Sulla ripresa dei campionati nazionali riesce difficile essere categorici, in un senso o nell’altro. Quando e se torneremo a parlare di calcio giocato, lo faremo all’impronta, allo stesso modo in cui stiamo attraversando le nostre giornate, prendendo i minuti, le ore per quelle che sono, senza guardare oltre. Esploreremo un calcio mai visto, ornato di nuove preoccupazioni e spaccato in due da un fitto stop. Di conseguenza, anche il calciomercato subirà profonde trasformazioni, e strutturali e funzionali.
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Coronavirus, rivoluzione calciomercato: tutti i possibili scenari
L'emergenza sanitaria colpirà duramente anche le trattative di calciomercato. Molta confusione, alcune ipotesi, una certezza: salvare il bilancio portando a termine la stagione.
Calciomercato ai tempi del virus
Tante le riflessioni, poche le trattative. In altre condizioni, a questo punto dell’anno gli esperti del settore già si muovono e gli agenti, i procuratori e i d.s. entrano in fermento. Si viaggia, ci si informa, si incontra. Gli osservatori a mente libera volano da uno stadio all’altro per accertarsi della validità di profili interessanti, alla ricerca costante di sorprese e di nuove proposte. Oggi, questa marcia perpetua è in stasi, e si cerca disperatamente di riavviarla.
Due le possibili trame: un mercato dilatato, da agosto-settembre a dicembre, o una terza sessione ulteriore. Lo ha riferito negli scorsi giorni il direttore del regolamento calcistico FIFA, James Kitching: “La FIFA ha intenzione di tendere una mano alle società. L'idea è di riprogrammare le finestre di calciomercato attualmente previste per le sessioni estiva (12 settimane) e invernale (4 settimane). Vogliamo creare un terzo spazio dedicato”
Pesi e contrappesi: gli effetti di un nuovo mercato
Alcuni direttori sportivi di Serie A si sono espressi a riguardo, e lo stesso hanno fatto presidenti ed esponenti della dirigenza di diversi club. La prospettiva comune sembrerebbe essere quella di un mercato più povero, paradossalmente più ricco però di scambi e prestiti. I prezzi dei cartellini, nell’una o nell’altra ipotesi, potrebbero abbassarsi non di poco. Ovviamente, sarebbe importante in questo senso garantire una certa equità (si pensi alla questione del salary cap): vien da sé che i top club non avranno bisogno di svendere i propri gioielli, ma nemmeno potranno pensare a spese folli. Mentre le “piccole” si ritroveranno in difficoltà ben più profonde, e ciò rischia di aumentare il divario già esistente tra chi può troppo e chi può troppo poco. Anche qui è l’epidemia a comandare: se il campionato riprendesse e venisse portato a termine, lo scenario sarebbe meno tragico di come si pensa, grazie anche alla questione diritti tv.
C’è un altro aspetto poi, sul vassoio: un mercato prolungato fino a dicembre potrebbe gravare in modo importante sull’andamento della prossima stagione – che sarà in corso - influenzando calciatori, allenatori, addetti ai lavori. Insomma, il “dopo” impone di prepararci all’inedito, con la consapevolezza che giusto e sbagliato sono aggettivi del senno di poi, di quella fase in cui giudicare avrà un suo senso. Per ora, regna il silenzio: è questo, forse, che rende la decisione più difficile.
Di Mattia Fele
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