: gran tiro a giro ed è 2-0, la Nazionale è in finale.

La testata di Zidane: l'Italia diventa campione del mondo

 (Photo by Ben Radford/Getty Images)

9 luglio, Olympiastadion di Berlino, Italia-Francia, chi vince è campione del mondo. La tensione è alle stelle, con due squadre che nessuno si attendeva in finale. Da un lato la difesa azzurra, con Cannavaro e Materazzi protagonisti, protetti dalle mitiche parate di Buffon; dall’altro Zidane, condottiero della Francia alla sua ultima partita da calciatore. La gara inizia e dopo 7 minuti si mette male per gli azzurri: rigore per i francesi. Zidane non vuole solo segnare, vuole umiliare l’Italia: cucchiaio, con un po’ di fortuna la palla entra dopo essere sbattuta sulla traversa, 1-0 per i francesi. L’Italia non molla ed al 19° l’uomo che non ti aspetti vola in cielo su calcio d’angolo e con una zuccata da centravanti fa 1-1: è Marco Materazzi. La partita continua e in campo se le danno di santa ragione, ma la gara resta sull’1-1 e si va ai supplementari. Ed ecco l’episodio chiave: l’arbitro argentino Elizondo è distratto e non vede cosa accade, davanti ai suoi occhi c’è solo Materazzi a terra dolorante. Il IV uomo ha un monitor davanti, vede tutto: Zidane ha dato una testata a Materazzi.

Un uso improprio della tecnologia porta l’arbitro argentino a compiere il gesto decisivo: rosso a Zidane. La Francia perde il suo campione, il suo leader, ma resiste e porta la partita ai rigori. I 5 italiani tirano in maniera perfetta, roba da far vedere nelle scuole calcio per insegnare ai ragazzini come si tira la massima punizione. I francesi sono meno freddi e Trezeguet sbaglia, colpisce la traversa. L’Italia è campione del mondo per la quarta volta nella sua storia!

Ognuno di noi ricorda dov’era precisamente quella notte e non lo dimenticherà mai. Ben 14 anni son passati da quando l’Italia intera si tinse d’azzurro, ricordi indelebili ed emozioni uniche che tutti noi aspettiamo di riprovare. 9 luglio 2006-9 luglio 2020, sembra ieri ed invece è passato tanto tempo. La Nazionale 14 anni fa ha regalato un sogno ad un Paese intero che ancora oggi custodisce dentro di sé il suo orgoglio italiano per quell’impresa.

A cura di Giovanni Frezzetti

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