Da qui parte la discesa dell'ex Udinese che, prima è arrivato nello scetticismo con il peso sulle spalle di un affare da 35 milioni, poi si è visto gettato nella mischia a causa dell'infortunio della sua "guida" e infine si è visto privato della fiducia di chi a Napoli lo aveva voluto.
In Coppa Italia contro il Cagliari da parte di Lucca si è vista un'altra prestazione insufficiente, condita però da un gol da rapace d'area che poteva essere un punto di svolta per il ragazzo. Eppure, all'uscita dal campo sull'1-0 con la rete che fino a quel momento stava decidendo il match, l'ex Udinese si è visto tradito da una grande fetta di pubblico partenopeo che lo ha fischiato per poi, per così dire, "osannare" l'entrata in campo di Hojlund. Mai forse si erano visti 2,01 metri di ragazzo divenire così piccoli in un rettangolo verde.
Nella testa del Lorenzo bambino in quel momento saranno passati un'iperbolica quantità di scenari: cresci in un paese nella provincia di Torino con il sogno un giorno di calcare i campi dei più grandi palcoscenici mondiali e anni dopo ti ritrovi ad essere fischiato dagli stessi tifosi che dovrebbero acclamarti.
La verità però è un'altra. Per puntare sempre più in alto, il Napoli ha bisogno di poter contare in qualsiasi momento su tutti gli elementi a disposizione del mister. Nonostante gli errori, le prestazioni negative e le difficoltà, un tifoso non deve mai fischiare un proprio giocatore, ancor di più se nei 68 minuti giocati si è vista la volontà di ritagliarsi un proprio spazio nello scacchiere azzurro. Si può discutere l'atteggiamento, l'egoismo e anche qualsiasi aspetto legato puramente alla sfera tecnica. Chi veste la maglia del Napoli però va sempre supportato, specie quando il gioco si fa duro. Ma questo è un ideale sconosciuto ai più.
A cura di Francesco Iodice
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