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editoriali

Il Napoli plana sulle cose e sul suo destino, ha i piedi a terra ma il viso allo Scudetto

Il Napoli plana sulle cose e sul suo destino, ha i piedi a terra ma il viso allo Scudetto - immagine 1
Come una pillola amara difficile da digerire: così è il Napoli per la stampa nazionale e per le altre 19 squadre che dovranno affrontarlo. Squadra solida, unita e sana ma soprattutto forte. Forte nella testa, sulla panchina e nelle gambe

Mattia Fele

Il Napoli di Spalletti quest'anno non guarda in faccia a nessuno. Inglesi, olandesi, vecchie glorie del nostro calcio. Ha deciso di prendere a pallate tutte e di farlo sul campo, sfogando le tante frustrazioni delle ultime stagioni. Raccogliendo forse molto di quanto si meritava in altre occasioni, quando però le squadre (la squadra) che erano in testa avevano risorse maggiori e poco c'era da fare. La vittoria a Bergamo (dopo quella a Roma - due volte - e quella a Milano con la detentrice della Serie A) certifica la forza di un gruppo sicuramente ben allenato, ma poderoso nell'idea, amalgamato con criterio. Così si fa calcio nel 2022 in Europa e si compete. Questa è la vittoria di Aurelio De Laurentiis più di tutti.

Al-Tamura

di lorenzo
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Senza Kvaratskhelia (banalmente l'uomo più chiacchierato d'Europa degli ultimi due mesi in termini calcistici) Spalletti sceglie Elmas e ha ragione. Di nuovo. Poi in conferenza strozza le domande di chi avrebbe voluto porre l'attenzione sul georgiano, che era sul divano di casa dolorante a guardare la partita mentre c'era nello spogliatoio chi l'aveva vinta con le proprie forze e con quelle del gruppo. Elmas non ha sfigurato, seppur con limiti ben evidenti rispetto a Khvicha. Non ha saltato granché l'uomo, ma il suo l'ha fatto: ovvero portare il gioco nella direzione del tocco fine e degli scambi con Olivera e Zielinski, motivo per cui si è scelto di lasciare in panca uno come Raspadori che pure avrebbe fatto comodo tra le linee. Un'interpretazione più che sensata quella del tecnico toscano, che poi ha preferito Olivera a Mario Rui e Juan Jesus a Ostigard. Tutto lasciava pensare ad una battaglia in arrivo e si sa, con l'Atalanta le partite si riducono al duello. Quest'anno però Gasperini ha impostato il suo gioco su un atteggiamento più difensivista, memore delle cadute dell'anno scorso derivate dal voler fare il passo troppo più lungo della gamba. Costruendo dalla difesa, la Dea è piano piano risalita anche come qualità offensiva (pure senza Ilicic, Gosens, Freuler e con Zapata out). Ha trovato un giovane 2003 come Hojlund - se l'Atalanta paga 18 milioni c'è sempre da farsi delle domande e darsi delle risposte - e ha investito in Lookman, ex riserva del Leicester in Premier League.

Proprio l'esterno ha dato fastidio alle linee del Napoli e ad un confuso Di Lorenzo nel primo tempo: la sua profondità non ha dato respiro a tutto il polmone destro degli undici azzurri. I primi 15' sono dei padroni di casa perché è anche la spinta del Gewiss a fare tanto, oltre all'approccio un po' timoroso del Napoli. L'assenza di Kvara di certo dà meno appoggi ma non toglie la forza del gruppo, delle idee e dei princìpi. Così, al rigore dell'1-0 di Lookman stesso risponde subito Osimhen di testa, ma è Zielinski a regalargli un assist senza precedenti. Così ancora sul gol del vantaggio, dov'è Anguissa che sgroppa e Victor che resiste. Elmas ha solo il merito di segnare - con la sua tecnica ballerina - un gol che forse si rivelerà a fine anno importantissimo. E lo avrà segnato un comprimario o presunto tale. La grandezza del Napoli anche ieri sera si è vista nel reggere l'urto delle offensive avversarie, mettendo una pezza su ogni uscita in ritardo o su ogni giocata di qualità dell'Atalanta che riusciva ad eludere pressioni o schermi alle linee di passaggio. Commovente ancora Kim, guerriero Juan Jesus. Instancabile Olivera. Poi Osimhen: nel primo tempo ha praticamente fatto tutto lui (rigore agli avversari compreso ndr), poi ha deciso di incidere pure per i suoi. Ha segnato e ha spaventato in modo costante Demiral e Toloi. Ha - per brevi tratti - pure raccordato bene il gioco. È stato il migliore perché si è preso sulle spalle quel pizzico di consapevolezza in meno che la squadra avvertiva senza Kvaratskhelia.

Così il Napoli ne ha vinta un'altra e lo ha fatto di nuovo con il suo modo camaleontico di adattabilità alle partite che vengono fuori. Quando c'è da mettere il fisico, così sia. Se bisogna palleggiare, apriti cielo. Se serve cinismo, eccolo. Se basta gestire, sarà fatto. Spalletti ha costruito una mentalità totale, in una squadra in cui tutti sanno leggere il momento della partita e autogestirsi. Si parla anche di capire i propri limiti, modulare le forze: emblematiche le scene tra fine primo tempo e inizio seconda frazione, con le rimesse laterali tutte ritardate di qualche secondo per riprendere fiato. Di fatto il Napoli ha giocato in un mese più di quanto un atleta dovrebbe essere costretto a fare, dimostrando però di aver svolto a luglio una preparazione stellare. Pochissimi infortuni (merito anche del caso, chiaramente ndr), tanta brillantezza e mancano solo due partite prima di fermarsi per un po'. Con la certezza di essere primi, con il Milan a -6 per un miracolo di Giroud all'88'. Non c'è dubbio che il Napoli abbia dominato il primo terzo di campionato di Serie A 2022/23 e che sia sul podio per rendimento come squadra nei top 5 campionati europei. Ora ci sono i Mondiali dell'orrore in Qatar e della violazione di ogni tipo di diritto civile, per cui il pensiero non può che andare a chi spera ancora nell'arrivo di uno sceicco a Napoli e alla straordinaria movimentazione anti-ADL denominata A16, l'autostrada che porta a Cerignola. Chissà che non parlino di uno sceicco barese. Al-Tamura.

 

A cura di Mattia Fele

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