editoriali

“Ha dda passà ‘a nuttata”, ma non mi riferivo alle notti polari

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Sull'impegno nulla da dire, ma manca la tranquillità necessaria per concretizzare
Redazione

Napoli-Monza sembra l’ennesimo crocevia. L’ennesimo banco di prova. Diventa l’ennesima occasione persa. Il Napoli sembrava in ripresa di gioco e condizione pur se in assenza di risultati. In realtà zoppica vistosamente ed è il fantasma della squadra che in primavera ha vinto il campionato. Abbiamo concesso poco ma concretizzato ancora meno. Una marea di occasioni fallite (Anguissa, Zerbin, Kvara e pure Gaetano) e, paradossalmente, potevamo anche perderla, se Pessina non avesse deciso di tirare quel calcio di rigore così male. Senza Osimhen e Politano, Kvara sa che le maggiori responsabilità di creare qualcosa di pericoloso le ha lui. Si propone, detta il passaggio, prova a concludere. Vivace, ma non concreto, e si divora ancora un gol facile.

“Ha dda passà 'a nuttata", ma non mi riferivo alle notti polari

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Mazzarri:

Purtroppo l'analisi che mi sento di fare è che ormai si è persa la lucidità che ti deriva dai risultati. Sull'impegno nulla da dire, ma manca la tranquillità necessaria per concretizzare. “Ha dda passà 'a nuttata", scrivevo l’altra settimana. Ma mi riferivo alle notti normali, di 8 ore, non alle notti polari, quelle che possono durare anche tre mesi. Quando una squadra ha il problema di metterla dentro non si può tenere in panchina chi, per ruolo e caratteristiche, è il più predisposto a metterla dentro. Simeone all’85° non si spiega. E non ce lo spiega lui. Che si becca anche un rosso inutile. Francamente avrei preferito se lo fosse preso a Roma, quando Mourinho indirizzava la gara, intimoriva Kvara e l’arbitro consentiva di picchiare come fabbri. Non all'80° contro il Monza.


Il pubblico:

Lo stadio pieno sembrava un mistero per chi racconta il Napoli. I quali dimenticano, o non sanno, che nel periodo natalizio i napoletani si triplicano, perché chi è emigrato torna casa per le feste. E lo stadio è tappa obbligata, specie in famiglia.

De Laurentiis:

Fa tre cose buone. 1 - Ci mette la faccia. 2) Si rivolge ai tifosi e si scusa, prendendosi le responsabilità della crisi del Napoli. 3) Promette impegno a rimediare nel mercato di gennaio. Era quello il momento nel quale bisognava levargli il microfono. Però poi arriva un attacco fumoso alla stampa che per riempire le pagine dei giornali si lascia andare a suggestioni e sentito dire, senza scrivere la verità. E quale sarebbe la verità? La sa ovviamente lui, ma pur avendo il microfono lì, dà appuntamento a Palazzo Petrucci tra un mese. Segniamo quindi in agenda, insieme al 12 agosto dove aspettiamo ancora il proclama degli obiettivi stagionali del Napoli. Segue un giustissimo attacco agli arbitri per la tolleranza nel “picchiare” i nostri attaccanti, ma appare un po’ tardivo, per quanto comunque necessario. Non è cosa da poco a mio avviso averci messo la faccia, ed aver chiesto scusa. Ma non perché si pretendessero delle scuse, ma perché indovinare i modi e tempi degli interventi è cosa fondamentale. Il silenzio dopo quel famoso Napoli - Verona, Il silenzio dopo l'arbitraggio di Orsato in Inter - Juventus, ed altri silenzi hanno causato malumori e danni.

Ma anche esternazioni fuori luogo hanno avuto il loro effetto nefasto. Stavolta De Laurentiis sembra prendersi le responsabilità: non sembra più sempre colpa d’altri (anche se poi c’è la verità nascosta che svelerà e che lascia intendere proprio questo).

Per oggi non sono i tifosi ad aver fatto esonerare Garcia o dimettere Spalletti, come quando invece, parole sue, lo costrinsero ad esonerare Ancelotti. Non è colpa di Gattuso che non fece venire Ibra. Non è colpa dei giocatori marchettari" o privi di napoletanità. Non ci sono vessati, ingolositi o perdenti. Stavolta l’uomo solo al comando fa quello che deve fare chi si sceglie questo ruolo, cioè prendersi anche le responsabilità. Ecco perché quelle tre cose sono buone, ecco perché quelle successive un po' meno. Ma l’individuazione delle responsabilità deve essere un semplice esercizio di onestà intellettuale per capire dove si è sbagliato e rimediare, non per crocifiggere. La stagione è in corso, il mercato si sta riaprendo e le possibilità di intervenire ci sono. C’è anche il vil denaro da impiegare. Si parte dalla consapevolezza di aver sbagliato allenatore, di aver sbagliato a cambiare preparatore e di aver sbagliato campagna acquisti. Ma, soprattutto (lo spero) di aver capito che un successo è il frutto dell’operato di un collettivo. Che se “tutti sono utili e nessuno è indispensabile” non vuol dire che sono tutti inutili. Ha sbagliato Adl a pensarlo e ha sbagliato chi gliel’ha fatto credere. Ma ora è tempo di ricostruire. Le verità del 25 gennaio mi interessano relativamente; sono molto più ansioso di vedere le mosse di gennaio. Se c’è visione prospettica, se esiste già l’allenatore futuro e se è con lui che si definiranno le scelte di oggi. Serve una scossa, di quelle pesanti. Serve ferrea volontà, coraggio e rischio. Poi scenderemo tutti insieme in campo, consapevoli che può andare bene o male. L’importante è provarci. Proviamoci. E buon anno a tutti; il 2023 resterà per sempre l’anno del terzo scudetto. Quello non ce lo leverà nessuno.

A cura di Maurizio Zaccone

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