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È una stagione balorda, che va solo difesa tenendoci il poco di buono. Partendo dal georgiano

editoriale di maurizio zaccone napoli
L'editoriale di Maurizio Zaccone per CalcioNapoli1926
Redazione

È tardi. È passato anche tutto il lunedì e il sapore sul palato che lascia questa vittoria, in casa con il Verona, assume un sapore più definito. Fa piacere, ma è insipido.
Breve riassunto del match.
Primi 45 minuti: il ritorno al 4-3-3 ci restituisce un Napoli più volitivo e propositivo, che produce un 77 per cento di possesso palla e due conclusioni insidiose... del 77, di Kvaratskhelia, tra i più vivaci nel primo quarto d'ora, per poi alternare momenti di rifiatamento ad occasioni in cui si intestardisce in ostinate iniziative personali. Impreciso Cajuste nei primi venti minuti, lo svedese si riprende nella seconda parte del tempo. Il Verona non punge, ma ha moltissime attenuanti. Almeno 15, che sono i giocatori ceduti nel mercato di gennaio, molti dei quali titolari.
Ah, poi c’è il rigore su Kvaratskhelia non dato. Ma ormai non è neanche più una notizia. Il Napoli gioca bene i primi venti minuti, poi va in letargo. Montipò difende alla grande la porta degli Scaligeri.

Secondi 45 minuti: il Napoli comincia come aveva iniziato. Male. Nel frattempo è il Verona a passare in vantaggio. Doccia fredda, paura. La classifica che ci osserva con crudeltà, gli obiettivi che da ridimensionati appaiono svaniti, la delusione che cerca un colpevole. Però non è ancora finita. Poi entrano Mazzocchi, Ngonge e Lindstrom. Montipò si trasforma in Neuer per diversi minuti, ma poi deve capitolare anche lui. Succede quando Mazzocchi apre per Lindstrom, che fa sedere a terra un avversario e la mette per l’ex Ngonge che pareggia. Che te ne fai di un pareggio? Lo metti sotto aceto? E già pensi se Mazzarri si dimette o lo cacciano. E che ne sarà di noi? Poi arriva lui; accende la luce e illumina il Maradona.


In zona Mazzarri arriva una perla del georgiano a salvare la domenica. A farci digerire il pranzo e a non intossicarci l’inizio settimana.

Però hai sempre vinto, di sofferenza, contro la penultima in classifica che si è venduta pure i palloni a gennaio. E ora dobbiamo andare a Milano, e tra un po’ arriva il Barcellona.
La classifica ci vuole a 4 punti dal quarto posto. La guardiamo un po’ per chiederle: chi siamo? Non lo riusciamo a capire. A “botta” di “test” qua il campionato finisce pure. Avevamo perso l’identità, l’abbiamo ricercata, poi abbiamo deciso di cambiarla e non sappiamo ancora se ha preso forma. Si è anche chiuso il mercato che prometteva fuochi d’artificio e ci ha dato qualche bengala. Riflessioni sparse: Kvaratskhelia non si sostituisce. Lo si chiama solo per adeguarlo e rinnovarlo se vogliamo guardare al domani. De Laurentiis con il foglietto in mano a snocciolare le 23 partite del signor Lindstrom da ala e una sola partita giocata al centro. Mazzarri lo mette al centro e il signor Lindstrom gioca la sua migliore partita. Un bel tacer non fu mai scritto. Gollini lasciamolo titolare fino al termine del campionato. Di obiettivi non ne parliamo più e non ci pensiamo più.

È una stagione balorda, che va solo difesa per ripartire meno azzoppati possibile. Tenendoci il poco di buono che emerge, e gettando il resto. In quel poco di buono c’è un georgiano, ovviamente.

A cura di Maurizio Zaccone

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