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editoriali

Le critiche ad Adani da parte di chi “ha problemi coi sentimenti”

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Daniele Adani subissato di critiche per aver urlato "Messi" in commento

Mattia Fele

Daniele Adani ama il calcio. Ama l'Argentina, ama Messi. Ama l'emozione, si commuove davanti agli inni nazionali. Esulta anche al gol del Marocco, che domina il Belgio in lungo e in largo e lo fa con il gioco, con le idee. Capisce il pensiero che si evolve, ne parla con disillusione ma anche con trasporto e soprattutto competenza. Si può essere o non essere d'accordo con le sue idee calcistiche e sul fatto che stia divenendo dogmatico come chi critica (ma anche questo si dovrebbe fare con delle argomentazioni, non blaterando su altre emittenti ndr), ma è impossibile parlare di lui come un cattivo professionista. Come un commentatore sbagliato perché si esalta al gol di Messi che sblocca l'Argentina da una situazione che avrebbe cacciato lui - il migliore al mondo - e la sua nazione dai Mondiali in Qatar. Non ha fatto nulla di male: ha urlato Messi. Lo ha fatto con colore, con trasporto: lo stesso che mise in campo con Vecino in Inter-Tottenham, con Messi stesso nella punizione contro il Liverpool in Champions, con Higuaìn in Napoli-Frosinone 4-0. Una partita del tutto inutile per chi non era allo stadio e non può capire.

Di pagliuzze e travi

Messi
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I tifosi italiani di calcio criticano i telecronisti RAI, le voci di Sky (ma tutto il mondo ricorda a memoria Caressa e le sue frasi durante Germania 2006. Tutti ndr), i commentatori di DAZN, le frasi celebri di Piccinini su Amazon Prime. Poi se la prendono con Trevisani-Adani se mettono più passione del normale etichettandoli come tifosetti. La domanda viene semplice semplice: ma chi vi piace? Se si trovano difetti in tutto ciò che si vede, il problema sta nell'occhio che guarda. Di commentatori ce n'è di ogni: c'è chi è competente ma non ha pathos, chi ha esperienza ma non sa trasmettere un concetto in italiano standard. Chi è equilibrato e sa esporre contenuti ma ha poco spazio o non ha trovato la sua formula per distinguersi. Poi c'è Daniele Adani, che ha un modo di raccontare sicuramente unico nel suo genere e non fa altro che il suo mestiere come tutti quegli altri. A modo suo, non sovrastando l'altra voce ma cercando un controcanto emozionale. Forse il problema sono i sentimenti, a cui molti non sono pronti. Perché ci infuriamo dinanzi a un gol di Messi invece di apprezzarne il gesto? Soprattutto, bisognerebbe avere l'onestà intellettuale di ricordare Adani esaltarsi per Dzeko alla Roma, per Mertens al Napoli, per Ronaldo alla Juve contro l'Atletico Madrid dopo una serpentina pazzesca che avrebbe fatto cadere giù lo stadio. Insomma - torniamo sempre al Do - bisogna conoscere. Di più, perché non rifarsi anche alle telecronache di giornalisti di altri Paesi che commentano la Serie A, o in generale le gare di altre squadre - anche dei Mondiali - ? Le urla dei sudamericani e i loro "GOOOOOOOL" prolungati alla Maria Callas sono ben più insopportabili. Sono tifosi dell'Inter e del Milan e della Nazionale italiana, o semplicemente riconoscono la passione nel calcio e sanno darvi forma con le parole? Non si tratta di giusto e sbagliato, ma di modi di essere. Ognuno ha il suo. Come al solito ci sarebbe poi il discorso di non commentare il lavoro degli altri, ma ormai chi scrive ha perso le speranze.