Sullo scudetto e sul 2024: "Scudetto a Napoli e qualificazione ad Euro 2024? Il primo è stato un memorabile viaggio collettivo su binari del sogno e della follia: sembrava impossibile anche nei sogni. La qualificazione europea è invece la voce che sale dal fondo del pozzo in cui eravamo caduti e che urla al mondo che ci siamo anche noi e siamo più vivi che mai. Ci permette di andare in Germania a difendere il titolo vinto nel 2021, ma c'è ancora tanto lavoro da fare. 2024? Dover farmi carico di situazione complicate mi rende felice, appartengo a quella generazione di persone per le quali far parte della nazionale fa battere forte il cuore. Ecco, il mio augurio è che questa felicità possa toccare tanti italiani".
Sulla differenza tra De Laurentiis e Gravina: "Sono come giorno e notte. Uno è imprenditore l'altro da sempre uomo di calcio, è giusto ci siano approcci diversi. È innegabile che siano entrambi presidenti vincenti, stanno facendo cose importanti per il nostro calcio. La cosa che mi è piaciuta di più di Gravina è avermi messo da sempre a mio agio, dimostrandomi stima e mettendo al centro valori del calcio italiano e dei giovani. La Nazionale dovrebbe essere la copertina del catalogo del calcio che produciamo. In tanti paesi hanno investito nei club ma senza i risultati della nazionale non hanno attirato attenzione mondiale. È interesse di tutti valorizzare la nazionale per vendere al meglio il nostro calcio".
Sulla Superlega: "Superlega? È il frutto di un mondo in cui si sta perdendo lo stupore di Davide che batte Golia. Stiamo perdendo i buoni odori e sapori di un tempo, quelli della terra, della tradizione, della gente in festa attorno a una bandiera. È come se il domani fosse tutto da inventare e scritto dalle regole dei potenti. Qualcuno vuole imporre quale sia l'unico calcio da guardare, non hanno capito che finché ci sarà un pallone e spazio per due porte la gente continuerà a scegliere il calcio che più la appassiona".
Sul ricordo del Mondiale 2006 e sull'Europeo: "Ricordo tutto del Mondiale del 2006 in Germania: il blocco creato da Lippi, al quale mi accomuna solo, al momento, l'essere come lui toscano. Ricordo perfettamente la sequenza dei cinque rigoristi sicuri di segnare in finale. Ogni contrasto dietro il quale c'era tutto il muscolo della squadra. La finale non l'ho vista: l'ho vissuta con i miei due figli, allora di 14 e 11 anni, urlando a ogni rotolata del pallone e finendo in un grande abbraccio collettivo. Lippi convinse la squadra che si poteva vincere facendo in modo che ogni calciatore desse l'anima per quella squadra. Europeo? I tifosi ci trasmetteranno amore e senso appartenenza, è anche per loro che non dovremo risparmiarci neanche un centimetro".
"Faccio parte di quella generazione di persone a cui il solo pensiero di far parte della Nazionale lo vive come un grande dono. A Spalletti uomo auguro solo di essere giusto quanto più possibile".
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