calcionapoli1926 editoriali Quando il talento incontra Conte: le 6 stelle che sono tornate a brillare a Napoli

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Quando il talento incontra Conte: le 6 stelle che sono tornate a brillare a Napoli

Sara Ghezzi
Il tocco magico del tecnico partenopeo che illumina i talenti che per molti sembravano persi

Il talento, in qualsiasi campo, da solo non basta per diventare grandi. Questo ha bisogno di lavoro, di esser curato, protetto da chi sta intorno ad una persona con questo dono e soprattutto necessita di un ambiente sano. Nel calcio vale lo stesso, perché un giocatore può essere un talento eccezionale, ma se si trova in un squadra nel momento sbagliato può diventare un fardello insostenibile che quella luce la spegne, mettendo quel ragazzo in un angolo della panchina o addirittura in tribuna. In casa Napoli ci sono alcuni esempi di talenti non capiti e curati: Scott McTominay, Leonardo Spinazzola, Rasmus Hojlund. Ma anche Lukaku, Juan Jesus e persino De Bruyne. Il centrocampista scozzese e l'attaccante danese sono entrambi provenienti dal Manchester United, un club ch in questi anni sta spegnendo molte giovani promesse.

McTominay, riserva a Manchester stella a Napoli

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Scott McTominay è arrivato a Napoli l'estate scorsa, gli esperti di calcio inglese ne parlavano benissimo, eppure il Manchester United lo stava regalando a Manna ad una cifra per nulla proibitiva se rapportata a quelle che si leggono in ottica calciomercato. Lo scozzese in Inghilterra era una riserva, che ha risolto tante partite, ma Erik Ten Hag, (l'allora tecnico dei Reds Devils), non lo reputava degno della titolarità. Allora cosa è successo a distanza di pochi mesi? Perché quel ragazzo che non meritava di giocare in una squadra allo sbaraglio è diventato l'uomo in più del Napoli chiudendo il campionato come miglior giocatore della Serie A e uno scudetto? Semplicemente Scott in Italia ha trovato Antonio Conte, un allenatore che ha lasciato le ali al suo talento permettendogli di volare costruendoci il gioco attorno e completando la sua crescita. Ad oggi il numero otto partenopeo è un giocatore di valore assoluto che rappresenta una garanzia in attacco con inserimenti perfetti e una quantità di gol all'attivo invidiabili per il suo ruolo, ma anche una certezza in fase difensiva e del non possesso come testimonia la gara disputata contro la Fiorentina. Insomma, un talento che sotto l'ombra del Vesuvio è stato curato arrivando nel momento giusto della sua carriera e del percorso del club di De Laurentiis.

Hojlund, il talento che torna a brillare

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Sempre dal Manchester United è arrivato quest'estate Rasmus Hojlund. Un attaccante danese di 22 anni che due anni fa fu acquistato per quasi 80 milioni dopo un'ottima annata con l'Atalanta. Un talento vero che ha ancora tutto da dare, ma che si stava spegnendo nella crisi senza fine dei Red Devils. Un club che a lungo è stato tra i migliori al mondo, ma che negli ultimi anni sta facendo solo scelte sbagliate con acquisti a cifre monstre che non rendono quanto sperato perché non messi nella condizione. Per quanto riguarda il centravanti danese la sua esperienza in Inghilterra non era iniziata male il primo anno, ma la situazione è crollata fino a finire fuori dal progetto di Amorim. Ma dopo la prima gara disputata da Rasmus con la maglia del Napoli contro la Fiorentina viene da chiedersi il perché di questa scelta scellerata. Perché mettere in ombra un talento come il suo. Attaccante capace di dare profondità, di giocare bene il pallone con i piedi, di dialogare con i compagni e mantenere il possesso con forza fisica. Hojlund è sotto la cura Conte da pochi giorni, eppure sono bastati per dimostrare che a volte non sono i calciatori a fallire, ma tutto ciò che gli gira intorno. La speranza è che il ragazzo possa confermarsi, ma i presupposti sono ottimi per dire che il vero Rasmus era quello dell'Atalanta e non quello visto con i Reds Devils.

Spinazzola, altro che giocatore bollito!

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Poi c'è il caso di Leonardo Spinazzola che fino al maledetto infortunio di Euro2020 era tra i migliori terzini in circolazione. Un giocatore dotato di corsa, qualità del gioco, piede fatato, un buon fiuto del gol e ottime capacità difensive, anche se non la sua miglior dote. Eppure quell'infortunio al tallone d'Achille aveva minato tutte le sue certezze, con il fisico che non riusciva a riprendersi fermandosi troppe volte e con la nomea di essere un calciatore ormai finito tanto che la Roma decise di non rinnovargli il contratto. Poi a sorpresa l'estate scorsa Conte ha chiesto al Napoli di ingaggiarlo tra i mugugni dei tanti che non credevano nella possibilità che Leo potesse dare alla squadra un apporto importante. I primi sei mesi, effettivamente, sono stati difficili, a gennaio sembrava dover dire addio, ma quella valigia è stata disfatta dopo una prova sontuosa contro la Fiorentina giocando al posto di Kvaratskhelia. Una prestazione che ha cambiato il destino rendendo Spina parte integrante del progetto. Anche quest'estate qualche voce di troppo sul suo addio, ma ancora una volta le voci corrono e il talento rimane con il numero 37 lì che corre sulla fascia sinistra regalando talento e sostanza, perché Napoli è il suo secondo tempo.


Lukaku, Juan Jesus e De Bruyne: anche loro "vittime" del tocco magico di Conte

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Ma in questa lista possono entrarci anche Lukaku, Juan Jesus e persino De Bruyne. Big Rom la scorsa estate arrivò per forte volontà di Conte che ha una sorta di venerazione per l'attaccante che è l'ideale per la sua idea di gioco, ma accolto da tanto scetticismo dovuto alle ultime stagioni non esaltanti. "Chiattone", "Armadio", "Ex giocatore", ma alla fine l'attaccante ha vissuto un'annata da protagonista con 14 gol e 10 assist, che non sono bastati ai criticoni, però, in alcune gare è sembrato di vedere Lukaku dei tempi migliori, sempre grazie alla magia dell'allenatore. Così come Juan Jesus che nella stagione del post scudetto sembrava il male massimo del Napoli, il motivo per cui si era caduti così in basso ed invece lo scorso anno in assenza di Buongiorno, ha dimostrato di non essere un catorcio da buttare via, ma un difensore di affidabilità che ha spinto il tecnico leccese a chiederne la permanenza. E infine arriva lui, Kevin De Bruyne, la stella che secondo tanti arrivava a Napoli per prendersi la pensione, troppo in sovrappeso per far la differenza e, invece, sta vivendo una seconda vita grazie all'intuizione del tecnico e ad una forma fisica ritrovata. Insomma, anche lui si sta ritrovando all'ombra del Vesuvio con la bacchetta magica di Conte.

Conte arriva nel momento giusto

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Questi  giocatori di età diverse hanno uno stesso comune denominatore: il talento. Ma tutti loro hanno dovuto vedere la loro luce spegnersi da un ambiente e da qualcuno che non ne ha avuto cura, si sono trovati nei momenti sbagliati. Tutti, però, hanno un secondo tempo e il loro si chiama Conte, perché non è un caso che sotto la sua guida a Napolisi sono ritrovati, facendo mordere le mani a più di qualche dirigente. Il tecnico azzurro ha saputo non solo tirare fuori il meglio di loro, ma ha anche studiato come farli rendere al meglio, una qualità che appartiene a pochi e fortunatamente messa a disposizione del club azzurro. Tutto nel momento giusto.

A cura di Sara Ghezzi

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