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editoriali

Con «stiamo arrivando» le squadre del Nord forse intendevano a prendere appunti dal Napoli

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La forza del Napoli è imbarazzante. Prende gli avversari e impone rispetto, quasi amore. Quasi agli altri piace perdere, se è contro una squadra di questo genere. Osimhen, Kvaratskhelia, Kim e Lobotka da rinchiudere in una teca eterna

Mattia Fele

Il Napoli di Spalletti ha un vestito per ogni occasione. È più simile a un corpo di ballo che ad un fabbro, che sì guarda solo avanti - come dice Spalletti - ma fa della pratica e dell'applicazione le uniche grandi direzioni del suo lavoro. Il Napoli invece ha nei piedi e nella testa al momento una purezza, una comprensione del gioco (e delle mosse degli altri, dei compagni, dei pensieri dell'allenatore) senza senso. Lobotka traduce perfettamente il calcio ideale di ogni critico, determinante in avanti e all'indietro. Kim e Rrahmani a volte sembrano fondersi tant'è minima la distanza tra loro in fase di gioco. Lozano è brillante, Zielinski fluido come un liquido che sa adattarsi al contenitore. Così con gli spazi a centrocampo. Di Osimhen inutile parlare: è fuori da ogni logica atletica. Fa delle cose straordinarie a velocità spaventose, con continuità. Un po' si tocca il flessore e poi continua a correre. Kvaratskhelia è uno dei più forti calciatori all'esordio in una squadra che si siano mai visti. Anche Empoli è acqua passata.

Fenomhen

empoli napoli
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In un pomeriggio pieno di macabri ricordi (ha detto bene Spalletti: l'anno scorso in Toscana si persero fatalmente le ultime speranze Scudetto), si è vista una squadra sola. E non per demerito degli altri o per casualità. Il Napoli è arrivato ad un livello per il quale le partite le divora. Nella mente e nel gioco. Così subito nei primi minuti, con quegli scatti di Osimhen e Lozano, con i movimenti di Zielinski che tagliava e si scambiava con Kvaratskhelia. Con Lobotka che porta a spasso il suo marcatore e libera praterie per i terzini dentro al campo. Si fa fatica a trovare dei difetti in questa squadra quasi quanto come è difficile parlarne in senso nuovo. Una squadra di questo genere difficilmente si è vista in Serie A: anche l'Inter del 2006-07 non giocava con questa dominanza. Vinceva di forza, con Vieira a centrocampo ed Eto'o con Milito davanti. Con le punizioni di Sneijder. Qui Spalletti invece ha portato un calcio verticale e lo ha trasferito nei piedi dei giocatori adatti, ben combinati, nel momento più importante della loro carriera (e lo sanno, e si vede). Tutto fa pensare all'impossibilità di un calo.

I due gol sono di rapina, neanche fanno testo nell'analisi generale del dominio di Empoli. Osimhen ha segnato il suo 19esimo gol in Serie A (ancora di tap-in, come in tante altre occasioni), Kvaratskhelia ha di nuovo incantato e fatto un pre-assist sull'autogol di Ismajili. Poi è entrato Simeone e ha calciato due volte in porta in 30 secondi contati. Elmas ha dribblato anche l'arbitro e il guardalinee, Zielinski - lo ripetiamo, piace dirlo - era etereo come una girandola o un'aquilone che insegue il vento. Non c'era e poi c'era. Non ha sbagliato tecnicamente nulla. A Lozano manca solo il gol, che pure arriverà (insieme a quelli di Politano). Per una squadra che in campionato ha la miglior difesa, il miglior attacco, il maggior numero di clean sheet, di possesso palla, di tiri in porta, di spettacolo, di valori. Il Napoli sta unendo il mondo in complimenti e giudizi. Thierry Henry ha parlato in TV di quanto abbia voglia di vedere un ipotetico match di Napoli contro Manchester City, definendole squadre di pari livello. Intanto a Dimaro c'erano sempre gli A16 (anche questo lo ricorderemo a vita).

Il Napoli è una squadra che non subisce tiri in porta, che sta stretta quando serve e larga quando può. Che unisce giocate orizzontali a verticali, quantità a qualità. È al momento un undici senza difetti e senza indicazioni che questo possa cambiare. Anzi, sembra pure avere margini di crescita. Ricordando pure che s'è fatto male Raspadori, acquisto di maggior valore (30 mln da versare nelle casse del Sassuolo) del roboante mercato estivo, rumoroso perché considerato spicciolo dalle menti di chi giudica solo il lavoro degli altri. 65 punti su 72 in un campionato che si vince sotto ai 90, considerando il percorso per niente netto delle altre. Significa che per il terzo Scudetto mancano 25 punti sui prossimi 42 disponibili. Sembra uno scherzo, una passeggiata di salute. Fa bene però Spalletti a tenere tutti in piedi e in riga: sa quanto sia importante (anche per lui) vincere uno Scudetto con il Napoli e andare il più possibile avanti in Champions. A marzo Lazio e Atalanta, poi Eintracht e Torino i quattro scontri. Se il Napoli li perdesse tutti (non succederà) sarebbe comunque ancora primo e forse passerebbe pure il turno. Questa ad oggi è la dimensione del Napoli di Spalletti, Giuntoli e De Laurentiis.

A cura di Mattia Fele

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