Per Calzona è tempo di applicare il pugno duro
Lo scudetto di soli 12 mesi fa sembra distante secoli. Dal giorno alla notte. Dove sono finite le colpe della società sono cominciate quelle di coloro che il manto erboso lo calpestano.
Ora servono scelte forti
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Ora servono scelte forti, e non solo dal punto di vista futuristico. Servono scelte forti anche da chi ha il dovere di far terminare dignitosamente la stagione ai calciatori. Calzona non è né l'artefice, né uno dei principali colpevoli. Ha il dovere, però, come anticipato, di applicare scelte forti. Il problema reale del tecnico, probabilmente, è stato proprio il suo precedente trascorso napoletano. Il vice allenatore è storicamente sempre più amichevole rispetto al tecnico. La sua figura, dunque, non necessariamente per colpe sue, potrebbe essere vista indirettamente come non autoritaria. Calzona ama Napoli, forse anche troppo, ma non riesce a salvarla dal baratro. A più riprese c'è stata un'evidente mancanza di personalità. I calciatori, nessuno escluso, hanno deciso di intraprendere la strada dell'ignobiltà. Tra promesse non mantenute, ritiri rifiutati, impegni mancati, questa stagione ha deciso di non perdersi nulla. Neanche l'orgoglio personale ha potuto qualcosa dinanzi al pressappochismo di chi a cadenza mensile viene lautamente stipendiato. La via del tramonto è quanto meno vicina, sia per questa sciagurata stagione, sia per gli interpreti. La richiesta della tifoseria in seguito all'ennesima figura strampalata di togliersi la maglia è più che legittima. In campo, col tricolore in petto e con lo stemma della Dea Partenope, è giusto che vada chi sia consapevole di avere questa appartenenza che gli scorre nelle vene. E allora via dal campo anche il Capitano se serve, via chi ha scritto la storia azzurra lo scorso anno. Servono scelte forti, e Calzona è il primo a doverle attuare per dare un segnale. Nelle ultime due partite che scenda in campo la Primavera se necessario.