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editoriali

Lo psicodramma dei cosiddetti esperti che «tirano i piedi» al Napoli

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Da Bergomi a Marocchi: la vita di chi "tira i piedi" al Napoli

Giovanni Ibello

Partiamo da un aneddoto storico: l' espressione "tirare i piedi" si riferisce al ruolo del tirapiedi, che nei tempi antichi era l'aiutante del boia. Nelle esecuzioni per impiccagione il tirapiedi aveva il compito di affrettare la morte del condannato. Tirava i suoi piedi verso il suolo, limitandone l'agonia e accelerando il sopraggiungere dell'inevitabile. Oggi la usiamo in senso figurato per evidenziare il triste ruolo di chi, sperando nella cattiva sorte altrui, invoca eventi infausti. Ma, per dirla con il genio degli sceneggiatori di Miseria e Nobiltà (capolavoro del 1954 diretto da Mario Mattoli e tratto dall'omonima opera teatrale di Eduardo Scarpetta), "sapete come si dice, morte desiderata non viene mai".

Da Bergomi a Marocchi: la vita di chi "tira i piedi" al Napoli

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Torniamo al calcio. Qualche tempo fa l'ex bandiera dell'Inter Beppe Bergomi aveva detto che il Napoli era la squadra più in difficoltà del campionato. Non ce ne voglia "lo zio", ma è un'affermazione assurda che assume i toni della farneticazione se si osservano i risultati sportivi e se si considera la fonte di questo "altissimo pensamento": un esperto della materia e non un semplice tifoso che si diletta con le consuete quattro chiacchiere al bar. La settimana scorsa invece Giancarlo Marocchi ha chiesto espressamente a Dionisi di battere il Napoli per dare nuova linfa alla lotta per lo scudetto. E ha ragione Spalletti quando, stuzzicato sul tema in conferenza, dice che chiunque può gufare chi vuole e che il Napoli va dritto per la sua strada a prescindere dall'ostilità dei media nazionali (beninteso, quest'ultimo particolare lo aggiungiamo noi). E ci mancherebbe altro. Anzi, alla luce della legge del campo, possiamo tranquillamente affermare che il loro debordante veleno ci fa godere ancora di più. Resta però un fatto che secondo il parere di chi scrive merita di essere evidenziato. Bergomi e Marocchi sono chiamati a essere opinionisti imparziali visto che non lavorano per Telelombardia o Canale 21. Lavorano per network nazionali che, in linea di principio, dovrebbero curare gli interessi di tutte le squadre coinvolte. Lo sanno ed è indicativo che malgrado "gli ordini di scuderia" emerge comunque il loro astio. Questo dice molto sull'impatto emotivo delle vittorie del Napoli. Molti tifosi strisciati avranno bisogno di un buon terapeuta a fine campionato.

A cura di Giovanni Ibello