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Se De Laurentiis non si fida di Garcia, lo esoneri subito o gli restituisca credibilità

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Al di là di schemi e numeri, in nessun modo un allenatore può fare bene in una società se non ne sente la fiducia e il trasporto. Stesso discorso per i giocatori e l'ambiente, che al momento non sembrano legittimare Rudi Garcia
Mattia Fele
Mattia Fele Editorialista 

Durante la lunga intervista (interessantissima) di Antonio Conte al Festival dello Sport, tra le tante cose una frase più di tutte sembra adeguata alla situazione del Napoli: "Un allenatore necessità di una certa credibilità". E non solo agli occhi dei propri calciatori ma anche dei magazzinieri, dei portaborse, dello staff medico e dei nutrizionisti. Un allenatore non è bravo a non fare danni ma è il perno dell'equilibrio - specialmente umano - tra 70-80 persone che ormai formano le squadre di alto livello professionistico. Ebbene per creare questa credibilità c'è bisogno che Rudi Garcia venga messo al centro del villaggio e gli si dia una fiducia che gli è stata tolta neanche 7 giorni fa da alcune parole di Aurelio De Laurentiis e alcune azioni - che valgono più delle dichiarazioni -. Il Napoli aveva di fatto pronto un contratto per Conte stesso, che ha rifiutato per pensare alla famiglia (una motivazione che ricorda qualcosa o meglio qualcuno ndr). Come si fa ora a tornare sui propri passi?

Un verbo di verità

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Sarebbe interessante capire come per De Laurentiis improvvisamente Garcia sia tornato ad essere un'opzione per la panchina del Napoli. Dopo aver praticamente detto in pubblica piazza che forse non è uno che ricorda bene come sia fatto il calcio italiano. Che stesse vivendo un "momento no" con lui. Che avrebbe preso una decisione (drastica, l'esonero) a tempo debito e non seguendo la pancia dei tifosi. Poi la pancia dei tifosi ha urlato Conte e lui l'ha inseguito e incontrato. È un presidente confuso, come non siamo abituati a vederlo. Non sta mostrando in quest'inizio 2023/24 la stessa oculatezza di sempre sul piano delle scelte, forse non valutando in modo congruo le perdite di uomini come Spalletti e Giuntoli, che non erano solo un allenatore e solo un direttore sportivo. Ma due del mestiere e anche molto bravi. Anche Garcia può dire la sua in questa stagione come abbiamo sempre scritto, ma di certo non può farlo sotto le torce della piazza che chiedono la sua testa. Sportiva s'intende.


Come sia possibile ricucire un rapporto tale non è dato sapere, nonostante quelli bravi abbiano più volte fatto venir fuori l'idea che sia la squadra che la società siano improvvisamente con lo staff e con Rudi. È vero che nelle situazioni difficili gli esseri umani si uniscono, ma il punto è che molto di questo grosso caos è partito proprio dai calciatori. Che all'inizio non volevano accettare le idee di Garcia e tramite un confronto sono riusciti a smussarlo, per poi scendere in campo anche peggio di prima (e improvvisamente) contro la Fiorentina. Anche lì è un mistero capire quel tipo di regressione, che forse semplicemente fa parte della stagione altalenante del Napoli che è davanti agli occhi di tutti. Buonissime partite e bruttissime figure, vivendo sempre sul filo dell'equilibrio ad ogni partita e vedendo a fine spesa quanti spiccioli restano in tasca. Non è per nulla coerente con quanto il Napoli ha costruito negli anni ma tant'è, queste sono state le scelte e le possibilità.

Inutili sono anche certi discorsi su chi avrebbe potuto scegliere il Napoli se non Garcia a giugno, perché chissà la piazza cosa avrebbe detto se si fosse andati sul convincere un Dionisi o uno Zanetti, ora libero dall'Empoli. Allenatori umili che di certo avrebbero pensato innanzitutto a tenere lo spogliatoio tra le mani. Garcia ha voluto imporsi tra l'altro in modo passivo, come se fosse scontato e ha iniziato a perdere la bussola, oltre al fatto che i calciatori - che hanno fame di vincere e in campo si vede - si sentono un po' persi perché vivono dei princìpi di gioco che non gli appartengono. Di questo poteva accorgersi solo De Laurentiis, che invece ha deciso di continuare restaurando l'ordine in direzione Garcia dopo averlo subito delegittimato dopo Napoli-Fiorentina. È una mossa che ci auguriamo porti a una svolta, ma non sarebbe male neanche se il presidente venisse quanto meno fuori con una dichiarazione contraria, in cui si parli un verbo di verità per rispetto dei tifosi. In un sistema super malato che tra l'altro sta (finalmente) scoprendo che i calciatori sono ben lontani dall'essere modelli di valore. Ma questa è un'altra storia.

Di Mattia Fele

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