Nathaniel Chalobah, difensore e centrocampista del Watford, è tornato sui tempi di Napoli ai microfoni di Golazzo. Ecco le sue dichiarazioni: "Erano alla ricerca di un centrocampista perché i loro giocatori erano infortunati, non c'ho pensato due volte quando si è trattato del Napoli. Sapevo già come si lavora in Italia, anche grazie a Gianfranco Zola che è una leggenda tra l'altro del Napoli: avevo bisogno di imparare qualcosa di nuovo e mi sono fiondato. Al tempo era il momento più importante della mia carriera. Quando sono arrivato faceva molto caldo, in 5 minuti la mia giacca era via, ho dovuto aspettare molto nel frattempo che fossero pronti i contratti. Era come tornare a scuola per me, era un gran gruppo, mi hanno fatto sentire a mio agio. Reina parlava in inglese, Mertens e Koulibaly pure, Maurizio Sarri parlava in inglese, ma ovviamente non lo faceva sul campo, era molto concentrato sul suo lavoro, sulla tattica, per me era una novità, ero molto concentrato sul fisico negli allenamenti in Inghilterra, al di là del non giocare, ogni settimana dovevo imparare cose nuove".
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Watford, Chalobah: “A Napoli ogni settimana imparavo cose nuove. Su Sarri e Jorginho…”
Nathaniel Chalobah, difensore e centrocampista del Watford, ha parlato ai microfoni di Golazzo
Su Sarri:"È stato il momento per me di imparare cose che ho poi potuto utilizzare in futuro. Per me è stato difficile mettermi in mostra, volevo restare ma avevo anche bisogno di giocare ed è difficile quando vai in prestito. Poi con Sarri è anche più difficile, tende ad affidarsi ad un numero ristretto di giocatori. C'erano 10 differenti segnali da imparare solo sui calci da fermo, per i centrocampisti, così guardavo Hamsik per capire lui cosa faceva. Ho imparato tantissimo da Marek, un giocatore incredibile. È uno dei giocatori con più consapevolezza del gioco che abbia mai visto, ci giocavo contro ed era sempre 2-3 passi davanti a me. Anche lui parla in inglese quindi mi ha aiutato".
Su Jorginho:"Lo stesso Jorginho, che arrivò a gennaio dall'Hellas Verona, lo vedevo giocare in allenamento e come giocava solo a 1 o 2 tocchi era impressionante, pensavo: “O mio dio che giocatore, perché nessuno lo conosce?”, era assurdo. È sempre felice, sempre allegro, so che potrebbe venire in Inghilterra. Una sua abitudine? Giocare a Battlefield, lo faceva fino all'1 di notte".
Su Napoli:"Quando guardi alla storia della club, quanto hanno vinto e quanto vogliono vincere, ti rendi conto del perché a Napoli si respira un'atmosfera particolare. Io a stento ho toccato qualche pallone in partita, eppure dovevo camminare con gli occhiali da sole se non volevo essere riconosciuto, le persone mi chiedevano le foto e io non sapevo come facessero a conoscermi, non ho mai visto qualcosa del genere. Quando andavamo all'aeroporto c'erano 3mila persone “dai ragazzi, non è finita”, persone che bussavano alle porte, letteralmente non potevamo scendere dal taxi. Per me era una motivazione in più. Quando torno lì, mi sento ancora parte della città. Anche a Londra, quando incontro un napoletano mi dice “Ehi tu sei Chalobah".
Sul cibo:"Spettacolare, la migliore pizza del mondo, hanno il cibo migliore del mondo e per loro è normale, dovevo stare molto attento alla dieta".
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