A cura di Giovanni Frezzetti
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editoriali
E alla fine è il Napoli ad alzare la Supercoppa nel cielo di Riyadh: secondo trofeo per Conte in un anno e mezzo, con la coppa che torna in bacheca dopo oltre 10 anni (l’ultima vinta ai rigori contro la Juve nella stagione 2013-14). Una vittoria meritata: gli azzurri nelle due gare hanno giocato meglio e hanno dimostrato che quando sono in forma possono battere chiunque. Milan e Bologna praticamente dominati nel segno di Hojlund e Neres, i trascinatori della squadra. Un trofeo che vale soldi e anche un po’ di prestigio internazionale e che allo stesso tempo manda due segnali chiari al calcio italiano e a chi era pronto a fare il funerale al Napoli. La scena di De Laurentiis (e anche di Conte) che alza la coppa al cielo avrà fatto rosicare un po’ di gente.
Sembra superfluo ed inutile raccontare la partita in sé: il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Solo Ravaglia e un po’ di imprecisione lì davanti non indirizzano la partita dopo una decina di minuti. I segnali sono però chiari anche se bisogna attendere la perla di Neres per il vantaggio. Stesso copione nella ripresa: il brasiliano è scatenato e porta gli azzurri sul 2-0 mettendo una pietra tombale sulla partita. Di mezzo poco Bologna e tanti gol sciupati dal Napoli. Insomma, il 50 e 50 della vigilia non è stato azzeccato come pronostico. L’equilibrio non è mai stato un elemento della partita e questo avvalora ancor di più la vittoria. Va bene il trofeo ed i soldi, e anche quel prestigio internazionale di vincerlo in Arabia, ma questa Supercoppa ha dei significati nascosti. Se si analizza la superficie è solo una coppa, se si scende nel dettaglio, invece, emerge un segnale chiarissimo. Il Napoli c’è, è vivo, e fino al termine della stagione darà fastidio a tutte. Ma analizziamo nel dettaglio cosa significa che per la squadra di Conte aver alzato il trofeo.
Intanto, la Supercoppa è uno slancio: il famoso detto “vincere aiuta a vincere” è reale. Questo successo fa recuperare al Napoli ogni certezza al di là degli ultimi risultati altalenanti. In primis, è stata recuperata la solidità difensiva: zero gol incassati in due partite e pochissimi rischi corsi. Le gare perfette quelle disputate dagli azzurri dove si è vista l’amalgama che Conte sta ridando a questa squadra nonostante gli infortuni. Il mister ha dimostrato che c’è la sua mano e che questo progetto può e deve continuare. E qui entriamo nel secondo segnale lanciato: il progetto. Il mister ha sempre sostenuto che lo scudetto dello scorso anno ha bruciato le tappe ma che l’obiettivo deve essere restare stabilmente tra le prime quattro in Italia e crescere giocando la Champions. Di questo deve convincersi anche Conte: sa di essere un vincente e deve credere in questa squadra e in questo progetto nonostante qualche critica e qualche passo falso. A giugno non deve esserci di nuovo la tiritera del “resta o va via”. Ora i segnali mandati al calcio italiano sono chiari: il Napoli è una big e nell’anno del Centenario (il prossimo) si può sognare in grande. Siamo certi che questa situazione faccia gola ad Antonio Conte, che intanto è super coccolato dal presidente De Laurentiis come mai aveva fatto in passato con nessun tecnico.
Riflettendoci, a parte la Coppa Italia dello scorso anno, Conte ha vinto entrambi i trofei a disposizione al suo primo anno. Un qualcosa di paragonabile solo ai tempi di Maradona (altri tempi!). Questo è il segnale che avvalora gli altri due e che deve dare ulteriore benzina al binomio Conte-Napoli. Nei momenti decisivi, fino ad oggi, questo duo non ha mai fallito e si è sempre fatto trovare pronto. Lo avevamo detto giovedì: “Andiamoci a prendere la coppa” doveva essere il mantra nella testa dei calciatori per quattro giorni e così è stato. Ora deve subentrare un altro mantra: avanti insieme, oltre le difficoltà. Il Napoli e Conte sono vincenti e ora il calcio italiano deve tremare: una dinastia è nata e non ha voglia di abdicare facilmente.
A cura di Giovanni Frezzetti
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