A voler fare un bilancio sommario di questa stagione, si può evidenziare che sono due i momenti in cui si sono progressivamente definite le sorti del Napoli versione 2016/2017.
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A voler fare un bilancio sommario di questa stagione, si può evidenziare che sono due i momenti in cui si sono progressivamente definite le sorti del Napoli versione 2016/2017. Entrambi ruotano intorno al nome di Dries Mertens, autentico...
Entrambi ruotano intorno al nome di Dries Mertens, autentico mattatore della squadra.
L'infortunio di Arek Milik lascia una voragine al centro dell'attacco e Sarri, dovendo fare i conti con le "idiosincrasie" (emotive e ambientali) di Manolo Gabbiadini, opta per la soluzione "falso-nueve", affidando a Dries le chiavi dell'attacco partenopeo.
In una prima fase, il belga appare disorientato, confuso... e per nulla a suo agio con le nuove mansioni da centravanti.
Cerca goffamente di "imitare" gli illustri predecessori che indossavano la nove.
Niente da fare. Sarà il miss-match in termini di centimetri, sarà la naturale tendenza al decentramento sull'out di sinistra, ma Dries attaccante proprio non funziona.
Poi però arrivano i primi gol (decisivo quello all'Empoli) e il ragazzo capisce che per segnare, non deve necessariamente "fare l'attaccante". Ecco la prima svolta: Mertens che dice ai compagni "adesso smetto di attaccare lo spazio, evito di 'fare a sportellate', pensateci voi e datemi la palla sui piedi. Al resto, provvedo io..."
In tutto questo, Insigne, sgravato dal peso di una tormentosa competizione, non solo dialoga straordinariamente bene con il compagno di reparto, ma inizia anche a trovare con continuità la via del gol (lì ha segnati tutti in un girone, pazzesco!).
In questa fase, Mertens è un "vero falso nueve", ovverosia, un calciatore capace di segnare tanti gol, ma che - seguendo un canovaccio tattico del tutto anomal -, non compie quei movimenti offensivi tipici di un attaccante di sfondamento.
Scrive il poeta Milo De Angelis, "l'inizio era questo, tra le rovine e la ruota della fortuna". Ecco, dunque, che gira la ruota, quando Dries comprende che può cambiar eil suo destino, completare il suo percorso di crescita e diventare un autentico centravanti.
Adesso, i movimenti e i contro-movimenti del giocatore, sono quelli di un attaccante famelico, un ibrido atomico che rammenta (e racchiude), secondo il parere di chi scrive, la tecnica di Romario, l'opportunismo di Filippo Inzaghi e, per citare uno straordinario "centravanti moderno", il nome nuovo è quello di Harry Kane del Tottenham, per la facilità e la destrezza con cui, i due cecchini d'area, si liberano dalla marcatura - con destro e sinistro - per poi andare al tiro.
Paragoni azzardati (direbbero i puristi del calcio)? Nient'affatto! Lo dicono i numeri... Da quando Dries ha capito come interpretare nel migliore dei modi il ruolo del centravanti, il Napoli è primo e ha fatto meglio della Juventus (basta leggere la classifica nel girone di ritorno)! Il dato dunque, è confortante in vista della prossima stagione. Resta solo un particolare da definire, non di marginale importanza: la permanenza del calciatore in azzurro. REDAZIONE - .
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