Il primo segnale riguarda l’unione nel gruppo e la voglia di vincere: quell’esultanza tra Neres e il rientrante Lukaku non ha bisogno di ulteriori descrizioni. Un petto a petto di grinta, quella che Conte ha trasmesso a questa squadra dal giorno zero. Non sono di certo due sconfitte a far sciogliere il Napoli come neve al sole: ci vuole ben altro. Certo, le sconfitte in questa prima parte di stagione sono state un po’ troppe, ma va data l’attenuante sia degli infortuni che dei nuovi innesti da inserire. L’altro segnale è più squisitamente di campo: quando il Napoli va in vantaggio è una squadra completamente diversa. Sarà una questione di certezze o di minor ansia di dover segnare: ma i calciatori sembrano assolutamente più leggeri. Questo non accade quando la squadra va sotto o quando la gara è bloccata sullo 0-0, anche con le piccole. Una sorta di ansia da prestazione su cui bisogna assolutamente lavorare. Fa parte del percorso di crescita del Napoli verso l’Olimpo del calcio. Le basi ci sono, ma tutto dipende dalla permanenza di Conte che è fondamentale per continuare il progetto iniziato appena un anno e mezzo fa. Ma ci sarà tempo: ora la testa è alla finale di lunedì. Che sia con l’Inter o col Bologna, il Napoli deve entrare in campo con lo spirito e la qualità vista col Milan. Una prova di superiorità nei confronti della squadra di Allegri che deve ancora sgrezzarsi. La finale è troppo importante, lo diciamo da tempo: è un trofeo che può dare slancio e soprattutto la forza e la voglia di proseguire insieme, allenatore e calciatori. “Andiamoci a prendere la coppa”: questo è il mantra che deve essere nella testa dei calciatori per i prossimi quattro giorni.
A cura di Giovanni Frezzetti
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