calcionapoli1926 editoriali Gli unici Fab Four che funzionavano erano i Beatles!

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Gli unici Fab Four che funzionavano erano i Beatles!

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E invece il Napoli prende sei gol e si rivela una stonata banda di paese! Una serata da incubo: ora Conte ha davanti un lavoro durissimo
Giovanni Frezzetti
Giovanni Frezzetti Editorialista 

Era iniziata bene, è finita malissimo: dopo il ko di Torino, il Napoli incassa un’altra bruttissima sconfitta, ancora più dolorosa, in casa del PSV. Questa fa più male, per il risultato tennistico e perché arriva in Champions, il cui cammino ora è in salita: due sconfitte in tre partite (su otto da disputare) mettono pressione agli azzurri in vista delle prossime gare. Per ottenere la qualificazione al prossimo turno serve un filotto e, ad oggi, dopo questa prestazione indecente, sembra impensabile. Il ko arriva dopo l’ennesima partita in cui Conte, che ora non può sottrarsi alle sue responsabilità, si è incaponito con i Fab Four: ma gli unici che funzionavano erano i Beatles, i nostri sono una stonata banda di una sagra di paese.

Gli unici Fab Four che funzionavano erano i Beatles

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Ancora una volta Antonio Conte ha scelto di rinunciare a un’ala per giocare con i Fab Four, che ieri erano three perché mancava Lobotka. Ecco, neanche l’assenza dello slovacco e la sconfitta col Torino hanno portato il tecnico a cambiare le sue scelte. Si rinuncia a un’ala, come Neres o Lang, in una gara in cui era prevedibile trovarsi davanti una squadra dedita all’attacco ma penetrabile dietro. Ci si chiede perché, dopo la buona base gettata lo scorso anno, in questa stagione non si sia continuato sull’assetto che ha consegnato al Napoli lo scudetto. In Conte we trust, direbbero gli anglofoni, ma qualche dubbio sorge su questa sua ossessione per i Beatles. Troppa confusione vista in campo con i calciatori che sono sembrati svuotati e senza idee: un vero e proprio cortocircuito emerso nelle ultime due gare che rischia di generare nella testa dei calciatori una continua ansia da prestazione. Quel rosso a Lucca è l’emblema del nervosismo che si sta generando nell’ambiente. Anche quel piglio diverso visto a inizio ripresa è stato un fuoco di paglia e all’occhio sono saltati solo gli errori continui, di squadra e dei singoli.


Un inizio abbastanza buono del Napoli con McTominay che torna al gol, ma è solo un’illusione che dura poco. Eravamo già pronti a citare Dante con la sua “E uscimmo a riveder le stelle” per sottolineare il riscatto dopo il ko di Torino. E invece ecco un’altra sconfitta. La stella McTominay (che alla fine ne fa due) e la luce di Spinazzola gli unici due lampi di una partita che ha portato a galla tutte le fragilità difensive di questo assetto del Napoli. Prestazione complessiva e dei singoli completamente inguardabile. I primi due gol, quelli che hanno cambiato la partita, sono degni del grande classico del giovedì: scapoli contro ammogliati. Gli altri sono frutto di un totale sfasamento dei meccanismi di squadra. La squadra ha perso la sua solidità difensiva, l’arma vincente della scorsa stagione. Conte stavolta è sul banco degli imputati: i suoi tre cambi sono stati un tentativo disperato di cambiare spartito, ma la musica è rimasta stonata. Riesce anche difficile in questo momento, nel cuore della notte, trovare la lucidità per analizzare una debacle di così grande entità. Ora toccherà rialzarsi contro l’Inter, una delle favorite per lo scudetto. I nerazzurri sabato arrivano al Maradona in grande salute ed è una partita che sa già di scudetto. Al di là delle definizioni, sarà certamente una gara che dirà cosa è diventato questo Napoli: siamo una banda di paese oppure torneremo a suonare la musica dei Beatles che ha portato al quarto scudetto? Ad oggi la risposta può darla solo il campo.

A cura di Giovanni Frezzetti

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