Sì, al Corriere dello Sport. Nella sede di un giornale vicino ai cento anni di storia, a spiegarci come vuole cambiare la storia della Roma.
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Roma, da Boston a Baldini…Pallotta, vieni al Corriere dello Sport
Sì, al Corriere dello Sport. Nella sede di un giornale vicino ai cento anni di storia, a spiegarci come vuole cambiare la storia della Roma. Nella sede, perché mentre la contestazione esplode da Miami ad Anzio, da Boston a Reggio...
Nella sede, perché mentre la contestazione esplode da Miami ad Anzio, da Boston a Reggio Emilia, da New York all'Eur, da Parigi a Trigoria, è nella Capitale che si respira più forte l'amore viscerale per una squadra che, già nelle difficoltà, vede allargarsi una frattura netta tra società e giocatori, tra club e tifosi, e vede allungarsi un nuvolone nero sul futuro;
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e nel giornale, perché è il compito di un giornale farsi carico di quest'incombenza sempre più importante, fare da cassa di risonanza del malumore che da latente si è fatto rumoroso, colorato, urlato nelle piazze e scritto su striscioni in ogni parte del globo. Perché è nostro il compito di dire in prima pagina ogni giorno al presidente della AS Roma: Stai sottovalutando tutto quello che sta succedendo, dai risposte chiare e mettici la faccia. La tua, quella del numero uno. O quella di Baldissoni, di Baldini, o quella di Fienga, ma investito ufficialmente di potere: non sarà peggio di come è stato liquidato De Rossi, ma a livello di gestione aziendale spedire un CEO allo sbaraglio in una conferenza stampa davanti a un dipendente, per quanto gigante come DDR, lascia l'idea di una dirigenza senza bussola, in balia di decisioni scese dall'alto e subite piuttosto che discusse, ragionate e condivise;
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Presidente Pallotta, venga al Corriere dello Sport a spiegarci perché ha scaricato De Rossi e che cosa vuole farci con la sua As Roma. Perché lei è il proprietario della società, dell'azienda, del business, ma non potrà mai essere il proprietario della Roma. Perché la Roma non è sua, la Roma è del suo popolo, e al popolo va risposto, il popolo ha diritto di sapere.
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