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L'equilibratore del Napoli

Demme, il destino tinto d’azzurro nel nome di Diego: Spalletti ritrova l’equilibratore

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Diego Demme, l'uomo con Napoli nel destino

Sara Ghezzi

Il 21 novembre del 1991 a Herfod, una cittadina tedesca nacque un bambino dal destino segnato: Diego Demme. Padre calabrese tifosissimo del Napoli che sceglie di chiamare il figlio come il re di quella città e quella squadra che tanto amava, Diego Armando Maradona, il dio del calcio. Il piccolo Diego cresce con il sogno di diventare calciatore. Ma soprattutto con la voglia di rendere orgoglioso il papà indossando quella maglia azzurra che tante emozioni gli ha regalato in Germania.

La chiamata del Napoli che emoziona i Demme

Demme, il destino tinto d’azzurro nel nome di Diego: Spalletti ritrova l’equilibratore- immagine 2

L’11 gennaio del 2020 viene ufficializzato il suo acquisto da parte del Napoli. Una scelta di cuore quella di Diego che lascia la Germania. Nello specifico il Lipsia, squadra di cui era capitano e soprattutto con cui stava costruendo il sogno di vincere il campionato. Ma lui non ci ha pensato due volte. E quando è arrivata la chiamata del club a cui è legato il suo destino e del suo mito Gennaro Gattuso non ha potuto dire di no. Al momento del suo arrivo la squadra azzurra stava vivendo uno dei momenti peggiori degli ultimi anni e lui sin dal primo minuto in cui è sceso in campo si è rivelato un acquisto di altissimo livello.

Demme si è impossessato del centrocampo del Napoli, con autorevolezza, disegnando geometrie, ma soprattutto dando equilibrio ad una squadra che sembrava spaesata. Partita dopo partita ha conquistato il cuore dei tifosi che torna a battere per un Diego. Lo fa in punta di piedi, senza strafare, senza fare grandi proclamazioni. E così a pochi mesi dal suo arrivo riesce a conquistare un trofeo con la maglia azzurra per la grande emozione del papà e lo fa da protagonista.

La stagione successiva però per lui non inizia nei migliori dei modi. Infatti mister Gattuso inizialmente pensa di poter far a meno di lui preferendo un nuovo modulo in cui per Diego non c’è posto. Ma Demmeè uno tosto e dimostra che il Napoliha bisogno della sua grinta, della sua pulizia. della suo visione di gioco. Così complice la poca brillantezza di Bakayoko, il centrocampista tedesco si è ripreso la titolarità siglando anche due reti in campionato ed una in Europa League. Con lui il Napoli trova maggior sicurezza e numerosi sbocchi, poiché riesce ad essere ovunque. Chiude ogni linea di passaggio, recupera palloni e lancia una meraviglia per i compagni, corre in ogni parte del campo, preciso nei passaggi, aiuta in difesa, si fa trovare in attacco.

Tra la delusione, l'infortunio e Spalletti

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Insomma Diego è tra i protagonisti del finale di stagione sprint del Napoli rendendo quasi possibile il sogno Champions. Il finale lo conosciamo tutti e la sua assenza nelle ultime due sfide ha fatto molto rumore. Ma l’inizio della nuova stagione sotto la guida di Luciano Spalletti doveva aprirgli uno nuovo spiraglio, nuova linfa per l'equilibratore azzurro. Ma la sfortuna ci ha messo lo zampino, così il centrocampista viene “azzoppato” in amichevole a Dimaro e le lodi del mister di Certaldo che disegnava il suo Napoli partendo da lui rimangono solo parole. Infortunio al ginocchio che gli fa perdere l’inizio della stagione e costringe la dirigenza azzurra metter una pezza. Ma finalmente contro il Legia Varsavia Diego si è ripreso il centrocampo azzurro facendo brillare gli occhi dei tifosi azzurri presenti al Maradona. Lo stadio dei suoi sogni, lo stadio che porta il nome del suo idolo, lo stadio intitolato all’eroe per cui lui si chiama Diego.

Ora inizia un’altra fase della sua carriera napoletana, Demme è al centro del progetto di Spalletti e del Napoli. Diego è pronto a sentire i tifosi urlare il suo nome, perché il suo destino è legato inesorabilmente a questa terra che ha imparato ad amare e a questi colori. Lui nato in Germania, ma napoletano nel cuore. Gli avversari sono avvertiti l’arma segreta e silenziosa degli azzurri è tornata e il centrocampo azzurro può veramente far paura.

A cura di Sara Ghezzi

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