Senza il supporto di immagini chiare, di una testimonianza diretta o di una... confessione, tra gli inquirenti prende corpo l’ipotesi di non riuscire a individuare chi era al volante del Suv nero che ha schiacciato e ucciso Daniele Belardinelli. La sensazione degli investigatori è che l’ultrà del Varese non sia stato travolto da un tifoso del Napoli, ma da un automobilista impaurito che voleva scappare da una guerriglia.
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Tifoso morto, il mistero del Suv
L’inchiesta forse chi guidava era estraneo agli scontri
Si tratterebbe dunque di un pirata della strada al quale le forze dell’ordine continueranno a dare la caccia nella speranza di avere un aiuto dai tifosi del Napoli. Loro stati loro a rendersi conto per primi che Belardinelli era gravemente ferito e, come ricostruito dal pm nella richiesta di convalida d’arresto dei tre interisti finiti dietro le sbarre a San Vittore con i capi d’accusa di rissa aggravata, lesione e lanci di razzi (si tratta di Luca Da Ros, 21 anni, Francesco Baj, 31, e Simone Tira, 21), hanno sollecitato i soccorsi. Belardinelli è stato così trasportato all’ospedale da tre persone perché «aveva le gambe rotte ed era pieno di sangue» e proprio le telecamere dell’ospedale San Carlo hanno ripreso la targa dell’auto con a bordo il trentanovenne varesino.
Adesso gli inquirenti stanno individuando chi guidava e gli altri occupanti, poi scatteranno altri provvedimenti. Per il momento i Daspo emessi sono 7. Ros, Baj e Tira saranno interrogati stamani dal gip Guido Salvini, mentre non è ancora stata fissata l’autopsia sul corpo di Belardinelli, ricordato dal sito della Curva Nord dell’Inter con una foto e la scritta «Ciao Fratello».
CDS
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