Come sia possibile ricucire un rapporto tale non è dato sapere, nonostante quelli bravi abbiano più volte fatto venir fuori l'idea che sia la squadra che la società siano improvvisamente con lo staff e con Rudi. È vero che nelle situazioni difficili gli esseri umani si uniscono, ma il punto è che molto di questo grosso caos è partito proprio dai calciatori. Che all'inizio non volevano accettare le idee di Garcia e tramite un confronto sono riusciti a smussarlo, per poi scendere in campo anche peggio di prima (e improvvisamente) contro la Fiorentina. Anche lì è un mistero capire quel tipo di regressione, che forse semplicemente fa parte della stagione altalenante del Napoli che è davanti agli occhi di tutti. Buonissime partite e bruttissime figure, vivendo sempre sul filo dell'equilibrio ad ogni partita e vedendo a fine spesa quanti spiccioli restano in tasca. Non è per nulla coerente con quanto il Napoli ha costruito negli anni ma tant'è, queste sono state le scelte e le possibilità.
Inutili sono anche certi discorsi su chi avrebbe potuto scegliere il Napoli se non Garcia a giugno, perché chissà la piazza cosa avrebbe detto se si fosse andati sul convincere un Dionisi o uno Zanetti, ora libero dall'Empoli. Allenatori umili che di certo avrebbero pensato innanzitutto a tenere lo spogliatoio tra le mani. Garcia ha voluto imporsi tra l'altro in modo passivo, come se fosse scontato e ha iniziato a perdere la bussola, oltre al fatto che i calciatori - che hanno fame di vincere e in campo si vede - si sentono un po' persi perché vivono dei princìpi di gioco che non gli appartengono. Di questo poteva accorgersi solo De Laurentiis, che invece ha deciso di continuare restaurando l'ordine in direzione Garcia dopo averlo subito delegittimato dopo Napoli-Fiorentina. È una mossa che ci auguriamo porti a una svolta, ma non sarebbe male neanche se il presidente venisse quanto meno fuori con una dichiarazione contraria, in cui si parli un verbo di verità per rispetto dei tifosi. In un sistema super malato che tra l'altro sta (finalmente) scoprendo che i calciatori sono ben lontani dall'essere modelli di valore. Ma questa è un'altra storia.
Di Mattia Fele
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