Da un po' di tempo il mercato estivo è impazzito, abbiamo sentito cifre folli e affari saltati per mancanza di accordi tra le parti. Quella che però sta spopolando tra i calciatori è una moda poco consona al mondo del calcio, più adatta a quello dei bambini capricciosi, pronti ad essere sempre coccolati e viziati dai genitori. E' questa una metafora riassuntiva degli sportivi che stanno "rompendo" con le proprie società di appartenenza. Dallo scorso anno i calciatori hanno scavalcato, nelle gerarchie, l'importanza della società nel mercato: ormai sono loro, insieme ai propri procuratori, a scegliere il club in cui trasferirsi.
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Il mercato “esplode”, che capricci dei calciatori! Da Maksimovic a Kalinic, le rotture con i club
Il mercato ormai è gestito da calciatori e procuratori: i "capricci" diventano il motivo per essere ceduti
Il club di appartenenza non vuole trattare la cessione? Bene, loro non si presentano agli allenamenti, scompaiono dalla circolazione, non sono più rintracciabili attraverso alcun tipo di canale, nemmeno attraverso i social, quelli dove spesso si annuncia, prima di qualsivoglia accordo, il trasferimento ad un altro club.
Lo scorso anno fu il caso di Nikola Maksimovic, ex difensore del Torino, che voleva a tutti i costi trasferirsi al Napoli. Cairo e De Laurentiis non avevano l'accordo e di sana pianta il difensore serbo decise di non presentarsi agli allenamenti. Alla fine il patron granata fu "costretto" (dietro cospicua somma di denaro, chiaramente) a cederlo.
Quest'anno si è forse toccato il fondo, si è entrati in un circolo di difficile chiusura: ha cominciato Alexis Sanchez, attaccante dell'Arsenal, col "mal di pancia": la sua volontà era quella di lasciare i Gunners, la società lo reputava incedibile, lui si è dichiarato malato e non si è presentato alla preparazione estiva. Assalito dai dubbi, Wenger ha inviato a casa del cileno i medici dell'Arsenal per controllare la veridicità delle parole dell'attaccante.
Peggio ancora è riuscito a fare Ousmane Dembelè, attaccante francese del Borussia Dortmund, cercato insistentemente dal Barcellona dopo la cessione di Neymar. Saputo dell'interesse dei blaugrana, l'esterno offensivo ha deciso, improvvisamente, di non presentarsi più agli allenamenti e di dimenticare di rispondere al cellulare, diventando irrintracciabile: Peter Bosz, allenatore dei gialloneri, in conferenza dichiarò: "Non ci risponde, spero solo sia bene".
Gli esempi potrebbero continuare con il difensore dell'Ajax, Devinson Sanchez, desideroso di andare al Tottenham e per questo in rottura con i "lancieri", tanto da non salire sull'autobus per la trasferta di campionato.
In Italia, negli ultimi giorni, questa moda ha contagiato anche i calciatori di Inter, Fiorentina e Lazio rispettivamente con Kondogbia, Kalinic e Keita Balde. Il francese dell'Inter vuole essere ceduto per giocarsi tutte le chance per i mondiali 2018 e quindi decide di non presentarsi agli allenamenti, lasciando basiti Spalletti, Ausilio e tutta la rosa nerazzurra.
Questa mattina è toccato a Nikola Kalinic, attaccante della Fiorentina, sempre più vicino al passaggio al Milan: questa mattina ha disertato l'allenamento della Fiorentina, costringendo la società a divulgare un comunicato in cui "assicura" una sanzione salata al croato: "Nikola non si è presentato alla sessione di allenamento senza fornire alcuna motivazione. Il calciatore sarà sanzionato secondo regolamento".
Ormai è diventata una moda, una moda poco bella da seguire. La speranza, però, è che come tutte le mode, prima o poi svanisca nel nulla, perché un calcio così, da professionisti capricciosi, a noi amanti del pallone, non piace.
REDAZIONE - Salvatore Amoroso.
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