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editoriali

La doppia (e falsa) morale del popolo bianconero ci consegna di fatto lo scudetto del 2018

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L'editoriale

Giovanni Ibello

La Juve è capitolata non solo nelle aule di tribunale, ma anche in campionato. Il motivo? Il popolo bianconero non ha alcun dubbio: è a causa del contraccolpo psicologico post-sentenza, quella stessa sentenza che a loro dire avrebbe compromesso la lealtà sportiva del torneo. Ma facciamo un passo indietro e proviamo a procedere per gradi. Come tutti sanno, nel 2018 il Napoli di Sarri ha perso un campionato contro una squadra che carte bollate alla mano avrebbe realmente minato la competitività della rassegna con manovre finanziarie di dubbia liceità (tanto per usare un eufemismo).

Pjanic-Orsato è solo la punta di un iceberg di nefandezze arbitrali!

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Il condizionale è d'obbligo, certo. Sono tutti innocenti fino all'ultimo grado di giudizio. Ma per ora, a fronte delle ultime vicende giudiziarie, il forte sospetto che le cose siano andate diversamente è fondato. Più in generale, il Napoli ha perso lo scudetto del 2018 perché a Cagliari, a Benevento, a Roma (sponda Lazio) e a Milano (sponda Inter) ci sono stati degli episodi arbitrali che hanno clamorosamente favorito il cammino della Vecchia Signora. La Juve ha vinto quel campionato in carrozza, con il vento dell'AIA a favore. E sbaglia chi pensa che si è deciso tutto con l'orrido siparietto tra Pjanic e Orsato. Quella è solo la punta di un iceberg di nefandezze! Chi può dimenticare Bernardeschi che gioca a volley indisturbato nell'area di rigore del Cagliari, Benatia che stende Lucas Leiva nell'area di rigore della Lazio (poco prima del gol allo scadere di Dybala), il beneventano Diabaté abbattuto con ferocia. E chi può scordare Pjanic che scherza con il compiacente fischietto di Schio... La verità è che quel Napoli ha dovuto lottare contro un Idra, il mostruoso serpente mitologico a più teste...

A Napoli si dice "nun sputà 'n cielo, ca 'n faccia te torna"

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Ed è questo il senso più profondo dell'espressione "scudetto perso in albergo". All'ennesima pagliacciata, i nostri ragazzi sono crollati psicologicamente. Dovevano vincere a Firenze? Questo è certo, ma è difficile biasimarli. Ci prendevano per i fondelli, ci dicevano che non sappiamo perdere, che siamo buoni solo a lamentarci. Ma a Napoli si dice "nun sputà 'n cielo, ca 'n faccia te torna". Oggi, quelle stesse persone ci vengono a raccontare che la penalizzazione ha dilaniato il campionato e che, guardando i risultati sportivi, non si può non tener conto del contraccolpo psicologico (lo ha ribadito finanche un maestro come Xavier Jacobelli sulle colonne di TuttoJuve).

Signori e signori, questa è la doppia morale del popolo bianconero. Se sono loro a vincere - con tutte le spintarelle del caso - saranno sempre gli altri a essere in difetto e distanti dal famigerato stile Juve. Quando invece raccolgono i frutti delle loro malefatte bisogna comprenderli e riconoscergli ogni alibi. Ed è proprio il caso di dire, alla luce di tali premesse, che la doppia e falsa morale del popolo bianconero ci cuce sul petto lo scudetto del 2018. A parti invertite loro lo avrebbero già considerato vinto "sul campo", e da tempo. La verità è che quei ragazzi meritavano ben altra gloria e chissà che un domani non troppo lontano non si farà realmente giustizia.

A cura di Giovanni Ibello