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La stazione di Benton dista poche fermate di metropolitana da Newcastle, ed il centro sportivo dei

La stazione di Benton dista poche fermate di metropolitana da Newcastle, ed il centro sportivo dei

La stazione di Benton dista poche fermate di metropolitana da Newcastle, ed il centro sportivo dei ragazzi in bianconero è decisamente grande: il cielo non è dei migliori, ma stavolta non conta tantissimo. Fa freddo – siamo pur...

Redazione

La stazione di Benton dista poche fermate di metropolitana da Newcastle, ed il centro sportivo dei ragazzi in bianconero è decisamente grande: il cielo non è dei migliori, ma stavolta non conta tantissimo. Fa freddo - siamo pur sempre nel nord dell'Inghilterra - ma il sorriso con cui ci accoglie Rafa Benitez ("Anche se il mio cuore e la mia famiglia sono a Liverpool, è ovvio che Napoli possa mancarmi") riscalda un po' tutti i presenti.

Non parla da un po', soprattutto del Napoli, ma alla vigilia dell'ultimo match contro il Barnsley ci ha aperto le porte del suo ufficio. Da una parte la lavagna con i nomi dei suoi calciatori, su una mensola i premi individuali vinti singolarmente, dall'altra una gigantografia del St. James' Park: a Newcastle hanno rinominato la sua cavalcata in Premier "Rafalution", ma la nostra chiacchierata torna indietro d'un paio d'anni. Il rapporto con De Laurentiis, Reina, Mertens, Koulibaly; la sconfitta di Bilbao, un giudizio su Sarri ed un retroscena sulle tante voci che hanno fatto da contorno all'arrivo di Higuain - e non di Leandro Damiao.

Ci siamo ritrovati a distanza di un paio d’anni. La scelta di Newcastle come nasce?

“E’ un piacere parlare con voi. La decisione di venire qua è arrivata quando la squadra era in difficoltà l’anno scorso, quand’era a rischio retrocessione. Analizzando un po’ il tutto, abbiamo deciso di venire qui perché è una società importante, forte: poteva essere un progetto interessante. Non siamo riusciti a salvarci, abbiamo avuto qualche problema interno che da fuori non si vede. Avevamo poi tantissimi giocatori infortunati, il rapporto con i tifosi e la società però è stato molto buono e abbiamo deciso di restar qua per ridare qualche gioia ai tifosi che venivano sempre ad appoggiare e cantare per la squadra. Fortunatamente abbiamo fatto un’ottima stagione, riuscendo a risalire direttamente in Premier League al primo anno che non era facile”.

A Napoli lei ha parlato sempre di una crescita di squadra come una percentuale. A che percentuale è arrivato il suo progetto Napoli?

“Io credo che noi, quando siamo arrivati là, abbiamo cambiato un po’ la mentalità: credo che ci siamo riusciti, portando giocatori di un altro spessore e di un altro nome. Dopo provando a migliorare un po’ la struttura e l’organizzazione della società a livello calcistico: credo che l’abbiamo fatto. Livello? E’ difficile dirlo, per me mancava circa un 30%. Oggi non so dire a che livello è arrivato il Napoli, noi siamo molto felici del nostro lavoro lì: abbiamo fatto crescere una società che era forte, adesso lo è ancor di più. Ha più giocatori di livello internazionale che possono far molto bene non solo in Italia, ma anche all’estero”.

Giocatori di livello internazionale sono certamente Koulibaly e Mertens. L’anno prossimo allenerai in Premier, sono due giocatori di altissimo livello e da Premier League?

“Questi giocatori che ha il Napoli sono calciatori di livello tecnico-tattico molto buono, fisicamente qualcuno ha più possibilità di altri, ma nel calcio non conta solo la fisicità: conta l’intelligenza calcistica e la tecnica. Parliamo di due calciatori che sono di un buon livello e possono giocare ovunque, ma credo siano felici a Napoli”.

Riguardo noi giornalisti, a Napoli, si ricorderà, si crearono due fazioni: i ‘Raffaelliti’ e quelli che tendevano a criticarla. E’ una cosa che è successa solo a Napoli?

“A livello di Napoli può darsi di sì, perché voi siete più appassionati e calorosi. Nelle altre squadre in cui ho allenato, c’era sempre qualcuno che era d’accordo con me e qualcuno che non lo era. Sicuramente gli azzurri erano una squadra di grande livello, ma quella crescita era grande e diversa per cui può darsi che abbia creato queste due fazioni. ‘Spalla a spalla’? Anche qui a Newcastle lo dico ai tifosi, a tutti: è importante per i calciatori sentire la vicinanza di tutta la gente”.

Come andò davvero la ‘storia’ tra Leandro Damião ed Higuain: a Napoli c’è qualcuno che afferma che lei spingesse più per il primo che per il secondo…

“Devo dire innanzitutto, e lo dico perché sono molto contento, che ringrazio tutti quelli che hanno lavorato con me a Napoli, già dal presidente che fece una scelta con Riccardo Bigon. Il presidente venne a casa mia a Londra e mi disse: ‘Dimmi chi attaccante vuoi comprare’. Io gli scrissi cinque nomi su un tovagliolo: uno era chiaramente Higuain, c’erano poi Lewandowski, Suarez, Dzeko e Mario Gomez. Questi erano i cinque che avevo scritto, De Laurentiis prese il tovagliolo e sapeva i nomi. Chiaramente la scelta del Pipita è stata una scelta nostra, Damião era una possibilità nel caso in cui non si arrivava a questi giocatori che volevamo noi. Però questo tovagliolo conteneva questi cinque nomi”.

Due anni a Napoli con due trofei vinti, che sono gli ultimi successi del club. In questi due anni ha mai avuto il sentore di voler mollare il progetto? Se le dico la gara col Bilbao?

“No, io il tempo che sono stato là ho fatto il mio lavoro ed ero molto contento: non avevo nessun problema, volevo fare sempre meglio. Volevo crescere e vincere di più, ma qualche partita se non va bene, non va bene. Ho avuto due anni molto buoni, avevo calciatori bravi: dei professionisti che lavoravano bene, così come lo staff e la gente. Credo che abbiamo fatto quel che dovevamo fare, sinceramente siamo stati sfortunati nell’ultima partita e in qualche gara: con l’Atalanta sbagliammo un rigore che poteva cambiare tutto, ma soprattutto contro la Lazio poteva finire la stagione con un altro successo, ma insomma è andata così”.

In questi due anni cosa crede di aver lasciato a Napoli? Intendo non solo come squadra, ma anche alla città: lei più volte ha detto di voler portare l’immagine della città a livello internazionale attraverso il calcio…

“Sì, veramente la città è meravigliosa. Parlo con gente che mi chiede di Napoli, non conoscono le bellezze di questa città: quando tu vai in centro, a Caserta, a Napoli sotterranea, ogni piccolo posto ha qualcosa di speciale. Io sono di Madrid, sono cose così vicine alla nostra cultura e alla nostra storia che a Napoli sono stato molto contento. Credo che abbiamo lasciato l’orgoglio ai napoletani nel vedere che la gente da fuori apprezzi la città: per il livello della squadra, dei giocatori, della gente nel periodo che sono stato là sicuramene è stata apprezzata di più la città a livello internazionale”.

Mister, quanto è stato vicino Mascherano al Napoli?

“Mascherano non è stato troppo vicino al Napoli: ho parlato con lui qualche volta, però era a Barcellona e non era facile lasciare una società di quel livello che può vincere ogni anno tanti trofei. Sicuro è vero che ho parlato con lui qualche volta, ma sinceramente era più concentrato sul Barcellona”.

Cosa penso del Napoli di adesso, del lavoro di Maurizio Sarri? Ha continuato il suo lavoro con una squadra che ha costruito lei…

“Noi abbiamo fatto degli acquisti che hanno dato alla squadra una bella forza. Dopo loro hanno fatto buoni acquisti, con un certo tipo di gioco. Io mi ricordo che quando ero lì dicevano: ‘Il Napoli è una squadra che attacca, che gioca un calcio bellissimo con gli esterni che fanno la differenza. Deve migliorare la fase difensiva’. Ma la squadra giocava un bel calcio, faceva tanti gol e faceva quel che tutti volevano vedere di una squadra che poteva vincere ed essere più vicina alla Juve. Sarri credo che sta facendo un grandissimo lavoro: con la sua maniera di vedere il calcio ha costruito una squadra offensiva, che palleggia bene e che attacca. La fase difensiva l’ha fatta un po’ meglio all’inizio, non così tanto quest’anno ma la verità è che la mentalità della squadra è essere offensiva. Credo che ai tifosi piaccia vedere tanti gol, trovare l’equilibrio è ideale per un allenatore ma il Napoli sta facendo molto bene”.

Pepe Reina, lo riprenderebbe se ci fosse la possibilità che possa andar via da Napoli?

“Rispetto la società del Napoli, visto che lui è là, e la nostra società, visto che abbiamo tanti portieri che stanno facendo bene. Noi dobbiamo essere tranquilli, quando parlo con la società decidiamo gli obiettivi. Ho un ottimo rapporto personale con Reina, è un grandissimo portiere ma lui lavora con il Napoli e sono sicuro che è molto contento lì”.

Higuain alla Juventus, una scelta presa male dai tifosi napoletani. Ha dichiarato di esser andato via per le promesse non mantenute da De Laurentiis. Quanto contano le promesse nel calcio?

“E’ difficile dirlo, ogni persona, ogni professionista deve decidere anche in base al rapporto con la gente, con la città, con la società. Per me è importante sapere che ho fiducia della persona che ho di fronte a me, io ricordo e lo ripeto che sono stato molto bene a Napoli: ringrazio tutta la gente, non ho bisogno di litigare con nessuno! E’ stato un periodo della mia vita da allenatore in cui sono cresciuto ed ho imparato tante cose. Ho lasciato due trofei a Napoli e una squadra forte per il futuro: questo è stato positivo per la società e per me è stata un’esperienza meravigliosa”.

“Voglio concludere quest’intervista inviando un messaggio ai tifosi napoletani: voglio ringraziarli per il rapporto che ho avuto con loro, per il loro appoggio. Auguro un buon anno alla società e a tutti: spero possano arrivare al secondo posto per far bene in Europa come hanno fatto tante volte”.

Fonte : CALCIONAPOLI24.IT