calcionapoli1926 editoriali Dall’addio di Mertens all’acquisto di De Bruyne: come Conte ha cambiato la mentalità di ADL

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Dall’addio di Mertens all’acquisto di De Bruyne: come Conte ha cambiato la mentalità di ADL

de bruyne napoli
Napoli (a oggi) è la piazza più forte e ambita del panorama calcistico italiano: ringraziare la venuta del Messia (ergo, del comandante di Lecce) per il raggiungimento di tale status
Alex Iozzi

I giorni che vanno da venerdì 6 a giovedì 12 giugno 2025 hanno rappresentato un climax ascendente di emozioni per i tifosi della Società Sportiva Calcio Napoli: nella prima data citata, il sindaco Gaetano Manfredi ha conferito a Dries Mertens la cittadinanza onoraria della fu Partenope, mentre nella seconda Kevin De Bruyne è divenuto ufficialmente (o per meglio dire, burocraticamente) un tesserato del club di Fuorigrotta (a parametro zero). Due calciatori di nazionalità belga le cui vicende consentono a noi addetti ai lavori di compiere un excursus storico su come le politiche aziendali siano drasticamente mutate in quel di Napoli nel giro di un lustro (e anche un paio di anni in più).

"Voglio solo gente giovane": la politica di De Laurentiis che portò alla separazione tra Mertens e il Napoli

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Estate del 2022. Il calendario segna sabato 23 luglio: dopo settimane caratterizzate da un estenuante tira e molla, Dries Mertens è costretto a dire addio alla sua città adottiva causa la naturale scadenza del contratto che per nove stagioni lo ha legato alla SSC Napoli. Il presidente Aurelio De Laurentiis decide di interrompere ogni tipo di rapporto professionale con il fantasista di Lovanio per via del numero figurante sulla sua carta d'identità di fianco alla voce "età": 35. Non importa se il soggetto in questione vanta 397 presenze in maglia azzurra, non conta se egli è il marcatore all time nella storia della compagine partenopea con 148 reti (a cui vanno aggiunti 90 assist forniti) e nemmeno il trascurabile dettaglio di un primogenito il cui nome di battesimo corrisponde a "Ciro"; la politica del patron romano è carta conosciuta: firmare (quasi) esclusivamente profili "under 30" (il più delle volte, anagraficamente inferiori a 27/28 anni).


Ne sa qualcosa Carlo Ancelotti, che nel luglio del 2018, in piena sessione estiva di calciomercato, ha dovuto udire le seguenti parole pronunciate da De Laurentiis in una famosa intervista rilasciata da quest'ultimo ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli: "Di Maria e Benzema? Falsissimo. Tra me e Ancelotti c'è un accordo, voglio solo gente giovane". Tradotto: no ai calciatori anziani. Nel caso specifico, no a chi ha conquistato (da protagonista) due Copa America (2021 e 2024) e una Coppa del Mondo(2022) con l'Argentina tra i 33 e i 36 anni e a chi è stato assegnato il Pallone d'Oro nel dicembre del 2022 alla veneranda età di 34 anni.

Conte, il lavaggio del cervello a De Laurentiis e l'ingaggio (a zero) di De Bruyne: così Napoli è diventata la piazza più ambita d'Italia

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Sette stagioni più tardi, la musica che risuona dagli stereo giacenti sulle mensole degli studi della Filmauro riconduce l'orecchio degli ascoltatori a un altro genere: il medesimo presidente che mise una X di notevole dimensione sugli ipotetici acquisti di Angel Di Maria e Karim Benzema, nel presente ha ingaggiato, a titolo gratuito, Kevin De Bruyne (per gli amici: il miglior centrocampista, dati alla mano, dell'ultimo decennio e mezzo di Premier League) almeno fino al 2027. Un modus operandi rubato a piene mani dal collega Giuseppe (detto "Beppe") Marotta, numero uno nella gerarchia societaria e amministratore delegato dell'Inter, con cui l'attuale allenatore del Napoli, Antonio Conte, ha lavorato nel triennio (ricolmo di successi) trascorso alla guida della Juventus tra il 2011 e il 2014.

Come canta il compianto John Lennon nella celebre Come Together: "One and one and one is three". Il calcolo è matematico e ci spiega come il comandante di Lecce ha inculcato a De Laurentiis un nuovo livello di mentalità: la politica di puntare sui giovani talenti è lodevole, specialmente in un paese che spesso volta le spalle alle risorse del futuro come l'Italia, ma per vincere è necessario avere nel proprio organico elementi di una caratura tale da poter esser considerati "campioni". L'approdo di "sua maestà"KDB alle pendici del Vesuvio dimostra che il patron azzurro ha imparato la lezione. Inoltre, esso certifica (assieme ai due Scudetti posti in bacheca durante il triennio da poco passato agli archivi) una verità ormai inconfutabile (e un po' scomoda per determinati individui): Napoli (a oggi) è la piazza più forte e ambita del panorama calcistico italiano; e il merito (per una buona fetta) è da attribuire a mister Conte.

A cura di Alex Iozzi

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