Al di là dei numeri, che narrano di un rendimento pari a 4 reti e 2 passaggi vincenti in appena 11 incontri, e al di là delle statistiche sulle "big chance" create, che definire superflue per una leggenda di tale portata sarebbe riduttivo, balzano all'occhio due oggettività: senza De Bruyne, la pericolosità dei partenopei sui calci piazzati, sigillo di Anguissa al Via del Mare a parte, e via cross è drasticamente diminuita, come la quantità di azioni sviluppate in verticale, ragione principale, assieme al recente problema muscolare, delle prove incolori fornite da Rasmus Hojlund in territorio nazionale e fuori dal confine. Il centravanti danese, come dimostrato nell'arco degli ultimi due mesi, fa dell'attacco alla profonditàil proprio cavallo di battaglia. Con il belga fermo ai box, nessuno tra Scott McTominay, Stanislav Lobotka e il già citato André-Frank Zambo Anguissa, trio di centrocampo più fisico che tecnico, appare in grado di partorire quel lampo di genio fondamentale per scatenare l'ira talvolta funesta del classe '03. Pertanto, essi si limitano, al pari dell'intero organico, a proporre un possesso palla sterile e, dettaglio ben più grave, prevedibile.
Chiosa a piè di articolo: zero dubbisu mister Conte e ampia fiducia verso colui che a maggio ha posto in bacheca il 4° Scudetto della storia "081", senz'altro in grado di risollevare una situazione francamente drammatica. Tuttavia, per condensare il messaggio, certi personaggi dovrebbero sciacquarsi la bocca con la candeggina prima di esprimere giudizi critici riguardo un Signore(con la S maiuscola) di questo sport quale "King Kev" è.
A cura di Alex Iozzi
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