ROMA - Una fucilata nella notte. Dopo una telefonata a luci spente, in tutti i sensi, con Steven Zhang, la testa di Luciano ha sparato il suo colpo, secco e definitivo: no al Milan. Che era soprattutto, più che mai, un no all’Inter. Reduce da giorni di lavorio e tempestio mentale, l’ex allenatore interista promesso milanista ha scelto il muro contro muro. Milan, Spalletti, Inter: doveva essere un affare per tutti, non lo è stato per nessuno. Un triangolo perverso, viziato da troppi calcoli e troppi rancori, tradimenti subiti e vendette da consumare. Una bestia con troppe teste. Alla fine hanno perso tutti. Il Milan non ha avuto allenatore che voleva, l’Inter si ritrova sul groppone il contratto oneroso che non voleva, Spalletti ha perso l’occasione unica di aggiungere un’impresa nella sua storia già importante, in una piazza unica al mondo.
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Spalletti e il no al Milan: ecco i veri motivi
ROMA – Una fucilata nella notte. Dopo una telefonata a luci spente, in tutti i sensi, con Steven Zhang, la testa di Luciano ha sparato il suo colpo, secco e definitivo: no al Milan. Che era soprattutto, più che mai, un no...
Spalletti e il no al Milan: non voleva ferire i tifosi dell'Inter
L’ennesima versione del marito che si sforbicia i genitali per fare dispetto alla moglie, dove lui sarebbe Spalletti e la moglie sarebbe Marotta? O viceversa. Anche, ma non solo. Confessabile o meno, nella morbosa cassaforte dei suoi pensieri filtravano altre cose rilevanti, non ultima l’idea di non poter ferire gente che lo ha sempre rispettato, in molti casi amato, i tifosi interisti. Al centro della sua prima crollabile e poi incrollabile fermezza, il sentimento d’aver subito un torto grande. Troppo grande. Spalletti ha sempre avuto un rapporto privilegiato con il giovane Zhang, ma quando quello si fa Pilato e gli dice che sì, gli vuole bene, ma che doveva concordare l’exit way con Marotta, Luciano capisce che il cerino gli è rimasto in mano, così corto che l’inizio e la fine coincidono. Toccava a lui decidere. Si è guardato al primo specchio di casa e cos’ha trovato? Una mano enorme che gli faceva “No, mai!”. Era la sua. Come? Io vi porto per il secondo anno consecutivo in Champions dopo dieci anni di gramigna, mi mettete in croce come un fallito qualunque perché esco con Tottenham e Barcellona, io mi prendo patate e Wande bollenti, decapito capitani, vado a cercare Godin per giocare a tre dietro, il mio terzo anno, e vincere tutto e voi, tu, Inter, Marotta, flirtate con Conte, lasciandomi in pasto a uno spogliatoio che vede in me un dead man walking, Non solo, gli date il doppio di me, gli comprate venti giocatori e quelli scomodi li regalate a Cagliari e a Parigi! Vuoi fare il duro con me Beppe? Muoia Luciano e tutti i filistei! Mi piego, vado al Milan e quello si prende il merito d’avermi piegato? Non mi piego! Non si piega. Spalletti non vedeva l’ora di unirsi a Boban, Maldini e Massara per fare la guerra all’Inter, accettando l’idea che da lui, mister cinque milioni l’anno, avrebbero preteso il quarto posto. Impresa titanica, ma neanche tanto, per uno che, tra Udinese, Roma due volte, Zenit e Inter, ha centrato dieci volte su dodici la qualificazione in Champions. E ora? Si farà la sua vendemmia, stapperà il suo rosso e aspetta. Tranquillo, si fa per dire. Sessant’anni conferiscono una certa saggezza. E il Milan sta lì. Giugno non è lontano.
Marotta e Spalletti, volano gli schiaffi
Calcoli e ripicche. Marotta e Spalletti non si sono mai presi (eufemismo). Quando apprende del suo arrivo all’Inter, l’uomo di Certaldo non nasconde la sua inquietudine. Il presagio della fine ha lo stesso odore di Antonio Conte. I due si lasciano male a giugno. Molto male. E, se allora i ferri erano corti, oggi volano schiaffi. Quando il Milan si fa sotto dopo aver avuto il sì di Spalletti, Marotta si dice disposto a pagargli 6 mesi. Spalletti ne vuole 12. Inflessibili l’uno e l’altro. Ballano 3 milioni, euro più euro meno. Se li deve accollare il Milan. Non se ne parla. L’uomo della strada fa fatica a capire: perché l’Inter rinuncia a risparmiare un anno di contratto di Spalletti e del suo staff? Masochismo? Che cosa? Una sfida a chi ce l’ha più duro? Calcoli e non solo. Marotta e soci considerano di pessimo gusto, diciamo non appropriata, la richiesta di Spalletti. Tanto più e tanto peggio per rinforzare poi una diretta rivale, ora boccheggiante, ma domani chissà?
Cds
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